Al termine del GP dell’Azerbaijan, il team principal della Scuderia Ferrari Mattia Binotto ha parlato ai microfoni di Sky Sport F1. Ecco le sue dichiarazioni a caldo, dopo il 3° e 5° posto di Sebastian Vettel e Charles Leclerc e la quarta doppietta consecutiva dei rivali della Mercedes. Dichiarazioni che non sono quelle che ci si aspetta da un vero leader: contate i “credo“, “magari“, “speravamo“, leggete frasi tipo “un conto è partire davanti, un conto è partire dietro“, “portare dei risultati buoni, credo anche per noi stessi, ma anche per tutti i tifosi“. Ma la mazzata, quella che dal team principal della Ferrari non ti aspetti, arriva con quella frase davvero poco felice: “Speravamo magari in qualche safety car, che non c’è stata“. Già sperare in una safety car è un comportamento anti-sportivo, puoi pensarlo ma non dirlo davanti alle telecamere in diretta nel tuo ruolo, caro Mattia, anche perché così fomenti il tifo di bassa lega, anziché lo spirito di gruppo, che deve arrivare fino agli appassionati. E poi ci fa ridere quel “qualche safety car“: una non ti sarebbe bastata? Quante ne volevi? Buona lettura dell’intervista e diteci che cosa ne pensate, ci interessa il vostro parere.
Barbara Premoli
Questa Mercedes è davvero così forte?
Che la Mercedes sia forte non è una sorpresa, lo sapevamo già dai test di Barcellona e credo che l’avevamo anche detto e in qualche modo sottolineato. Però è chiaro che non erano queste le aspettative venendo a Baku. Credo che ieri la vettura in qualifica poteva andare meglio di quanto abbiamo fatto, un conto è partire davanti, un conto partire dietro. Ci siamo complicati la vita, partire dietro ancora una volta, rimontare. Poi, non ci sono state tante opportunità, speravamo, magari, in qualche safety car che non c’è stata. Però, in fondo, loro oggi sono stati veloci. Credo che noi non abbiamo mai avuto il ritmo, anche con Vettel. Dobbiamo solo analizzare i dati, cercare di capire i punti deboli e migliorare.
Cambierà il modo di lavorare per le prossime gare?
Credo che il modo di lavoro no. Il modo di lavoro è sempre quello, migliorare se stessi, capire i punti deboli e cercare di andare oltre. Dovremo, magari, cercare di spingere su qualche scelta, essere più aggressivi nello sviluppo. Però, credo che questo faccia parte del lavoro normale. Speravamo di essere più competitivi in questa fase inziale di stagione, per un motivo e per un altro così non è stato. Però, rimangono ancora tante gare per dimostrare quello che possiamo valere.
Si sente sempre in lotta per il Mondiale o la situazione è già compromessa?
Certamente ci sentiamo in lotta per il Mondiale. Voglio dire, sono solo quattro gare ma, soprattutto, abbiamo altre 17 opportunità per far bene e dimostrare di essere bravi. Quindi, non facciamo calcoli mondiali o meno, dobbiamo cercare di fare il meglio gara dopo gara, portare dei risultati buoni, credo anche per noi stessi, ma anche per tutti i tifosi. Credo che se lo meritino, come pure i nostri piloti. Questo diventa un dovere, un dovere per i nostri tifosi, per quello che è la Ferrari e per noi stessi.