Luca Cordero di Montezemolo lo ripeteva a ogni inizio di stagione: “La Ferrari quest’anno, come tutti gli anni, deve puntare a vincere il mondiale”. Se alla già auto-prodotta tensione interna, dovuta al prestigio del marchio che ha segnato la storia dei motori, aggiungiamo quella dei media e di milioni di appassionati di tutto il mondo, capiamo bene che nei container in volo verso Melbourne ci sono attenzioni che pesano in modo gravoso sulla Scuderia oltre al materiale motoristico. Sono attenzioni che hanno un peso specifico maggiore rispetto a tutti gli altri team del Circus.
Quest’anno saranno 11 anni dall’ultimo Titolo. Si è passata la soglia psicologica della decina d’anni che rende tutto più lontano, di un’altra epoca quasi… E per come si è sviluppata tecnicamente la F1, era proprio un’epoca diversa. All’alba del mondiale 2019 scriviamo queste righe pensando a Sebastian Vettel. Crediamo che la Scuderia debba puntare tutto sul pilota tedesco. Ma lo deve fare chiaramente da subito. Dalle prime prove libere. Per essere chiara con media e appassionati. Per levare quel peso di aspettative e possibili malumori che si potrebbero creare nei rapporti tra compagni di squadra e tra piloti e tecnici. I fatti di Monza 2018 dovrebbero, si spera, aver lasciato un segno da cui ripartire tra le mura di Maranello.
Vettel è l’uomo giusto su cui puntare e non solo perché è un quattro volte campione del mondo. Non si diventa campione del mondo per caso per quattro volte. Lo diceva anche Lauda: “Tutti possono essere capaci di vincere una volta. E’ il vincere sempre che è difficile e non da tutti”. Vogliamo forse ascoltare i social che spesso lo hanno marchiato come bollito? Vettel bollito? Non più capace di andare forte? Addirittura additato di vincere solo perché aveva la Red Bull? Nei test spagnoli, tra i membri della Scuderia, sembravano tornati volti alleggeriti dalla tensione. Sicuramente per il rimpasto organizzativo e anche perché la vettura pare essere nata bene. Vettel in un ambiente che lavora per lui e con una vettura che gli si confà tecnicamente è in grado di rendere al massimo come pochi altri. Lo abbiamo visto bene negli anni Red Bull.
Leggendo un autorevole e decano giornalista inglese abbiamo scoperto che Vettel in Cina è stato colpevolizzato in modo forte dal manager del team per essere sceso dalla vettura ai box e aver posizionato il volante sopra la scocca, lasciandolo visibile alla fotocamera di Giorgio Piola che ne scoprì il segreto della terza leva. Può un pilota vivere sereno se tra le mille cose cui deve pensare deve anche ricordarsi dentro ai box di nascondere il volante dall’obiettivo dei fotografi? Non dovrebbe essere invece compito di chi gravita attorno al pilota? Come succede con Lewis Hamilton che pensa solo a salire in macchina e a guidare? Perché c’è chi ride quando la bionda assistente di Lewis lo rincorre ovunque fino a preparargli anche la colazione, ma è anche così che si vince. Con la mente sgombra.
Il Vettel del 2018 è stato giustamente criticato quando ha sbagliato, e purtroppo per la rossa è successo più volte. Da lui certi errori stile Germania non se li aspetta nessuno. Però un anno storto può capitare, anche se sei Vettel e sei pagato decine di milioni. Quanti campioni si sono persi per poi ritrovarsi? Forse a Nelson Piquet che vinse il mondiale nel 1983 e poi dovette aspettare il 1987 per tornare re del Circus, si andava a dire nel frattempo che era finito e che non sapeva più guidare? No.
Ecco, al netto delle critiche che si possono fare quando si parla di un quattro volte campione del mondo che sbaglia o non rende, bisogna avere l’onestà intellettuale di non fare di tutta l’erba un fascio. Vettel sa che non può lasciar scappare Lewis a 6 mondiali. Deve pareggiare i conti subito. Dall’altra parte c’è una Mercedes che può essere battuta ma bisogna non sbagliare nulla per metterle pressione. Vincono da tanti anni ed essere sempre a livelli elevatissimi non è facile. La Ferrari deve rompere quell’equilibrio. Deve dare a Vettel una vettura veloce e non dovrà sbagliare nulla negli step evolutivi, specialmente quelli dopo la pausa estivam che sarà essenziale come non mai.
E Leclerc? Ecco. Non me ne voglia il giovane e probabile futuro campione monegasco, ma al suo primo anno in Ferrari può e deve essere un compagno di squadra essenziale per il tedesco senza che ci sia la paura della coltellata alle spalle. Ci sbilanciamo dicendo che Leclerc vincerà durante il 2019 ma, o sei nella condizione della McLaren del 1988 con Senna e Prost e la MP4/4, oppure gerarchie interne ben definite sono necessarie in questa F1. Era così anche con Schumacher ed è così anche in Mercedes tra Hamilton e Bottas anche se a loro piace farci credere il contrario… Vettel sarà l’uomo dell’anno 2019 in qualsiasi caso. Pareggiare i mondiali di Hamilton o farlo scappare può cambiare la storia dei prossimi anni… L’alba di Melbourne non sarà indicativa, ma qualcosa ci sussurrerà…
Riccardo Turcato