Oggi è diventato quasi sinonimo di “démodé”, ma per gli amanti dei motori gli anni 80 rappresentano gli anni d’oro della sperimentazione, che ha dato alla luce miti intramontabili. Gli anni 80 hanno portato l’esagerazione al massimo grado e le auto non hanno fatto eccezione: non è un caso che proprio a quell’epoca sia esploso il fenomeno turbo, che faceva superare alle macchine che ne erano provviste il limite del consentito, in termini di velocità ma anche in termini di sicurezza. Eppure sono in tanti a rimpiangere quei tempi. La nostalgia per il brivido del rischio si accompagna a quella per le youngtimer, quelle che da un momento all’altro diventano indomabili e tentano di sfuggirti di mano. E oggi tornano a essere un oggetto del desiderio per gli inguaribili nostalgici.
Il turbocompressore è stato ampiamente utilizzato nelle competizioni dell’epoca, rendendo i piloti che ci avevano a che fare dei veri eroi dell’automobilismo, per la difficoltà che comportava la guida delle vetture sovralimentate. Ne sono un esempio le auto del Gruppo B, categoria introdotta dalla FIA nel 1982 per regolamentare competizioni in circuito e nei rally. Queste erano caratterizzate da un’erogazione brutale sprigionata da una struttura minuta, leggera, che faticava a gestire tanta potenza. Di conseguenza la stabilità del mezzo in velocità era molto precaria e solo i guidatori più esperti riuscivano a controllarla con successo. Tra le più celebri la Renault 5 Maxi Turbo, che per l’elaborazione del motore da 350 CV ha preso in prestito diversi elementi dal V6 Turbo della Formula 1; e poi la Peugeot 205 Turbo 16 e la Lancia Delta S4, considerate da molti la massima espressione delle vetture da rally anni ‘80 dal punto di vista tecnico e prestazionale. Anche la Formula 1 infatti ha conosciuto intorno agli anni ‘80 una generazione di bolidi tanto potenti quanto insidiosi: il turbo in F1 è durato – prima che subentrassero le tecnologie contemporanee in grado di gestirlo e tornasse nel 2014 – dal 1977 al 1988, poiché gli incidenti attribuiti al poderoso motore stavano diventando all’ordine del giorno.
È proprio per i nostalgici di tutto il mondo che nasce Vendôme 80, un evento di tre giorni tra Parigi e la valle della Loira che ha per protagoniste le auto e le moto dell’era del turbo. Per la sua prima edizione, che si è svolta tra il 7 e il 9 giugno 2019, le vetture partecipanti sono state impegnate prima in un concorso d’eleganza – insieme ai loro proprietari, che hanno sfoggiato outfit anni 80 – poi in un rally che da Parigi è arrivato a Vendôme. Parecchie le Ferrari partecipanti, tra cui una F40, leggendaria berlinetta sovralimentata con due turbocompressori; ma anche Porsche 911 in versioni differenti, tra cui la 3L Turbo, un esemplare affascinante ma adatto per lo più a piloti smaliziati; e poi Alpina B7 Turbo, Lotus Esprit Turbo, Alfa Romeo Spider, Mercedes 280 SL e 300E Brabus e diverse altre. Ma anche le moto che erano sul mercato tra il 1980 e il 1989 avevano una marcia in più e riescono ancora a trasmettere una sensazione di follia e di libertà. A Vendôme 80 si sono presentate, tra le altre, la Honda CX500 turbo e la Yamaha RD500LC. L’evento è stato gestito dalle mani esperte di SRO Motorsports Group, patron delle competizioni GT e specializzato nell’organizzazione di eventi motorsport da 25 anni, insieme all’Association pour la Promotion de l’Excellence Française, fondata dallo scrittore e giornalista Emmanuel de Brantes.
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