Se fino a venerdì il ritmo era pacato, come in una lenta marcia di avvicinamento, oggi il GP d’Italia è entrato nel vivo. Protagonista Monza, in pista, come è normale che sia, e nel paddock, con una marea di volti noti noti venuti qui per incontrare Bernie Ecclestone. Ci si guarda intorno e si pensa: l’Autodromo senza il GP? Impossibile, assurdo, Come avere una McLaren P1 e tenerla chiusa nel box per non rovinarla! E così sono andati nel’hosptality del grande capo, i vertici SIAS, i politici (Maroni, Salvini, Meloni). Si dicono ottimisti, ma come diceva il Trap “mai dire gatto…”. E ovviamente non potevano mancare Sergio Marchionne e Pieri Ferrari, per stare vicini alla squadra.
Lontano dalle discussioni, il GP vero, quello della gente. Tanta. E me la sono goduta anche oggi la gente, girando fuori dalla “gabbia dorata”. Gente di ogni età e tanti giovani. Tra loro anche la mia “nipotina” Chiara e il suo amico Alessandro, che mi hanno fatto da inviati speciali sul campo, andando in giro e chiedendo informazioni, rimbalzati più volte da troppi “non so, chiedi a un altro”. C’era il dubbio del ritorno con la navetta e la risposta l’hanno avuta, subito e precisa, all’Infopoint e il ritorno è stata una passeggiata. Insomma, la cosa è perfettibile in vista del prossimo anno.
Perché è il pubblico il vero protagonista del weekend, senza di loro nessuno va da nessuna parte e quindi un po’ più di attenzione la meriterebbe. Uscendo, come ogni sera, il solito gruppo ma più corposo davanti all’ingresso del paddock. Una coda di mezz’ora per passare quel punto. Ma la sapete una cosa? L’ho fatta volentieri, perché provo un misto di tenerezza e tristezza guardando quei ragazzi (e non solo) che, dopo uan giornata intensa fatta di tanta strada a piedi, restano lì solo per veder uscire i piloti. Non ce ne sarebbe bisogno se la Formula 1 si aprisse di più alla gente, se togliesse troppi teloni spuntati nel corso degli ultimi anni e che ci avvolgono come fossimo mummie! Che cosa cambia se gli appassionati guardano all’interno del paddock? Rubano segreti industriali vedendo un pilota che esce dal motorhome?!? La sento questa rabbia nelle parole di tanti lettori che in questi giorni sono qui a Monza, come ogni anno…
Il sabato è stato un crescendo verso l’ora più intensa, quella delle qualifiche. Prima tante parole, tanti incontri, tanto “ascolto”, tanti amici e tante corse, ragazzi! Da una parte all’altra e su in sala stampa perché ogni tanto ci si ricorda che magari bisogna anche scrivere… Ma sembra di perdere qualcosa stando qui! E vorresti avere il dono dell’ubiquità! Oggi, tra tante cose e tanti amici, Ermanno Alboreto ha presentato il suo libro su Michele in versione inglese e c’è stato un bel movimento attorno alla Libreria dell’Autodromo! E poi tanti incontri nel paddock e tante foto, tanti famigerati selfie anche. Che sono una grandissima boiata, lo ammetto, ma hanno un merito, come quando tanti anni fa si facevano le foto con l’autoscatto in famiglia: si ride! E così mi ritrovo a sera con un “album delle figurine” pazzesco, dove stento persino a riconoscermi.
Eh già, Monza fa bene… Come ha fatto bene respirare la storia sulla Sopraelevata a un evento Shell/Ferrari: uno spettacolo, un tuffo nella storia, che ogni volta mi lascia senza parole. La tentazione di riprovarci ad andare fin su c’era, ma stavolta il cervello ha prhe non si senti evalso… Largo ai giovani, a Sebastian che è andato su e tornato giù come un puma, e la consolazione che anche Kimi ha preferito osservarlo e basta!
Una giornata fatta anche di musica, quella delle qualifiche, dei motori e dei tifosi sulle tribune. Beh, era davvero da tanto che non si sentiva questo entusiasmo. Che mi ha fatto pensare alla differenza tra tifo e passione. Il tifo è davvero una brutta bestia e l’Alzheimer è una brutta malattia che colpisce senza rimedio i tifosi. Quelli che l’anno scorso tiravano insulti a Vettel, facendosi immortalare orgogliosi con il dito alzato sulle tribune al suo passaggio e che in questi giorni lo adorano come un mito… W la passione, abbasso il tifo, ne sono sempre più convinta!
Delle qualifiche sapete, di un Hamilton che non ha lasciato nessuna sessione a nessuno da ieri e delle due Rosse di Kimi e Sebastian lì con lui. Una gioia per il pubblico, quasi tutto rosso intorno a noi, come sempre. Del post-qualifiche mi ha colpita il viso di Lewis, rabbuiato, non come l’anno scorso quando aveva fatto il selfie con noi giornalisti prima della conferenza stampa. Sensazioni. O forse pensava solo ai fatti suoi o al colore dei capelli con cui presentarsi in pista al prossimo weekend di gara (dubito scelga il rosso…)!
Torno a casa e, mentre affronto le mie 23 rotonde, penso ai profumi di Monza. A quelli che mancano (ricordo quando fino a qualche anno fa c’era intensissimo e dolciastro quello della benzina, ormai sparito, come i motori veri, d’altronde!) e quelli che mi porto addosso: sembra di essere appena uscita dalla doccia, un mix che neppure il miglior maestro profumiere al mondo potrebbe creare, quello di tutti i profumi che restano addosso dopo tutti i baci e gli abbracci. Profumo di amici e di Monza.
Barbara Premoli