Ci sono due leggende e una storia da tramandare ai posteri che ci riportano a Montecarlo 1992. La prima leggenda è che quando il pilota si infilò nell’abitacolo della nera monoposto, alzò il braccio e fece roteare il dito al cielo nel gesto tipico di richiesta di accensione del motore, i meccanici presenti si fermarono e cominciarono a guardare verso il soffitto del box.
La seconda leggenda è che, un meccanico di questi che guardarono il soffitto, non sapesse nulla di meccanica ma fosse ferratissimo a cucinare la pasta in quanto ex-chef del team Minardi. Sì. Stiamo parlando dell’Andrea Moda. Tra gli ultimi team che si sono improvvisati partecipanti al Circus iridato manco fossero ancora gli anni 70. Per arrivare al momento storico, dobbiamo spiegare che il team messo assieme da Andrea Sassetti consisteva in due vetture derivanti da un vecchio progetto di due anni, poi abortito, di F1 da parte di Nick Wirth per la BMW, e da due motori JUDD. Il tutto abbinato a una bisarca e qualche attrezzo del defunto team Coloni.
Perry McCarthy ricorda come il tutto fosse stato messo assieme in modo volonteroso ma assolutamente amatoriale: “La mia macchina in realtà era il muletto semovente per la vettura di Moreno. Dalla mia venivano levati i pezzi che servivano a lui. Pensate che abbiamo dovuto pregare il team perché ci mettesse il piccolo deflettore dell’aria davanti l’ingresso dell’abitacolo. Senza si creavano turbolenze fastidiosissime in corsa. Io e Moreno non avevamo nemmeno i sedili su misura e lo sterzo… Bastava spostarlo a destra e sinistra per girare, non serviva nemmeno girarlo”.
Un calvario. La macchina da inizio stagione fino a Montecarlo non riesce nemmeno a passare la tagliola delle prequalifiche. Poi la magia. Eccola la storia che è da tramandare ai posteri. Chi scrive pensa che Montecarlo sia bellissima anche se in pista non avvengono sorpassi e il GP, dai più, viene considerato una noia mortale. Sì, lo ammetto, a me piace vedere i piloti sfidare muretti e guard-rail giro dopo giro nella costanza dei tempi ai limiti della fisica. Fermiamoci nel pensare che ci sia del bello in un gran premio solo perché ci sono dei sorpassi. Dobbiamo imparare ad apprezzare anche la guida di un pilota giro dopo giro dopo giro.
Ed è proprio per questo che mi sento di dichiarare che il giro che Roberto “Pupo” Moreno fece per qualificare l’Andrea Moda nel GP di Montecarlo del 1992 deve comparire tra i giri memorabili e piu belli della storia della F1. Senza se e senza ma. 1.24.954 ultimo in griglia a 5 secondi dalla pole dell’astronave Williams attiva di Mansell. Ultimo ma bellissimo. Proprio perché scaturito in quelle condizioni di vettura e team. Montecarlo è un luogo dove il pilotaggio conta ancora molto. Dove il pilota può fare la differenza. E quel giro di Moreno deve essere ricordato come lampo di bravura nell’unico weekend in cui il team italiano riuscì a brillare e scrollarsi di dosso l’improvvisazione cronica. Un motore, lo stesso da inizio anno, e nemmeno il sedile su misura. Il tutto condito da perdite di liquidi da ogni tubazione già all’inizio delle prequalfiche. Poco importa se poi in gara il sogno durò solo 11 giri. Si può entrare nella storia della F1 in molti modi. Con grandi vittorie o con grandi fallimenti. E se, dopo tanti anni, siamo ancora qui a parlare di quel weekend un motivo ci sarà. Chapeau, Pupo Moreno!
Per gli appassionati voglio far notare che a breve uscirà il modellino in 1:43 dell’Andrea Moda S921, prodotto dalla ditta Spark. Non sono ancora stati dichiarati i pezzi che verranno prodotti. Nel caso fate come me, un pre-ordine. Questo è un modellino che un collezionista non deve farsi scappare.
Riccardo Turcato