la maestria muscolare di un pilota. Non vediamo la flessione dei muscoli e il casco del pilota nasconde sapientemente tutti i segni dello sforzo fisico. Potremmo anche essere perdonati per aver pensato che un pilota di Formula 1 non ha bisogno di maggiore esercizio fisico rispetto a un adolescente che gioca a un videogame. È seduto e deve solo guidare. Ma ne siamo sicuri?
Ma le cose iniziarono a prendere una piega ancora peggiore. I piloti si sono resi conto ben presto che neppure la palestra sarebbe stata sufficiente. Gli studi del Dott. Ceccarelli sui migliori piloti in azione hanno iniziato a rivelare un numero sorprendente: i battiti cardiaci medi di un pilota erano superiori a 170 al minuto durante una gara. In altre parole, stare seduti in un’auto per oltre due ore produceva in essi una frequenza cardiaca superiore a quella di un ciclista professionista sotto sforzo. È quindi divenuto chiaro che i bicipiti o i muscoli del collo non erano quelli sotto maggior stress durante una gara di Formula 1. Il muscolo che lavorava maggiormente era il cuore. Da cui, la necessità di un allenamento mirato, per quella che il Dott. Ceccarelli definisce la “pompa di benzina” del corpo umano. Il cuore ha infatti la funzione di pompare il sangue in tutto il corpo; più grande è la pompa, maggiore è il sangue che scorre nel corpo di un atleta.
Agli allenamenti in palestra sono state quindi affiancate lunghe sessioni di bicicletta. Il Dott. Ceccarelli spiega che, in un primo momento, non è stato semplice convincere uomini il cui sport prevedeva di stare seduti e guidare ad aver bisogno di alzarsi e allenarsi su una bicicletta. Oggigiorno, al contrario, molti piloti sono anche campioni di triathlon; il nome più famoso è quello di Jenson Button. Altri, tra cui Fernando Alonso, hanno perfino acquistato squadre di ciclismo. In sintesi, i piloti di Formula 1 dimostrano di avere oggi un gran cuore. Anche i dottori lo confermano.
Redazione MotoriNoLimits