Premessa: finalmente una gara! Merito della partenza a palla di Massa e Bottas, della Safety Car nel primo giro, della pioggia, delle strategie azzeccate di alcuni e degli errori di altri, della carica di Lewis Hamilton, che oggi ha conquistato la 38° vittoria in carriera, la 3° qui a Silverstone (2° consecutiva) e la 5° della stagione. Un successo su cui tutti avrebbero scommesso prima del via, messo in forse dalle Williams, con Massa autore di una partenza che sarà ricordata a lungo, da 3° a 1°.
Hamilton non si è perso d’animo ed è rimasto lì fino all’arrivo della pioggia, che è iniziata a cadere nel giro 37. E poi la sua decisione vincente, di rientrare nel giro 44 per montare le intermedie. Secondo il compagno di squadra Nico Rosberg, che è riuscito a passare Bottas e Massa, rimasti sulle slick quando gli altri erano già passati alle intermedie, e che ora si trova a 17 punti da Lewis.
Chi fino alla pioggia vedeva lontanissimo il podio era la Ferrari, con Sebastian Vettel che ha sfruttato la strategia, passando alle intermedie subito dopo Hamilton e riuscendo così a superare entrambe le Williams, chiudendo terzo.
Si mangeranno le unghie per tutta la notte in casa Williams: come detto, fenomenale la partenza di Massa, che si è infilato in mezzo alle Mercedes prendendo il comando della gara alla Abbey, con Bottas secondo davanti a Hamilton e Rosberg, subito superato dall’inglese alla Village, prima della Safety Car dopo la doppia collisione tra le McLaren e le Lotus: Romain Grosjean ha toccato la RBR di Ricciardo, che ha spinto il francese proprio contro la macchina di Pastor Maldonado, in stile bowling o birilli, con doppio ritiro. E, nel cercare di evitare l’incidente, Fernando Alonso è finito contro la McLaren del compagno di squadra Jenson Button, costretto al ritiro, mentre Alonso è rientrato ai box per sostituire il muso. Alla ripartenza, Hamilton ha tentato l’attacco a Massa alla Club, andando largo e aprendo la porta a Bottas, che si è poi avvicinato a Massa. Qui il primo errore della giornata del team, che inizialmente ha detto ai piloti di collaborare e poi ha dato via libera al finlandese di attaccare, cosa che non gli è riuscita.
Primo a fermarsi per i pit Hamilton, uscito davanti alla Force India di Sergio Perez, con Massa e Rosberg rientrati insieme il giro successivo e il brasiliano affiancato a Rosberg nella pitlane, uscito però dietro all’inglese. Bottas è invece uscito tra Massa e Rosberg, con Hamilton al comando – per la 18° gara consecutiva, conquistando il record di Sir Jackie Stewart che resisteva da 45 anni.
Un GP già ricco d’azione ma ad aggiungere pepe e incertezza ci si è messa la pioggia, che ha permesso a Rosberg di passare le Williams e di avvicinarsi al compagno di squadra. Che ha valutato la situazione comunicando al team la sua decisione di rientrare per montare le intermedie (l’errore di Montecarlo ha lasciato il segno!), un tempismo perfetto che gli ha consentito di solo la decisione di mettersi a distanza di sicurezza da Nico, rientrato il giro dopo.
Non si sa cosa sia accaduto in casa Williams: prima il ritardo nel richiamare i piloti fuori più di tutti gli altri leader con le slick sotto una pioggia sempre più intensa e le macchine inguidabili, poi rientrati insieme al pitstop nel giro 45, rientrando 4° e 5°, alle spalle di Sebastian Vettel, che è quindi tornato sul podio che mancava da due gare.
Sesta la Red Bull di Daniil Kvyat, unico “Toro” a vedere la bandiera a scacchi e vicinissimo a Bottas nelle fasi finali., seguito dalle Force India in specifica B di Nico Hulkenberg e Sergio Perez 7° e 9°, divisi dalla Ferrari di Kimi Raikkonen che – sa Dio perché – ha deciso di montare le intermedie troppo presto, dovendo quindi rientrare pochi giri dopo per montare un nuovo set. Ultimo ma importantissimo punto per la McLaren di Fernando Alonso, il primo della stagione, dopo quattro ritiri consecutivi.
