La voleva con tutte le forze questa vittoria, per Niki Lauda. Lewis Hamilton ha conquistato la terza vittoria a Monaco, la 77° in carriera,
al termine di un pomeriggio che definire intenso è niente, pressato da un Max Verstappen indemoniato, nonostante i 5 secondi di penalità che pendevano su di lui. Sul podio del Principato Sebastian Vettel e Valtteri Bottas, a completare il tributo Mercedes al tre volte campione austriaco.
Dentro quel casco rosso con il nome di Niki Lauda, che ha fortemente voluto, lui così scaramantico da non cambiarlo mai, Hamilton ha combattuto praticamente per tutta la gara con l’olandese della Red Bull, lottando anche per gestire i pneumatici medi montati durante il periodo di Safety Car causato dalla foratura di Charles Leclerc che avrebbe poi portato al ritiro della Ferrari #16 nel giro 18. Nonostante sia arrivato incollato alla Mercedes, Verstappen si è classificato 4°, a causa dell’unsafe release durante il pitstop: un rischio notevole, in quanto sopraggiungeva Bottas, che ha anche forato una gomma e danneggiato un cerchio nel contatto e che, nella pitlane stretta di Monaco, avrebbe potuto avere conseguenze ben più serie di una foratura. Quinta a 10 secondi dal leader, la Red Bull di Pierre Gasly, seguito dalla McLaren di Carlos Sainz e dalle due Toro Rosso di Daniil Kvyat e Alex Albon, con il vincitore di Monaco 2018 Daniel Ricciardo e la Haas di Romain Grosjean a completare la top 10.
E’ stato un GP di Monaco diverso, per tutti, in pista e fuori. Carico di tensione ed emozioni: ammirevoli tutti gli uomini Mercedes, dai piloti a Toto Wolff all’ultimo dei meccanici, che hanno saputo mantenere la concentrazione, ricacciare indietro le lacrime e arrivare all’obiettivo che volevano: vincere per il loro presidente, e Hamilton ha vinto con una gara alla Lauda. La Ferrari lascia il Principato con un secondo posto importante, ma con l’amarezza del ritiro di Leclerc e la sensazione che quanto accaduto ieri in qualifica un segno profondo l’abbia lasciato.
Cosa ci ha lasciato l’amaro in bocca di questo GP? Beh, tutti sapevamo e aspettavamo il minuto di silenzio per Niki Lauda. Lo aspettavamo per rendergli omaggio, tutti con il berretto rosso, il suo simbolo da sempre. Ma chi non era a Monaco, ma “solo” un abbonato Sky, di quel minuto ha vissuto sì e no 30 secondi, perché c’era la pubblicità. La pubblicità, capite? Non ci siamo persi un momento qualunque, ma un abbraccio che doveva unire tutti gli appassionati. Finisce la pubblicità e ci si rende conto che i piloti sono lì e poi di colpo finito. E la Masolin su quel minuto di silenzio pubblica un tweet, di cui adesso – guarda caso – non c’è più traccia. La nostra risposta, in cui abbiamo taggato un bel po’ di gente? Eccola: “@FedericaMasolin il minuto di silenzio l’avete vissuto voi, non chi paga l’abbonamento, visto che c’era la pubblicità. Per i paganti meno di 30 secondi. Questa è @SkySportF1! VERGOGNOSO E IRRISPETTOSO“. Nei confronti di chi fa sacrifici per potersi abbonare e seguire F1, MotoGP e altri sport. Ma soprattutto VERGOGNOSO E IRRISPETTOSO nei confronti di Niki Lauda. Che è e resterà sempre nel cuore di tutti quelli che l’hanno conosciuto, seguito, ammirato, amato. Ma a tifosi e abbonati che vi pagano gli stipendi, cari signori di Sky, il rispetto è dovuto. Come le risposte, a commenti e domande che vi vengano da chiunque, non solo dal direttore di una testata giornalistica – che paga da anni il suo abbonamento, da prima che arrivaste voi.
Barbara Premoli
AGGIORNAMENTO POST-GARA: il pilota della Haas Kevin Magnussen scende dalla 12° alla 14° posizione dopo la penalità di 5 secondi per aver tagliato la chicane nel duello con Perez, traendone vantaggio. La classifica finale vede quindi il danese dietro a Perez e alla Renault di Nico Hulkenberg, che salgono rispettivamente al 12° e 13° posto.