Non aveva ancora 25 anni, Luis Salom, li avrebbe compiuti il 7 agosto. Spagnolo, nato a Palma di Maiorca, era entusiasta alla vigilia del GP di Catalogna, gara di casa per lui. Questo pomeriggio l’incidente, nel corso delle seconde prove libere della Moto2, i soccorsi immediati, il massaggio cardiaco e l’elicottero che l’ha portato subito in ospedale, un intervento d’urgenza, ma nulla da fare. Il paddock della MotoGP a Barcellona è sotto choc per questa tragedia. Una carriera iniziata nel 2007 nel campionato spagnolo 125. Poi due anni in Aprilia e nel 2013 Kalex, con il Sag Racing Team, in Moto3, con cui corre – no, correva – anche in questa stagione. Un secondo posto in Qatar nella gara d’esordio. Una vita e una carriera davanti, da costruire sulla base di 118 gare, 9 vittorie, 25 podii, 4 pole position. Finito tutto, tragicamente e inaspettatamente, alla curva 12 del Circuit de Catalunya.
Rabbia, sgomento e dolore, amplificati guardando il suo ultimo tweet, di questa mattina, 9 ore fa soltanto, entusiasta prima di salire in moto per le FP1 nel suo GP di casa. E non ci si venga a dire la solita frase idiota “è morto facendo quello che amava”. Sono tutte palle, alibi per cercare di trovare una spiegazione a un’ingiustizia. Guardate il suo sorriso e provate a non incazzarvi – sì lo scrivo, perché altri termini sarebbero solo ipocrisia. Ciao Luis…
Barbara Premoli
Con ganas de FP1 y de volver a rodar sobre @Circuitcat_es! Este circuito es espectacular! #CatalanGP #motogp pic.twitter.com/bI4pJoWLnT
— Luis Salom (@LuisSalom39) 3 giugno 2016
Ya en Barcelona! Con muchas ganas de empezar el #CatalanGP! In Barcelona & ready for the Grand Prix! 👊✊ pic.twitter.com/WbQ2GlpEKO
— Luis Salom (@LuisSalom39) 2 giugno 2016