Il dottor Sergio Marchionne non c’è più. Mi viene difficile dire “è morto”, sembra impossibile e anche se non si dovrebbe scrivo in prima persona, perché fino all’ultimo ho sperato che non fosse vero. Ho voluto illudermi che fosse un piano ben studiato dalla sua mente unica, per uscire anzitempo dal Gruppo FCA, per qualche oscuro motivo che noi “umani” non avremmo mai saputo. Domenica scorsa me lo immaginavo mentre sfogliava i giornali che lo davano ormai per morto… Immerso in una poltrona a dire “Guarda che stronzi…” e a fare l’elenco dei buoni e dei cattivi. Poi a guardare il GP e a tirare giù di tutto al momento dell’incidente.
A me di lui resterà sempre la sensazione unica che ho provato quando mi sono ritrovata a intervistarlo one to one alla presentazione della Fiat Panda a Pomigliano: terrorizzata, muovevo i primi passi in quel mondo e quegli occhi io non li dimenticherò mai. Perché il dottor Marchionne ti guardava dritto negli occhi e ti leggeva dentro, giocava percependo la debolezza, per poi tranquillizzarti subito. Ha fatto tanto come manager, è sotto gli occhi di tutti, inutile parlarne. Ha lavorato come un matto perché quello che faceva era la sua passione e la passione ti fa andare oltre. Provo rabbia, un dolore grandissimo, non avete idea quanto.
Arrivederci dottor Marchionne, grazie per quello che mi ha insegnato con il Suo esempio anche se Lei non lo sapeva… Grazie per il Suo sguardo e vorrei poterLa incontrare di nuovo un giorno…
Barbara Premoli