Molti si chiedono perché gli inglesi siano così ossessionati dalle conversazioni sul meteo. Semplice: è una costante. Il GP di Gran Bretagnane è stato il perfetto esempio: 15 minuti prima dell’inizio il breve monsone torrenziale non sarebbe stato fuori luogo in Malesia. Ma, a fine gara, splendeva il sole. Questo clima schizofrenico è continuato per tutto il test in-season dopo il gran premio, anche se in modo meno drammatico. In generale, i team odiano il tempo variabile durante i test. Il punto dei test è provare nuove parti e vedere se funzionano, di norma confrontandole con le precedenti. Ma, per avere un raffronto valido, bisogna anche giocare sullo stesso piano – altrimenti i dati tendono a essere inaffidabili. Quindi, dato che tutto il martedì pomeriggio è stato da ombrelli, oltre alla pioggia intermittente del mercoledì, ha sorpreso che i team siano riusciti a completare 1.805 giri (ovvero più di 34 distanze del Gran GP di Gran Bretagna) nel corso dei due giorni a Silverstone. Questo porta il numero complessivo di chilometri percorsi finora nei test di quest’anno a 61.772 (un bel contrasto con il 2006, quando il totale dei test dell’anno è stato di 411.102 chilometri!).
Per ironia, anche se la pioggia non è stata particolarmente intensa durante i due giorni a Silverstone, queste condizioni variabili sono state proprio quelle con cui molti team hanno più combattuto. Come ha sottolineato Alex Lynn, che ha guidato la Williams il primo giorno: “Bisogna amare la pioggia inglese: all’inizio non era abbastanza bagnato per i pneumatici full wet – e poi era un po’ troppo asciutto per le intermedie…”.
Con i regolamenti della F1 che impongono che i team debbano riservare almeno due dei quattro giorni di test in-season ai giovani piloti, Lynn è stato uno dei numerosi development drivers che hanno avuto il loro momento di gloria al volante di una Formula 1 attuale.
Per alcuni di loro si è trattato di un debutto assoluto, come per Nikita Mazepin con la Force India, Santino Ferrucci con la Haas (che è diventato il primo Americano a guidare una monoposto di F1 americana dal 1977) e per Sergio Sette Camara con la Toro Rosso. Il fatto che nessuno di loro abbia fatto danni in queste condizioni al limite è un grande merito. I test sono anche un’opportunità per i team di provare parti che normalmente non userebbero in un weekend di gara: martedì la Red Bull ha montato un ‘halo’, mentre mercoledì la Williams ha provato un’insolita ala posteriore.
Durante i test ciascun team di norma schiera una sola macchina, ma gli spettatori del test di Silverstone avranno notato due Mercedes. Gli osservatori più attenti avranno anche visto che le due monoposto differivano in qualcosa, dato che Pascal Wehrlein guidava una Mercedes W05 del 2014, il primo anno della nuova era ibrida. Ma non si trattava di nostalgia, visto che Wehrlein stava utilizzando quella monoposto per provare i concept di struttura e mescola dei pneumatici 2017 in dimensione 2016 (13 pollici). Si tratta di parte della prima fase dei test Pirelli per il prossimo anno, quando i pneumatici diventeranno più larghi del 25%, prima che a breve, ad agosto, inizino i test dei pneumatici 2017 full-size, utilizzando monoposto modificate (di un periodo simile a quello della Mercedes di Wehrlein a Silverstone). Il test era ‘alla cieca’ – nel senso che nessun pilota o team sapeva esattamente cosa stesse provando Pirelli, in modo che nessuno avesse un vantaggio in termini di competitività e che il pilota non avesse particolari preconcetti nel momento di dare il suo feedback.
Il lavoro si è concentrato sui pneumatici slick: non ideale visto che c’è stata molta pioggia. Ma sull’asciutto sono stati percorsi parecchi chilometri: il mercoledì mattina, Wehrlein ha completato più giri di tutti. Adesso i risultati saranno portati a Milano dove verranno analizzati dal team dedicato di ingegneri che lavorano su quest’ultima generazione di pneumatici. Essenzialmente, il loro compito è costruire questi pneumatici per un design di monoposto che allo stato attuale non esiste, cosa sicuramente non facile. Ma, se fosse facile, allora potrebbero farlo tutti.
Redazione MotoriNoLimits