Un’ora fa circa, Saronno, esco a fare due commissioni, sto attraversando su un passaggio pedonale e a una certa distanza arriva una Volvo V60 bianca. Normale pensare “mi vede e almeno rallenta o si ferma“. E invece no, perché il conducente – un uomo sui 50 – ha in mano uno smartphone bianco, occhi incollati allo schermo e, mentre si avvicina, capisco che non mi ha vista affatto, non alza la testa e quindi non si fermerà. Non so spiegare perché ma mi si è gelato il sangue e non ho avuto la reazione di correre per evitare la macchina che ormai era vicinissima. Sono rimasta ferma, aspettando il botto. Fortunatamente era un’auto nuova, dotata di tutti i sistemi di assistenza alla guida, compreso quello della frenata di emergenza. Quando la macchina ha frenato, lui tranquillo come un papa ha alzato gli occhi e mi ha vista davanti al muso. Ovviamente non si è scusato, anzi era come infastidito. Gli ho fatto presente che quando si guida non si smanetta con lo smartphone. Il “signore” ha aperto la portiera ed è sceso minacciando e insultando e ovviamente non aveva la cintura di sicurezza (perché se uno è cretino è cretino totale) cosa che gli ho fatto notare, ricevendo come risposta (scusate la volgarità ma la voglio testualmente ripetere, in modo che induadriate bene il personaggio) “La cintura è nel tuo c**o, tr**a!”. La risposta è venuta spontanea “Mentre nel tuo dovresti metterti lo smartphone“. Scusate, ma quando ci vuole, ci vuole…
Ho fatto i metri successivi con le gambe che tremavano, per la reazione allo spavento e la rabbia. E ho ringraziato il fatto che quel criminale fosse alla guida di un’auto moderna, dotata di sistemi di assistenza alla guida efficaci. Appunto, sistemi di assistenza alla guida che non assolvono dalle responsabilità, dall’osservanza delle leggi e purtroppo non fanno diventare intelligenti né educati. Ho vissuto con mano la Visione 2020 di Volvo, che prevede che entro quella data nessuno dovrà più perdere la vita o restare gravemente ferito all’interno di una nuova Volvo, così come tutti gli altri utenti della strada.
Poco dopo ho incontrato una pattuglia di vigili, ho parlato con loro del fatto dicendo di cosa mi occupo nella vita. Loro hanno detto che non riescono più a tenere il conto di quante multe danno ogni giorno, ma che sono niente rispetto a quelle che dovrebbero dare, visto non è facile fermare tutti e che stanno constatando che la multa per l’uso dello smartphone alla guida di 161 euro più 5 punti sulla patente non dissuade questa gente. Bello, vero? E allora a questo punto dovrebbero pensarci le Case a fare un esame del quoziente di intelligenza ai loro clienti, magari studiando un sistema per cui sali in macchina e il telefono disattiva automaticamente tutte le funzioni, se non le chiamate di emergenza. E dobbiamo insistere noi giornalisti del settore sul messaggio – chiaro e forte – che I SISTEMI DI ASSISTENZA ALLA GUIDA NON SONO GUIDA AUTONOMA. E dovrebbe intervenire anche l’ACI, con campagne ancora più dure e martellanti per sensibilizzare sulla questione. In ultimo, lo Stato, aumentando ulteriormente le sanzioni e togliendo definitivamente la patente a queste bestie. Tutto questo senza considerare che i criminalii – perché io continuo a considerarli tali, senza alcuna scusante – non guidano solo auto moderne. Se quel cretino fosse stato alla guida di una carriola sarei al pronto soccorso. Per fortuna la democratizzazione e le rate fanno sì che certe auto siano alla portata di quasi tutti. Anche delle bestie. Cui auguriamo di cuore di implodere ed estinguersi quando prendono in mano uno smartphone mentre sono alla guida, senza causare danni a chi non ha colpe.
Barbara Premoli