Disastro per la Toro Rosso, con Max Verstappen nella ghia alla ripartenza per gli pneumatici freddi – ma restiamo della nostra idea: diventerà un Campione ma un altro anno di gavetta non gli avrebbe fatto male… mentre Carlos Sainz Jr era 9° quando è rimasto fermo all’ultima curva, provocando la neutralizzazione della gara con la virtual safety. Ma, VSC o no, noi non le vogliamo proprio più vedere le gru in pista, anche con macchine costrette a rispettare limiti ferrei!
Undicesima la Sauber di Marcus Ericsson, in zona punti per gran parte della gara, seguito dalle Manor di Roberto Merhi e Will Stevens. E un altro ko per la Red Bull di Ricciardo, sempre meno sorridente, per un problema sembra di natura elettrica. Ancora peggio è andata a Felipe Nasr, rimasto fermo con la sua Sauber nel giro di ricognizione e subito riportato ai box.
Che dire? Sono stati 52 giri in cui finalmente non si è rischiato il colpo di sonno, merito dei diversi colpi di scena, della pioggia, di un Lewis Hamilton a martello, di una Mercedes come sempre su un altro piano (due piloti sul podio per il nono GP consecutivo dicono qualcosa…), di un circuito che – non ce ne voglia l’architetto – ma non è stato costruito al computer da Hermann Tilke! Ecco il senso di tracciati storici high speed e veri e Mr Ecclestone dovrebbe pensarci, anche se andare fuori dall’Europa rende, ma qui la gente si diverte e risponde: 140mila le presenze oggi a Silverstone e l’invasione di pista a fine gara è stata da pelle d’oca. E Monza potrebbe regalare uno spettacolo simile, in pista e come atmosfera, specie abbassando un po’ il costo dei biglietti.
La Ferrari? Opaca fino alla pioggia, con Raikkonen non convincente e Vettel partito male, ma abile nel saper sfruttare l’occasione dell’errore della Williams (anche se Seb continua a ripetere che non è stato un regalo di Natale…), dopo ovviamente aver azzeccato in pieno la strategia.
Chiaro il commento dopo-gara di Maurizio Arrivabene ai microfoni di Sky Sport F1: “Sono soddisfatto per quanto fatto da Sebastian perché ha dimostrato ancora una volta di chiedere di entrare nel momento perfetto. Poi ha fatto un capolavoro in pista. Non sono contento perché dobbiamo essere onesti: se la gara fosse stata tutta senza pioggia, il gap sarebbe stato molto diverso. Quindi bisogna andare avanti con umiltà e non fare i fenomeni perché abbiamo avuto un terzo posto grazie a un grande pilota e a una grande strategia. Ma ci vuole anche una grande macchina.
Noi abbiamo dei ragazzi che lavorano nelle strategie che sono molto bravi e di cui ci si può fidare. È ovvio che in caso di pioggia si lavora in due, la chiamata è del pilota. Quello che è successo con Kimi è evidente, cioè è il pilota che deve giudicare come lavora la macchina. Lui ha fatto una chiamata anticipandola ed è finita così”. Alla domanda se questo podio sia un messaggio per la Williams: “Stavano dandocelo loro il messaggio. Bisogna essere umili e riconoscere che qui erano più forti loro“.
Ma non si può negare l’innegabile: oggi le macchine di Sir Frank erano velocissime e, senza il pazzo meteo inglese, la storia sarebbe andata diversamente, perché la SF-15T ha aveva lo stesso passo. Adesso si tratta di continuare a lavorare duro, guardando alle spalle, ovvero a quella Williams sempre più temibile e che, come nel 2014, nella seconda parte di stagione si trasforma in un fulmine di guerra. Muretto permettendo…
Barbara Premoli
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