Un GP di Ungheria che non sarà facile dimenticare. Al termine dei 69 giri (uno in meno per la partenza abortita) il trionfo del pilota della Ferrari Sebastian Vettel, nella gara che è stata la peggiore della stagione per il duo della Mercedes Lewis Hamilton e Nico Rosberg.
Per il tedesco della Scuderia il secondo successo della stagione e il primo qui all’Hungaroring, il 41° in carriera che lo porta alla pari con il tre volte Campione Ayrton Senna. Un GP, come detto, che segna uno stop in casa Mercedes, la prima volta dal GP del Brasile 2013, dopo 29 gare, in cui il team non arriva a podio, con Hamilton 6° e Rosberg 8°.
Hamilton stava persino per perdere la leadership in Campionato per una serie di guai: andato largo alla chicane nel primo giro, quando Rosberg l’ha leggermente toccato, è dovuto tornare ai box per cambiare l’ala, poi ha avuto un drive-through per il contatto con la Red Bull di Daniel Ricciardo. Ancora più beffarda la gara di Rosberg, secondo a pochi giri dalla fine, quando ha avuto un contatto con Ricciardo alla curva 1, in cui il tedesco la forato e ha dovuto percorrere un intero giro per cambiare le gomme e l’australiano ha danneggiato l’ala.
Rosberg è tornato in pista 8°, due posizioni dietro al compagno di squadra, che ha rimontato il gruppo portando il suo vantaggio in classifica su Nico a 21 punti. Ma la gara della Mercedes è stata segnata subito dal via, quando dalla prima fila sono stati bruciati da Vettel e Raikkonen, con Rosberg 3° e Hamilton 4°. Una partenza pazzesca quella dei due della Ferrari, che hanno fatto esplodere il pubblico sulle tribune, i meccanici ai box e i telespettatori, e che sembrava destinata a sfociare a una doppietta, la prima dal GP di Germania 2010, prima che un problema alla MGU-K portasse a un calo di potenza sulla SF-15T di Raikkonen, costretto poi al ritiro dopo un tentativo da parte del team di
resettare il sistema. Un weekend no per il finlandese, al centro del mercato piloti 2016, che aveva bisogno di un buon risultato che era lì. Ma quando non deve andare non va, lo si era capito già da quella nose camera volata via a metà gara. Brucia quella doppietta mancata, ma arriverà…
Colpo di scena anche per l’incidente della Force India di Nico Hulkenberg nel giro 43, dopo il cedimento dell’ala anteriore, che l’ha visto finire contro le barriere alla curva 1, fortunatamente senza conseguenze per il pilota tedesco. Per spostare macchina e detriti, prima VSC e poi Safety-Car in pista, che ovviamente ha ricompattato il gruppo, facendo perdere a Vettel il vantaggio acquisito. Ed è stato proprio questo
incidente a rivoluzionare i giochi e a regalare un finale thriller a questo decimo round del Mondiale, perché alla ripartenza Rosberg incalzava pericolosamente Vettel e, con 14 giri ancora da percorrere, chissà se il ferrarista sarebbe riuscito a resistere… poi la foratura nel giro 64, solo 5 alla fine, per Vettel il paradiso, per Rosberg l’inferno.
Fantastico secondo posto per Daniil Kvyat, pilota più giovane ad arrivare a podio da Vettel nel GP d’Italia 2008, e che ha tratto vantaggio dal rientro ai box del compagno di squadra Ricciardo, finito sul terzo gradino in una giornata memorabile per la Red Bull (e contro il quale i commissari hanno deciso di non prendere misure per l’incidente con Rosberg). E quindi primo podio RBR del 2015 e primo doppio podio dal settembre 2014, oltre che primo in assoluto per Kvyat.
Miglior piazzamento in carriera anche per Max Verstappen, 4° con la Toro Rosso dopo aver avuto anche un drive-through per il contatto con la Williams di Valtteri Bottas.
Tutti gli imprevisti della seconda parte di gara hanno permesso a Fernando Alonso di portare a casa un impensabile 5° posto per la McLaren, miglior risultato della stagione, completato dal 9° di Jenson Button.
Settima la Lotus di Romain Grosjean, con Marcus Ericsson che ha portato la Sauber al 10° posto, davanti al compagno di squadra Felipe Nasr. Niente punti invece per la seconda volta della stagione per la Williams, con Massa – che ha avuto anche una penalità di 5 secondo per essersi messo fuori posizione in griglia, causando la seconda partenza – 12° e Bottas 13°.
Una gara che sarà ricordata per tante emozioni, quindi, per 69 giri con tutti i colpi di scena possibili e immaginabili (mancava la pioggia e poi c’era tutto!. E per fortuna che tutti hanno sempre detto che all’Hungaroring è importante partire davanti perché è difficile superare… ne abbiamo visti parecchi oggi di sorpassi, alcuni azzardati e al millimetro, fin dal via), ma soprattutto per il pre-gara, per quel terribile minuto di silenzio, a quell’abbraccio, con i piloti, la mamma, il papà, i fratelli, gli amici di Jules, a quel cerchio attorno a tutti i loro caschi, con al centro quello del loro amico.
Tutti oggi avrebbero voluto vincere per lui e ci è riuscito il pilota della Scuderia, la casa di Jules, il team dove prima o poi avrebbe corso, come ha detto lo stesso Sebastian via radio rientrando nella pitlane. “Grazie ragazzi… Forza Ferrari, mi sentite, ragazzi? Un’altra bandiera a Maranello. Et merci Jules, cette victoire est pour toi, cette victoire est pour toi. Sarai sempre nei nostri cuori, sappiamo che prima o poi Jules sarebbe stato parte di questo team. Grazie, guys“.
E se è stato un momento fortissimo per noi, umanamente dev’essere stato impossibile per quei 20 ragazzi che hanno ricacciato indietro commozione e lacrime e, pochi istanti dopo, hanno abbassato la visiera e hanno affrontato non solo una gara, ma il destino, con una grinta oggi ancora più tangibile, spinti da qualcosa di sovrumano, dalla rabbia, dalla tristezza, anche dalla paura. Per i piloti la paura non esiste, non deve esistere e se solo affiora va esorcizzata, ricacciata giù come le lacrime. Comprensibile che Felipe Massa abbia sbagliato posizione.
Comprensibile il disastro di Hamilton, che oggi non ci stava con la testa, non era lui. Incredibile che tutti siano riusciti a salire a bordo, concentrarsi, lottare, arrivare alla bandiera a scacchi. Esseri speciali, da rispettare sempre, che siano Campioni o relegati da ferraglie non da F1 alle ultime file dello schieramento. E si vergogni chi ha avuto il coraggio di additare l’assenza di qualcuno di loro ai funerali, perché oggi è bastato guardarli quei visi…
Non dimenticheremo questo GP, la fatica fatta per staccare la testa da quel cerchio e concentrarci sulla corsa, prendere appunti, twittare e ritwittare, postare su Facebook come se niente fosse, come se fosse un giorno con un altro. Non dimenticheremo mai Jules, anche dopo questa ultima cerimonia pubblica. #IMissYouJules, mi manchi Jules e mi mancherai per sempre. #FlyHighJules #CiaoJules
Barbara Premoli
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