Diversi colleghi della stampa italiana hanno punzecchiato la Ferrari sul fatto che continui ad applicare pesantemente la “politica del numero 2”. Pino Allievi ha detto che è ovvio che finora nel 2018 la Ferrari stia usando Kimi Raikkonen come una semplice pedina.
“Con il pitstop, la Ferrari ha ‘usato’ Raikkonen per rallentare Bottas e far passare Vettel. Per anni abbiamo criticato Raikkonen, ma all’inizio di quest’anno sta mostrando uno spirito diverso che ci fa pensare al campione. Anche la Ferrari dovrebbe averlo notato. Invece Kimi è penalizzato con la strategia e considerato dalla squadra come un mero supporto di Vettel. E’ un errore che non può che influire sul morale e le prestazioni del pilota“.
Anche Andrea Cremonesi, sempre de La Gazzetta dello Sport, concorda: “Con Raikkonen trattato così, mi chiedo per quanto tempo possa esserci armonia all’interno del team“. Dopo la Cina lo stesso Raikkonen ha preferito glissare sulla questione: “Non lo so“, ha detto quando gli è stato chiesto della strategia. “Penso che la gara sia andata bene“.
Un’altra cosa che lascia perplessi è l’esplosione di voci su un possibile arrivo di Daniel Ricciardo in Ferrari il prossimo anno. Terzo GP della stagione e già mercato-piloti? L’australiano è un ottimo pilota, nessun dubbio, indipendentemente dalla vittoria a Shanghai, ma un ritorno dell’accoppiata Vettel-Ricciardo ci sembrerebbe strana. E poi perché un bravo pilota dovrebbe firmare un contratto da gregario, anche se in Ferrari? Perché non dovrebbe voler puntare a poter vincere lui, anziché lavorare per altri? Ieri si discuteva di questo su Facebook con dei colleghi e secondo noi queste voci che non vengono in alcun modo smorzate da Maranello potrebbero anche ritorcersi contro il campionato della Scuderia, cui servono i punti di Raikkonen. E se al finlandese – glaciale ma tutt’altro che fesso – a un certo punto girassero le scatole e – contratto o no, sapendo come butta la situazione – da Baku ad Abu Dhabi cominciasse a sollevare il piede o a picchiare contro il primo muretto a tiro? In fondo andare lungo e restare insabbiato può sempre capitare, no? Certo, non sarebbe professionale, ma assolutamente comprensibile dal punto di vista umano…
Barbara Premoli