In moltissimi sarete stati alla 75° edizione di EICMA e mai come quest’anno avrete notato un “uso” smodato di ragazze su moto e scooter e in qualunque stand. Al punto da rendere impossibile fotografare le vere protagoniste del Salone, ovvero le due ruote, senza che ci fosse la tipa di turno ammiccante. In un periodo in cui tanto si parla di molestie, donne oggetto di attenzioni di ogni genere, di dignità lesa, quanto visti ci ha colpiti. E quando a sottolineare la cosa è stato un amico e collega come Pierluigi Arcidiacono, da sempre appassionato di moto e che non manca mai a EICMA (e a cui piacciono le donne, per la cronaca!), ci siamo sentiti sollevati. Non era una sensazione nostra e “bacchettona”, o un punto di vista femminile (e non femminista, ci teniamo a dirlo), ma realtà: quest’anno si è passato il segno del buongusto.
E se su una custom o una Special una ragazza vestita ad hoc e vistosa ci sta, qualcuno deve spiegarci (ammesso ci riesca) che senso ha una ragazza senza mutande (sì, senza mutande!!!) su uno scooter. La pubblicità è l’anima del commercio, si dice, e ognuna ha diritto di mettere in mostra “la propria mercanzia” come crede, ma credevamo che EICMA fosse la vetrina del mondo moto, non del cattivo gusto e della donna in saldo. Dovrebbero essere proprio loro a darsi delle regole per proteggere la propria dignità, perchè poi dire tra un mese “mi hanno molestata” è ridicolo. E forse sarebbe davvero il caso che le Case fossero più attente (perché ne va della loro immagine e la gente dovrebbe guardare il prodotto, non pensare solo a fare il selfie o scambiare numeri di telefono con la tizia di turno) e gli organizzatori facessero un giro per verificare che non si superino i limiti della decenza e della legalità: non ci risulta che EICMA sia vietata ai minori di 18 anni, ma magari nel 2018 dite alle “hostess” di indossare l’intimo, perché le tette rifatte straripano ed è dura contenerle, possiamo capirlo, anche perché se hanno speso tanto per rifarle poi vuoi non farle vedere? Ma le mutande devono essere d’ordinanza. Vi lasciamo alla lettura del pezzo di Pierluigi e attendiamo i vostri commenti.
Barbara Premoli
Un mio caro amico fotografo lavora in discoteca (anche…). Ogni tanto, per miei studi di sociologia, mi invia gli scatti che esegue. Ne rimango sempre imbarazzato. Le persone ritratte appaiono come esseri che non fanno parte del nostro mondo. Non tanto per le strane acconciature o per i piercing o per i tatuaggi, ma proprio per le espressioni, gli occhi. Certo anche l’abbigliamento gioca la sua parte, ma sono le vostre figlie… “Fate vobis”. Sembrano realmente esseri provenienti da altri pianeti.
Non posso qui pubblicare altri esempi di immagini per questioni di copyright, allora, mi sposto su un altro luogo il “Salone del Motociclo” (EICMA) di Milano, appena terminato, domenica scorsa. Ogni anno osservo il “problema”, sono motociclista da più di quarant’anni. All’inizio, non lo nego, mi approcciavo all’argomento con “interesse”: si andava a “caccia” di belle ragazze… Poi, ma ancora in età tra il giovane e il giovanile, osservavo la faccenda da un altro punto di vista. Molte volte ho proposto di sollevare la questione a giornali (pensate, anche a giornali per donne…), ma in linea di massima mi è sempre stato risposto: “Va beh, ma dai…”.
Che cavolo vuol dire: “Va beh, ma dai…”? Per bene che andasse v’era la teoria che “ognuno di noi è libero di scegliere e se uno (nel caso “una”) sceglie di fare qualcosa, poi, sono cavoli suoi”. Sorvoliamo… Il fatto è che, essendo io un “narratore”, e uno che osserva, questo fenomeno delle “hostess” (oh, porca trota, le chiamano così, proprio come le altre…) proprio non mi convince.
Mi chiede Castobaldo (che non esiste, lo creo solo per farmi delle domande da solo…): “Ma tu toglieresti le ragazze dalle moto?”. O cavoli, che imbarazzo, direi proprio di no. “Quindi?”, replica Castobaldo. Intanto metterei anche dei ragazzi. Poi, forse, creerei una sorta di “Codice Etico”… “Oh, mamma!”, esclama Castobaldo e ha ragione. La verità è che anch’io sono “confuso”, ma non posso negare, però, che la presenza delle “hostess” (oh, porca trota, le chiamano così, proprio come le altre…), un po’ mi infastidisce. I motivi sono molteplici (inutile spiegarli qui, chissenefrega delle mie “menate”). Chiudo solo facendo notare che ’ste ragazze, sovente, sono annoiate (moto rossa) e – di conseguenza – annoiano; di solito sono “finte” e passano dal sorriso al broncio e dal broncio al sorriso (moto grigia); di grandi bellezze, sinceramente, non ne abbiamo viste e, infine, non mancava quella che… “Guarda che ce l’ho solo io…” (moto azzurra).
Pierluigi Arcidiacono