La notizia che arriva oggi dall’Inghilterra del progetto Bloodhound messo in amministrazione controllata per mancanza di fondi, non mi stupisce affatto. Siamo in un’epoca strana. Siamo in un’epoca in cui la presentazione di uno smartphone attira più interesse che una missione spaziale. Siamo in un’epoca in cui i biscotti Ringo danno in regalo a chi li compra le figurine degli Youtubers italiani. Sì, Youtubers avete capito bene.
Il progetto Bloodhound nel 2019 a Hakskeen Pan, in Sud Africa, si prefissava di battere il record di velocità su terra portandolo a 1000 miglia all’ora. Il precedente era di 763 miglia all’ora. Un incremento di velocità di 237 miglia orarie che viene pianificato dal 2006. Il razzo, sì perché è questo di cui si tratta, è praticamente quasi pronto. Si erano iniziati anche i lavori di pulizia del terreno in Sud Africa dove il record doveva essere provato (invece del solito lago salato di Bonneville). I soldi investiti sono stati a oggi 30 milioni di sterline. Per completare l’impresa, a razzo praticamente quasi ultimato, mancano ancora 25 milioni.
Ora se pensiamo a quanto prendono alcune star di calcio, F1, NBA, ecc, è una cifra non pazzesca, per quanto alta. Eppure all’orizzonte non sembra esserci nessuno pronto a investire in questo progetto. La cosa pensando proprio a queste ultime righe mi rammarica non poco. La sfida dell’uomo alla velocità. La sfida alla meccanica che deve vincere la fisica sembra non essere più vista come una cosa importante. Il progetto Bloodhound non era solo infatti velocità fine a se stessa. Era spingere la ricerca matematica, ingegneristica e tecnologica verso nuovi limiti. Ma, come detto prima, se non riusciamo più nemmeno a stupirci per degli uomini che vivono in una stazione orbitante nello spazio sopra le nostre teste, penso sia difficile pretendere che qualcuno preso piu dallo sviluppo di una app per cellulare, possa guardare con ammirazione a un tentativo di record del genere.
Ray Bradbury scrisse che uno dei futuri problemi dell’uomo potrebbe essere quello di rischiare di non guardare più alle stelle. Riferito all’esperienza Bloodhound possiamo dire che non dobbiamo fermarci a pensare che i tentativi di record siano fini a se stessi e legati a imprese eroiche del passato. Avremo bisogno di un nuovo manifesto futurista per l’automobile. Una sferzata di rinvigorimento per imprese umane e tecniche per non rischiare di lasciare l’anima dell’uomo immobile e depauperata nella sfida allo spazio/tempo.
“Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita”. Filippo Tommaso Marinetti
Riccardo Turcato