In questi giorni di apparente tranquillità, aspettando la presentazione delle nuove monoposto, a poco più di 10 anni dall’ultimo GP del Minardi Team F1
ho voluto giocare coi numeri e le statistiche.
Naturalmente è stato un vero gioco, ma i numeri che sono emersi sono simpatici e da una parte mi gratificano, considerando anche il sistema punteggio di quegli anni, le risorse economiche ridotte e le varie difficoltà nel reperire motori e gomme. Se da una parte il team Minardi è al primo posto come numero di gran premi disputati senza conquistare alcun podio (siamo infatti arrivati tre volte al quarto posto) dall’altro occupiamo ancora la 7° posizione, alle spalle di colossi del calibro di Ferrari, McLaren, Williams, Lotus, Tyrrel e Brabham, come numero di gran premi disputati in totale. 340 GP, contro i 326 di Liguer, 311 di Sauber e 300 di Renault, che proprio quest’anno tornerà come costruttore. Nella classifica punti, rientriamo nella top 40, col 36° posto davanti a Prost Gp, Toleman, Footwork. Ci sono volute 73 gare prima di disputare un giro in testa (1989 – GP Portogallo con Martini) contro i 178 di Sauber e 82 della BAR.
Sul fronte piloti, Pierluigi Martini è al 14° posto come numero di gran premi corsi col medesimo costruttore (103) su 118 partenza nella sua carriera in Formula 1 che lo collocano in 48° posizione assoluta (primo è Barrichello con 323 Gp) e al 6° posto tra gli italiani. Nella Top six dei debuttanti più giovani, il Minardi Team è rappresentato da Fernando Alonso (19 anni e 218 giorni) ed Esteban Tuero (19 anni e 320 giorni). Niente male.
Come dicevamo sono solamente numeri, ma se vogliamo continuare a giocare coi “se” notiamo che, col sistema di punteggio attuale, la Minardi sarebbe andata a punti fin dalla stagione di esordio grazie a un ottavo posto in Australia di “Piero” Martini. In 21 stagioni, solamente nel 1987 non avremo raggiunto la Top-10. L’altro grande rammarico è legato alla fornitura del motori. Oggi i costruttori sono obbligati a fornire Power-Unit tutte uguali, salvo deroghe fatte ad hoc, come nel caso di Toro Rosso per il 2016. Come Minardi, già anni avevamo tentano (invano purtroppo) di porre l’attenzione verso questa regola, poiché eravamo costretti a correre con propulsori vecchi anche di tre generazioni. Nonostante tutto però, in alcune circostanze, siamo riusciti a stare davanti a costruttori ben più blasonati. Piccole soddisfazioni. Con un sorriso in più, ci prepariamo a vivere e seguire da vicino un’altra intensa stagione di Formula 1… e che vinca il migliore.