Ripenso a Jules ed è tutto ancora irreale. “Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po’… e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò…” così cantava Lucio Dalla. Sì, Jules, sei lontano ma allo stesso tempo vicinissimo. Lavoro o non lavoro, per me da quel 5 ottobre è diventato difficilissimo seguire i GP, cercarti e non trovarti. Un anno dopo, manca il tuo sorriso, la tua voce dolce, mancano i tuoi occhi. Ed è impossibile non fare collegamenti di continuo, anche se la vita va avanti: il debutto di Charles Leclerc mi ha riportata alla tua prima volta con la Ferrari, ai tuoi sogni, al tuo impegno, anche ai momenti di rabbia per le promesse non mantenute. Alla tua voglia di vivere e giocare.
“Da quando sei partito c’è una grossa novità…”: quale? Non ce ne sono, caro Jules, la F1 si è solo messa una maschera. La FIA – n0n trovando alcun responsabile – ha addossato la colpa a te, sei stato tu ad andare troppo forte con quel diluvio, da irresponsabile (secondo loro e la loro Commissione!) non hai sollevato il piede e magari hai anche messo tu, volontariamente lì, quel trattore. Si sono inventati la vaccata della Virtual Safety Car, ma di trattori ne abbiamo visti altri, sai? E Charlie Whiting è talmente a posto con la coscienza che se solo c’è una nuvola all’orizzonte adesso si parte tutti dietro la safety car. E poi la storia di Halo, tutti a studiare e a volerlo in tuo nome e poi “No, ripensiamoci, aspettiamo, non si vede bene, rovina l’estetica delle monoposto“.
La cosa che più mi sorprende è vedere i tuoi amici piloti così arrendevoli di fronte alle decisioni dall’alto. Come avessero dimenticato di essere stati accanto alla tua bara quel 25 luglio a Nizza, o abbracciati con la tua famiglia attorno al tuo casco e ai loro. La morte va esorcizzata in fretta, caro Jules. E poi si sa, ci si para sempre dietro quel “Motorsport is dangerous” che assolve tutti. O almeno così gli ipocriti credono.
“Vedi caro amico cosa si deve inventare per poterci ridere sopra, per continuare a sperare…”. Non si ride più, caro Jules, si può solo andare avanti e lottare perché tu abbia giustizia e perché non cali il silenzio su quel 5 ottobre 2014 e sulle responsabilità che ci sono. Per questo siamo sempre dalla parte della tua famiglia, non “contro qualcuno” ma “per te”. E per tutti i ragazzi che come te hanno un sogno. Se ci fossero ancora Ayrton o Michael o Michele loro sì che farebbero casino… Ma la vita non va mai come vorremmo, purtroppo. Ti voglio bene sempre, ogni giorno, mio piccolo Jules