Dai siamo onesti. Possono portare la F1 nei luoghi piu futuristici e in via di sviluppo del mondo, e ci sta, ma l’atmosfera che si respira quando il grande Circus si sposta nei tracciati del vecchio continente è tutt’altra cosa. La lunga estate europea dei GP di Francia, Inghilterra, Germania, Austria e Ungheria è sempre stata indicativa e trampolino di lancio verso il Mondiale che prenderà forma poi nelle velate giornate di fine stagione tra le Ardenne e il parco della Villa Reale di Monza.
Ma l’estate vissuta da noi appassionati bambini era tutt’altra cosa. Oggi i GP si susseguono uno dietro l’altro. Non si fa tempo a metabolizzare una gara che già ci troviamo in piena centrifuga ad annaspare per sapere tutto di quella successiva. I GP d’estate da piccolo non erano così. La spensieratezza e la mancanza di problemi. Un succo di frutta fresco, un gelato, magari preso al negozio vicino a casa, altro che ipermercato, una merenda e l’immancabile Autosprint. Che leggevo tutto, riga per riga. E poi lo rileggevo. I disegni di Piola, che provavo a replicare e migliorare con nuove idee, hanno influenzato le mie scelte di studio e di lavoro. I confronti delle foto delle vetture con gli Autosprint precedenti perché allora, nella mia estate da piccolo, esistevano ancora i test in pista tra un GP e l’altro. Non c’erano piloti rinchiusi in fabbrica dentro ragni meccanici a simulare ore e ore di gara con videogiochi semi-realistici lontani centinaia di km dalle piste che manco debbano preparare lo sbarco su Marte! Non c’erano nemmeno molte news. La Gazzetta del nonno, il televideo Rai e poi si aspettava de Adamich la domenica con Grand Prix.
Ma soprattutto nelle mie estati da piccolo c’erano loro: i piloti. Inutile negarlo. Anche da grandi i piloti li ammiriamo e ne riconosciamo capacità e virtù che in pochi hanno per eccellere nel motorsport, ma i piloti quando sei piccolo sono eroi. E i miei piloti li potevi vedere bene. Caschi semplici e riconoscibili. Il corpo e le spalle che uscivano dello stretto abitacolo largo il minimo indispensabile per rientrare nelle regole. E le mani. Molto piu visibili di oggi a tenere stretto il volante, o a lavorare sulla leva del cambio. Arte in movimento che ti dava la sensazione che non era facile gestire quelle vetture e ne rendeva l’uomo il vero domatore. Tutte cose felici che mi capita di ricordare quando in questi giorni d’estate guardo fuori dalla finestra e mi rendo conto che tutto è cambiato. In meglio? Forse sì, forse no. Le estati da piccolo erano piu belle, ma forse era anche tutta la Formula 1 a esserlo sotto il sole dei GP storici europei.
Riccardo Turcato