Una serata che sembrava tranquilla e poi di colpo ti arriva la notizia che mai vorresti: se ne è andato don Sergio Mantovani, per tutti noi “Don Ruspa”, il prete della Formula 1. Aveva 92 anni ed era da sempre il cappellano dei piloti di Formula 1, oltre che lo storico parroco di Santa Caterina, nel quartiere Crocetta di Modena. Un prete speciale, indipendentemente che si fosse credenti o meno lui sapeva avvicinare tutti e parlare con tutti e nel paddock di Monza durante il GP d’Italia non mancava mai. Quest’anno ho chiesto a un collega: “Ma don Sergio?“. Era strano non vederlo lì, con il suo borsone nero a tracolla, davanti all’hospitality Ferrari, la sua casa. Mi ero ripromessa di chiamarlo, poi come sempre purtroppo accade nella vita, gli impegni ti assorbono e rimandi al giorno dopo, per poi accorgerti che è tardi.
Una passione unica la sua per la F1, che veniva da lontano, come testimonia il suo legame con Enzo Ferrari, che lo soprannominò “Don Ruspa” perché durante una notte fece abbattere una piccola pieve gotica nel modenese per far posto a una casa di riposo per anziani dopo che la sovrintendenza aveva negato l’autorizzazione. E questo vi dice molto del suo carattere fin da giovane! Un’amicizia quella con il Commendatore cui lo legava proprio la chiesa dove Ferrari era stato battezzato. Fangio, Bandini, Surtees, Lauda, De Angelis, Alboreto, fino ai giorni nostri, sono tanti i piloti con cui aveva avuto un legame stretto e speciale: con lui, per chiunque, anche per noi giornalisti, era facile e naturale confidarsi. E per i piloti in particolare era un riferimento, lui così discreto ma presente, in un mondo che è spettacolo, ma in cui la morte è sempre presente, specie in passato.
Con lui c’era un appuntamento fisso durante il GP: la messa il sabato alla CEA. E poco prima nel paddock scattava il movimento: ci si andava tutti, anche i piloti che potevano essere impegnati in briefing mollavano tutto. Era come a scuola quando suona la campanella, solo che non ci chiamava nessuno, ci si andava. Ricordo in particolare il 2001, un GP carico di tensione, l’attentato di New York, i musetti neri. Stavamo andando in fondo al paddock quando gli altoparlanti diedero la notizia dell’incidente di Alex Zanardi (io non credo più al caso, quel giorno era proprio 15 settembre…) che spaccò tutti: lui riuscì a rimettere insieme tutti i nostri pezzi. E lo vedo come fosse oggi, sempre in quel maledetto 2001, quando arrivò al funerale di Michele Alboreto con alcuni uomini della Ferrari: sapeva quanto fossimo amici, mi prese per mano e mi portò con loro, sull’altare, tenendomi sempre la mano. E’ l’unica cosa che ricordi di quel giorno.
Il prete da corsa unico è stato raccontato tre anni fa da Cesare De Agostini in uno splendido libro, con tutti i retroscena della sua vita e della sua passione, la F1 e la Ferrari. Gli raccontai di papà, mi disse che dovevo andare avanti e fare quello che avevo intenzione di fare. Capì che proprio non avevo voglia di dire una preghiera ma mi disse che l’avrebbe detta lui a patto che io però ne dicessi una per lui… e poi scoppiammo a ridere perché mi aveva fregata! Poi c’era il bacio, la carezza, infilava la mano nel borsone e se ne usciva sempre con un pensiero. L’ultima frase, quando già ci allontavamo, era: “Ricordati, dì una preghiera per me, per favore“. Parlavo con un’amica poco fa e lei ricordava che le diede un piccolo crocefisso, anche a me diede qualcosa ma adesso non riesco a ricordare, come non riesco a cercare le nostre foto insieme. Mi rattristano e so che non è quello che vuole: lui amava incontrarci, chiacchierare di vita vera e ridere, a dare una benedizione al volo e la accettavano tutti. Ricordo una volta con un collega e amico da tanti anni: “Don Sergio, non le dia la benedizione perché è una peccatrice!”. E lui agitando la mano a mò di voler dare uno scappellotto: “Vieni qui che la dò a te la benedizione che ne hai bisogno!“.
Perdonami, don Sergio, per aver rinviato quella telefonata, un altro insegnamento che mi lasci. Continuerò a cercarti e a vederti nel paddock di Monza, davanti alla tua Ferrari. In tanti ti dobbiamo tanto, io per prima. E lo so cosa stai pensando, ridendo: “Ti ho fregata anche stavolta!“. Perché, anche se la vita mi ha allontanata, adesso prima di dormire una preghiera per te la dirò col cuore. I funerali si terranno lunedì 17 settembre alle 14,30 in Santa Caterina, la sua chiesa.
Barbara Premoli
Si è spento, nella notte tra venerdì e sabato, Don Sergio Mantovani, 92 anni, per molti anni cappellano dei piloti e storico tifoso della Ferrari.
La Scuderia Ferrari, in questi giorni impegnata in trasferta a Singapore, ha voluto dedicargli un pensiero. pic.twitter.com/zKZFndeLnT
— Scuderia Ferrari (@ScuderiaFerrari) 16 settembre 2018