Ti guardi indietro e dici “No, non possono essere passati 15 anni”. Perché Michele Alboreto c’è sempre, nella mia vita e in quelle di tutti gli appassionati di corse e di Formula 1. Di quel momento resta lo sgomento, l’incredulità, la disperazione, il vuoto. Restano frammenti di ricordi e dettagli strani, ma la mente fa così, archivia istanti in apparenza insignificanti…
A me restano l’amica e collega Monica sulla porta della redazione in Via Rasori la mattina dopo presto… lo zucchero caduto quando Massimo Boldi è venuto in redazione… la telefonata con Mike Bongiorno (per me da allora “il signor Mike”)… la prima volta in cui ha incontrato Ermanno Alboreto ed è stato come se Michele venisse a vedere il nuovo ufficio per cui avevamo fatto sogni e salti mortali… essere lì tra gli uomini della Ferrari accanto a lui, con don Sergio Mantovani (“Don Ruspa”, come l’aveva soprannominato il Commendatore)… e poi la mostra a Rozzano e l’inaugurazione del monumento, con tanti amici veri e anche tante facce di tolla che ancora oggi mentono sapendo di mentire. E noi lasciamogli credere che ci crediamo, vero Michele?
Non si possono non ricordare quel 25 aprile 2001, questi 15 anni… qualunque parola sarebbe poco e troppo. Quindi, ho pensato di fare un tuffo nel tempo e, anche se a fatica, sono andata a recuperare quel numero di giugno 2001 del giornale, che era in uscita, rivoluzionato all’ultimo, in due giorni, cercando di restare lucidi (una parola…). Il primo senza di lui. Ho fatto al volo dei PDF e perdonate se non sono tutti perfettamente allineati… Da quel giorno, al momento di compiere qualunque scelta, oltre agli amici, ai miei, ho sempre chiesto anche a Michele che cosa ne pensasse. E la risposta è sempre arrivata puntuale. Esattamente come prima, sgridate e risate incluse. Ciao Michele… e guarda che aspetto sempre la telefonata.
Barbara Premoli