La ricorrenza dei 110 anni di Pirelli nel motorsport ci ha regalato un’esperienza unica: la visita del Polo Industriale di Settimo Torinese. Al suo interno, la tecnologia più avanzata (e ovviamente top secret) del Gruppo. Cuore dell’impianto è infatti il NEXT MIRS: espressione della produzione industriale all’insegna della massima digitalizzazione, ovvero il cervello dell’uomo reso produttivo da un’innovativa tecnologia (brevetto di Pirelli) completamente robotizzata e dedicata alla produzione di gomme UHP (Ultra High Performance) con misure da 19 a 23 pollici. Qui nascono i pneumatici più prestazionali dell’intera gamma P Zero indirizzati tanto alla strada quanto alle competizioni. Ma Settimo Torinese non è solo questo. Lo stabilimento produce infatti anche mescole, comprese quelle per i pneumatici di Formula 1. Il tutto, così come per il resto del Polo, all’insegna della massima sensibilità nei confronti delle persone che vi lavorano e dell’ambiente.
Progettato per diventare la ‘fabbrica del futuro’, il polo industriale Pirelli di Settimo Torinese è il più tecnologicamente avanzato ed efficiente del gruppo. Nato dall’integrazione di due stabilimenti storici Pirelli, operativi da più di 60 anni nel comune di Settimo, il Polo si estende su un’area di oltre 250.000 metri quadrati e produce quasi 4 milioni di pneumatici all’anno. L’impianto di Settimo rappresenta l’eccellenza nel mondo dell’ Industry 4.0, il nuovo paradigma di produzione industriale basato sulla più completa digitalizzazione.
Cuore del sito torinese è, infatti, il “Next Mirs”: un’innovativa tecnologia proprietaria di Pirelli, completamente robotizzata, per la produzione di pneumatici Ultra High Performance dal 19 pollici al 23 pollici. Il Next Mirs è in grado di raggiungere una flessibilità produttiva applicabile anche ai più piccoli lotti di pneumatici e che soddisfa l’obiettivo di impiegare un modello industriale che non solo assicuri una qualità “high performance”, ma che sia efficace, veloce e flessibile, e che sia in grado di adattarsi rapidamente ai numerosi prodotti da sviluppare e da produrre. Nel Polo di Settimo vengono, infatti, prodotti i pneumatici più prestazionali del range Pirelli. Lo stabilimento, il più innovativo in termini di prodotti e processi produttivi di Pirelli, è stato progettato dal noto architetto Renzo Piano a partire dal corpo centrale: la “Spina”, centro delle attività e dei servizi per i dipendenti.
L’idea della riqualificazione del sito industriale di Settimo nasce nel 2007 e prende vita nel 2008 quando Regione Piemonte, Provincia di Torino, Comune di Settimo Torinese, Università di Torino e Pirelli siglano un protocollo per la realizzazione di un polo tecnologico e industriale per la produzione di pneumatici vettura. Già a maggio 2010 prende il via la produzione di pneumatici auto e nel luglio dello stesso anno aggiunge la produzione di mescole, comprese quelle per la Formula 1. Il Polo è il centro di eccellenza in cui l’innovazione tecnologica ingegnerizzata dall’R&D di settore incontra la produzione. I pneumatici sviluppati a Settimo, tutti di altissimo contenuto tecnologico, si dividono in due gamme: Summer/Winter e All Season. Si va dalle coperture del segmento Ultra High Performance, come P Zero e P Zero Corsa, per guida sportiva e sicura, a quelli High performance, dove si utilizza ad esempio per il P7 Blue il massimo del contenuto tecnologico per garantire la Euro Label AA per risparmio energetico.
Una parte importante di produzione è dedicata alle coperture Winter e ai SUV. Come funziona il processo produttivo? Il magazzino materie prime riceve i materiali in ingresso. All’interno della sala mescole (mixing room) vengono realizzati tutti i compound per la produzione, con controllo online eseguito dal laboratorio interno. Da qui, una parte dei materiali viene portata al reparto semilavorati Sud e un’altra parte approda invece alla Cell Production. In queste aree vengono prodotte le 7 diverse tipologie di semilavorati necessarie per la produzione dei pneumatici. Il reparto semilavorati alimenta il processo di confezione (building), ossia il processo cuore dove tutti i semilavorati vengono assemblati per creare il “crudo” (green tyre). Lo step successivo è la vulcanizzazione. Tutti i pneumatici vulcanizzati vengono movimentati in modo automatico al reparto finitura (finishing) e controllati con strumenti appositi. Infine passano al magazzino prodotto finito e, da qui, sono pronti per essere consegnati ai clienti. L’innovazione non è solo tecnologia: è sostenibilità, rispetto per l’ambiente, cura delle persone. Il Polo Pirelli di Settimo rappresenta la sintesi di tutto questo.
Prima di entrare, accompagnati dai responsabili che ci hanno spiegato nei dettagli ogni fase della lavorazione, abbiamo indossato abbigliamento specifico e (purtroppo) sulle nostre fotocamere sono stati posti dei sigilli, perché nulla di ciò che avviene all’interno può essere fotografato, per ovvi motivi di segretezza industriale. Ma questo ci ha permesso di concentrarci ancora di più sui macchinari, sulle spiegazioni, sulle mani esperte degli uomini all’interno degli immensi reparti, in cui si resta colpiti dalla pulizia, dall’ordine, dalla luce, dal rumore assolutamente normale. La visita ha acutizzato i nostri sensi, la vista, l’udito e l’olfatto: passando da un settore all’altro, si percepiscono infatti i diversi odori della gomma nelle diverse fasi di lavorazione. E uscendo abbiamo ripercorso la Spina con tante informazioni tecniche in più, impregnati di un buonissimo (per noi) odore di gomma e con l’orgoglio che un’azienda italiana sia arrivata a tanto, nei suoi primi 110 anni di storia.
E il Polo Industriale di Settimo Torinese è talmente speciale da aver attratto e affascinato persino il fotografo Peter Lindbergh, autore di tre indimenticabili Calendari Pirelli, nel 1996, 2002 e 2017. E proprio mentre cercava delle location per quest’ultimo, ha visitato la factory di Settimo Torinese e con il vice presidente esecutivo e CEO Pirelli Marco Tronchetti Provera, è nata l’idea di una mostra. Nel Pirelli Magazine che ci hanno dato, una sua intervista e alcune immagini del Polo Industriale. Lindbergh è un artista, si sa, ma anche una fabbrica può essere arte…
Barbara Premoli