Il ritorno dell’Alfa Romeo in Formula 1 con la Sauber, perché di questo si tratta e non di una semplice operazione commerciale, è stato accolto con molto entusiasmo dagli appassionati di tutto il mondo e la stessa FCA, proprietaria della Casa di Arese, crede molto nel progetto. Ben diversamente avvenne trent’anni fa, quando l’Alfa Romeo diede un rocambolesco addio alla massima formula, stracciando l’accordo con la Ligier in qualità di motorista. Ma andiamo ancora indietro nel tempo per meglio capire.
Alla fine del 1986, proprio negli ultimi giorni dell’Alfa Romeo ancora di proprietà Iri prima del passaggio a Fiat, la Casa del Biscione Visconteo sigla un accordo con Guy Ligier per fornire un nuovo motore alla monoposto Ligier JS29 che correrà in F1 nel 1987. Il propulsore è un 4 cilindri 1.500 cc sovralimentato mediante due turbocompressori, in pratica l’estremizzazione del classico bialbero Alfa Romeo nato nel lontano 1954 e via via evoluto verso performance sempre più crescenti. Il propulsore promette bene, poiché al banco prova fa segnare circa 900 CV che è più o meno la potenza dei migliori rivali. Primo pilota della Ligier Alfa è René Arnoux, un nome che non ha bisogno di presentazioni, affiancato inizialmente da Laffite e poi da Piercarlo Ghinzani. Arnoux si metterà per la prima volta al volante della JS29 il 29 gennaio 1987 presso il circuito di Le Castellet. Tempo pochi giri e il pilota francese rientrerà ai box con il motore fuso, ma non andrà bene nemmeno all’indomani né tantomeno nei giorni successivi tra continue rotture di motori e anche di turbine. L’apice della sfortuna si raggiunge a Jerez, quando per colpa della macchina Arnoux va a sbattere (fortunatamente con trascurabili conseguenze fisiche).
Nel frattempo la Casa di Arese è a tutti gli effetti di proprietà Fiat Auto, con la nascita della società Alfa Lancia Industriale, e i nuovi vertici lasciano intendere come la Formula 1 debba essere appannaggio della Ferrari e all’Alfa spettino competizioni di categoria minore. Una decisa inversione di rotta rispetto al precedente management Iri che lascia più di un dubbio agli addetti ai lavori. Da parte sua un bel giorno René Arnoux, giustamente uno che dice quel che pensa senza tanti giri di parole, critica pesantemente l’affidabilità del motore Alfa e “la palla viene colta al balzo” da Fiat che annuncia un clamoroso divorzio da Ligier poche settimane prima dell’inizio del Campionato. L’Alfa Romeo rimarrà in realtà in F1 ancora per un anno, fornendo il suo classico V8 alla Osella, ma poi la precedenza assoluta l’avrà la Ferrari. Una leggenda metropolitana narra che il pluri-vittorioso motore V10 di Maranello per la F1 sia in realtà derivato dal V10 Alfa, motore quest’ultimo destinato inizialmente alla Pro Car, categoria in realtà mai nata, ma si tratta appunto di una leggenda metropolitana priva di riscontri oggettivi.
Oggi la realtà è ben diversa, grazie alla lungimiranza di Sergio Marchionne che ha deciso di riportare l’Alfa Romeo in Formula 1 con la Sauber. La vettura del Biscione potrebbe trovarsi a lottare fianco a fianco con le monoposto Ferrari, nonostante il casato sia lo stesso. Del resto Alfa Romeo e Ferrari mai hanno collaborato così tanto come in questi ultimi anni, grazie alla produzione a Maranello del V8 che equipaggiava le 8C Competizione e Spider, nonché la messa a disposizione delle esperienze di Maranello nel realizzare la Giulia Quadrifoglio. E se per l’Alfa Romeo Sauber arriveranno anche buoni piazzamenti, ne gioverà indirettamente anche la Scuderia Ferrari. Due squadre vincenti possono avere un peso maggiore per portare a più miti consigli l’attuale proprietà del “Grande Circus” in termini di regolamenti futuri; esattamente quello che desidera Sergio Marchionne.
Gian Marco Barzan