Il 31 marzo, in occasione della conferenza stampa per la presentazione del piano industriale, era stata una delle promesse fatte: Monza avrà finalmente un museo. Se ne sentiva parlare da anni e quindi qualche dubbio era lecito. E invece venerdì 19 giugno, meno di 3 mesi dopo, il Museo della Velocità è realtà e segna una tappa significativa nel percorso di rilancio del circuito, per consentire agli appassionati di trovare al suo interno una serie di attività e interessi e viverlo, quindi, a 360°, anche a motori spenti.
Attenzione, però, non aspettatevi un “museo” nel senso letterale del termine. Quello inaugurato alla presenza del presidente dell’ACI Angelo Sticchi Damiani, del vice-presidente AC Milano Marco Coldani, del sindaco di Monza Roberto Scanagatti, del presidente SIAS Andrea Dell’Orto, del procuratore dell’Autodromo Francesco Ferri e di due star come Giacomo Agostini e Fabrizio Pirovano, è infatti un’esposizione multimediale, dinamica, curata da Ippolito Alfieri, all’interno di una struttura in vetro e acciaio opera dell’architetto Marco Donati accanto al villaggio dove ci sono i negozi e il nuovo Infopoint.
Non un’esposizione statica, ma una serie di box di 4 metri quadrati ciascuno, all’interno dei quali vengono raccontati vari aspetti delle corse, dall’abbigliamento alla ricostruzione di un podio o di un vecchio salotto con una TV in bianco e nero (oggetto per molti sconosciuto… beati loro!). Il Museo della Velocità è uno spazio in cui il visitatore può vivere un’esperienza multisensoriale attraversando quattordici aree tematiche differenti che narrano la storia del circuito con automobili, motociclette e piloti.
A fianco di pezzi da collezione, trovano posto immagini, dati, filmati e installazioni. Non qualcosa di statico, quindi, ma in continua trasformazione: così l’ha voluto il curatore Ippolito Alfieri, giornalista e fotografo con una pluriennale esperienza nel mondo dell’automotive e responsabile dal 2000 al 2004 del prestigioso Concorso d’Eleganza di Villa d’Este, per interpretare al meglio il concetto di velocità, ruotando periodicamente l’apparato espositivo, perché “non ci sia il tempo perché la polveri si depositi sugli oggetti“. E così, tornando in Autodromo, si troveranno sempre nuovi oggetti, nuove installazioni, nuovi motivi di interesse, per appassionati di motorsport e non solo e, soprattutto, per persone di ogni età, bambini e giovanissimi inclusi, che qui trovano pane per i loro denti, ovvero tanta tecnologia con cui giocare e – si spera – apprendere la storia. L’esposizione prosegue anche nel resto dell’Autodromo, grazie a una App per smartphone che guiderà il visitatore nei luoghi-simbolo del circuito, continuando la narrazione iniziata al museo con immagini, video e curiosità. E avrà sicuramente successo il box con il visore Samsung Gear VR: indossando degli speciali occhiali potrete fare un giro della pista onboard con Ivan Capelli o Fabrizio Pirovano, a seconda che preferiate auto o moto.
Come ha sottolineato Francesco Ferri: “Il Museo della Velocità era uno dei punti fondamentali che ci eravamo prefissati nel progetto di rilancio dell’Autodromo Nazionale Monza. Lo inauguriamo, non a caso, durante il weekend della 62° Coppa Intereuropa di auto storiche per simboleggiare il legame che ci lega alla storia del circuito e lo sguardo verso il futuro“.
“Il territorio monzese è capace di rinnovare e stiamo facendo rete tra Enti e Istituzioni affinché ciò avvenga“, ha sottolineato il sindaco di Monza Roberto Scanagatti. “Il nostro dialogo è forte e serrato per un progetto comune“.
