Ha preso il comando al via, bruciando Rosberg in pole, e non l’ha più lasciato: Lewis Hamilton vince per la 5° volta in Ungheria e conquista la 48° vittoria in carriera, diventando leader della classifica dopo 11 GP, ovvero per la prima volta in questa stagione. Con la quinta vittoria in 6 gare l’inglese ha quindi ribaltato lo svantaggio di 43 punti in un vantaggio di 6 (192 vs 186) nei confronti del compagno di squadra, arrivato alle sue spalle, a 1.9 secondi, seguito dalla Red Bull di Daniel Ricciardo (al terzo podio consecutivo qui all’Hungaroring) che ha tenuto dietro la Ferrari di Sebastian Vettel. Stessa cosa che ha fatto Max Verstappen con Kimi Raikkonen, in un duello accesissimo oggetto anche di parecchie critiche ai commissari, perché l’olandese avrebbe (anche se impercettibilmente) cambiato direzione più volte, causando un contatto in cui la Ferrari ha rovinato l’ala, riuscendo comunque a proseguire. Un’ottima gara comunque quelle delle Red Bull, decisamente seconda forza del Mondiale, che all’inizio erano molto vicine alle Mercedes (Verstappen si è persino lamentato dicendo che stava “guidando come una nonna” dietro a Ricciardo).
Nel primo round di pitstop, Verstappen è finito dietro a Vettel, con la Ferrari che ha usato l’undercut, così come con Raikkonen, partito 14° sulle soft con cui ha fatto 29 giri nel primo stint. Il tempo perso dietro al finlandese ha impedito a Max di entrare nella lotta per il podio. Poco prima di metà gara, il team ha avvisato Hamilton di aumentare il passo altrimenti Rosberg si sarebbe fermato per primo nel secondo round di pitstop, per controbattere alle minacce di Ricciardo. Cosa prontamente fatta da Hamilton, che ha messo 2″8 tra sé e il compagno di squadra, avendo così la precedenza per la sosta, in cui nel giro 41 ha montato un altro set di soft, con Rosberg che l’ha seguito nel giro successivo, restando davanti a Ricciardo che si era fermato prima.
Nel giro 53 dei 70, con Hamilton bloccato dalla Haas di Esteban Gutierrez – che è costato al messicano un dito medio alzato quando l’inglese lha finalmente passato e una penalità di 5 secondi per aver ignorato le bandiere blu – Rosberg si era avvicinato a 0.6s, poi Hamilton ha riallungato, perdendo solo nel giro 62 per un bloccaggio alla curva 12.
Vettel è rimasto attaccato a Ricciardo sperando fino all’ultimo nel terzo posto, mentre Raikkonen si è ritrovato l’incubo-Verstappen, ch enon è riuscito a passare nonostante le supersoft. Settima la McLaren di Fernando Alonso (l’uomo del 7, visto che ha chiuso in P7 tutte le sessioni qui in Ungheria), seguita dalla Toro Rosso di Carlos Sainz, dalla Williams di Valtteri Bottas e dalla Force India di Nico Hulkenberg. Unico ritiro della gara, la McLaren di Jenson Button, dopo aver avuto una perdita di pressione idraulica nelle prime fasi che ha inluito sui freni, un drive-through per un team radio non autorizzato (mentre riferiva del problema al team!) e infine una perdita d’olio.
Cose che fanno riflettere perché, come ha detto giustamente via radio lo stesso Jenson, si trattava chiaramente di una questione di sicurezza, visto che riguardava i freni e quindi da regolamento non dovrebbe essere punita. Ma c’è molto caos tra i commissari FIA, l’abbiamo visto ieri in qualifica e l’abbiamo visto oggi, con Button e Verstappen-Raikkonen: ha ragione Maurizio Arrivabene, quando ha chiaramente lasciato intendere nell’intervista a Sky che le regole non sono uguali per tutti. Ma non è bello se la cosa riguarda la sicurezza e non solo una posizione in pista…
Le note dolenti per i ferraristi? Guardate la classifica Costruttori: Mercedes 337, Ferrari 224, Red Bull 223. E quella Piloti non è che vada meglio: Hamilton 192, Rosberg 186, Ricciardo 115, Raikkonen 114, Vettel 110 e Verstappen 100… E da venerdì si torna in pista, in Germania. Poi sarà finalmente break, in pista, non sicuramente dietro le quinte…
Barbara Premoli
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