Il prossimo meeting dei team boss di F1 si preannuncia infuocato. Secondo quanto riportato da Roger Benoit, storico inviato del quotidiano svizzero Blick, giovedì saranno discusse le regole sul motore 2021 e la distribuzione dei ricavi. “Mi aspetto fuochi d’artificio“, avrebbe detto il boss McLaren Zak Brown. Sul tavolo anche la possibilità di mettere tre o quattro macchine per fila in griglia, oltre all’aggiunta di un display digitale sull’Halo.
Benoit – che segue i GP da decenni – esprime anche preoccupazioni (che condividiamo in toto) sulla direzione che stanno prendendo i media che seguono lo sport: la FIA ha creato un gruppo di lavoro “per migliorare la copertura. Ma come potrà funzionare quando Zak Brown e i suoi partner da milioni di dollari battono al tappeto Internet alla ricerca di tutti i generi di siti e agenzie di motorsport da acquistare? L’effettivo monopolio dei media è politicamente molto pericoloso per la F1. La FIA dovrebbe parlare e far valere il suo potere anziché starsene lì a guardare“.
Ovviamente non faremo nomi, ma chiunque sia appassionato di Formula 1 se ne è reso conto: non passa praticamente settimana senza che un sito passi di mano e rientri nel solito calderone. Risultato? Uniformità e appiattimento dell’informazione, le notizie sono le stesse, replicate ovunque. Siti e testate di tutto rispetto, con una storia alle spalle, adesso sono relegate a contenitori e amplificatori delle stesse news. Ci chiediamo anche come giornalisti di nome possano piegarsi a tutto questo.
A chi giovi non l’abbiamo ancora capito, almeno non del tutto: aumenteranno i numeri e la diffusione (perché tutte le varie testate confluiranno sotto lo stesso brand), forse gli introiti pubblicitari ma, se fino a qualche tempo fa i lettori e gli appassionati potevano leggere più opinioni su un tema, adesso trovano ovunque la medesima notizia, le medesime immagini. Alla faccia della libertà di opinione e della pluralità dell’informazione. Ovvio che in questo modo passeranno solo ed esclusivamente le informazioni che qualcuno vuole vengano divulgate, tentando di far calare il silenzio sul resto. Ma non tutti sono in vendita in questo mondo e la libertà – anche di informazione, almeno per chi è giornalista davvero, non solo perché lo dice un tesserino ma per etica professionale – non ha prezzo.
Barbara Premoli