La questione Dieselgate non si placa e l’ultimo attacco arriva dalla tedesca Bild ed è diretto contro la Daimler, accusata di aver usato un software illegale (Bit 15) per manipolare i dati sulle emissioni. La reazione del Gruppo tedesco guidato da Dieter Zetsche non si è fatta attendere e nel comunicato che potete leggere di seguito ha ribadito con fermezza la sua posizione:
“In merito ai contenuti dell’articolo pubblicato dalla Bild, ci teniamo a precisare che i documenti in possesso di questa testata sono stati selezionati e pubblicati con il chiaro obiettivo di danneggiare Daimler e i suoi 290.000 dipendenti. Abbiamo pienamente cooperato con le autorità USA per più di due anni ed abbiamo dimostrato completa trasparenza. Le autorità conoscono questi documenti e non è stata mossa alcuna denuncia. Non commenteremo ulteriormente i dettagli dell’indagine in corso, in quanto abbiamo concordato con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti di mantenere la più stretta riservatezza. Una completa descrizione e spiegazione delle procedure legali e relative valutazioni dal punto di vista Daimler possono essere trovati nell’Annual Report 2017″.
Una lotta assurda quella che si è scatenata e che rischia di danneggiare tutti, a tappeto, a partire dalle Case tedesche: solo gli incompetenti o chi è in malafede continua a criminalizzare il Diesel a prescindere, anche Euro 6, che non è la causa dell’inquinamento nelle nostre città. Risultato? Le vendite delle auto diesel a detta delle Case stanno crollando, la gente si butta sui modelli benzina, con conseguenti inevitabili ripercussioni anche sull’occupazione e sui fornitori. Ci abbiamo messo anni a far passare il messaggio che “Diesel” non era sinonimo di “camion” ma di motori efficienti e performanti, con in più il vantaggio di costi del carburante inferiori e adesso si rischia di tornare indietro di decenni. Chi ci sia davvero dietro non è dato sapere. Quello che è chiaro è che un gioco sporco e al massacro. Tra parentesi, degli esperimenti su cavie umane e scimmie dopo un paio di giorni non ha più parlato nessuno. E’ calato il silenzio. Adesso riprendono gli attacchi, che vanno a colpire proprio l’Azienda che per prima ha emesso dei comunicati chiari.
Barbara Premoli