A sottolineare l’importanza dell’evento, la presenza del presidente dell’Automobile Club d’Italia Angelo Sticchi Damiani: “Non potevo mancare all’inaugurazione del Museo della Velocità per ringraziare del lavoro che l’Autodromo Nazionale Monza sta facendo. Un nuovo corso è iniziato. Per quanto riguarda l’argomento che sta a cuore a tutti, non si può pensare di avere più opzioni per la Formula 1: per ACI, il Gran Premio d’Italia è a Monza“. E vi assicuriamo che per chi scrive poter fare una domanda diretta, facendo riferimento alla recente visita della delegazione di Imola a Bernie Ecclestone, e avere una risposta altrettanto diretta dal Presidente, occhi negli occhi, è stato importante, più dei tweet che siamo abituati a scambiarci.
“E’ un giorno importante per noi perché quando abbiamo creato il piano industriale di rilancio, ci siamo impegnati a fare degli step di verifica come l’inaugurazione del Museo della Velocità“, ha detto durante la conferenza stampa Andrea Dell’Orto, presidente SIAS. “Nel nostro percorso di rilancio, abbiamo cercato di mettere al centro anche il culto per il motorsport che l’Autodromo può vantare, a differenza di altri circuiti. Riteniamo di avere un percorso molto chiaro da seguire. Ci stiamo impegnando per il rinnovo del contratto del GP di Formula 1 a Monza con una strategia precisa perché la parte sportiva rimane estremamente importante per la dirigenza“.
Concetto ribadito anche dal vice-presidente di AC Milano Marco Coldani (assente giustificato il presidente Ivan Capelli, in Austria per il GP): “Per noi è prioritaria la difesa della Formula 1 e ritengo che il successo sia a portata di mano“.
La parola è poi passata a due Campioni del motociclismo, che Monza l’hanno vissuta in pista. Giacomo Agostini ha dato la sua MV Agusta 500 tre cilindri all’esposizione: “Appena sono arrivato questa mattina in Autodromo ho sentito un’emozione particolare. Qui ho vinto il mio primo titolo di campione del mondo, a casa mia. Tanti sacrifici sono stati fatti per l’autodromo che è noto in tutto il mondo e sono convinto che continuerà la sua storia“. A giocare ancora di più in casa Fabrizio Pirovano, che ha prestato la sua Yamaha Superbike del 1992 ed è pronto a mettere a disposizione del museo le altre sue moto.
Girando tra i box allestiti con contenuti grafici, multimediali e oggetti (anche uno splendido diorama), tra le vetture e le moto esposte (Ferrari F10, Mercedes F1 W05 Hybrid, Porsche 996 GT3 R, Maserati Eldorado Special di Stirling Moss, MV Agusta 500 del 1970 di Ago e Yamaha Superbike del 1992 di Piro) quali sensazioni? Recepito il messaggio dell’ideatore del museo e il linguaggio espositivo scelto per interpretare le emozioni dei motori e della pista, ammettiamo i nostri limiti di 50enni attaccati alla tradizione e meno multimediali: sapendo cosa contengono i magazzini dell’Autodromo (avendo avuto qualche anno fa la possibilità di vedere quei forzieri pieni di tesori…) ci saremmo aspettati di ritrovare un po’ più di quegli oggetti che sono la storia di quasi 100 anni di Autodromo. Certo, ci sta la frase di Alfieri “il nemico di questo museo è la polvere, abbiamo puntato sulle nuove tecnologie e l’applicazione per smartphone è un esempio“, ma personalmente siamo attaccati al passato e ci piace la polvere della storia. Non puzza, non fa grattare, profuma, perché vi si ritrovano le vite di chi quella storia l’ha fatta e ha fatto diventare l’Autodromo un Tempio della Velocità unico al mondo.
Questa storia va trasmessa alle giovani generazioni, che chiaramente vivono di App e tecnologia, mezzi più rapidi e fruibili. Ma è un po’ come con i libri: certo, un ebook è pratico, ma vogliamo mettere le sensazioni che dà sfogliare un libro, accarezzare la carta patinata, sentirne l’odore? E ve lo dice una che è tornata da Le Mans con 6 kg e mezzo di biografia di Tom Kristensen sulla spalla, arrancando a tratti nel viaggio verso casa, ma che ha dimenticato ogni fatica appena sfogliate le prime pagine… D’accordo, 50 anni sono una cosa, 20 un’altra, noi ormai siamo il “diversamente giovane”… ma siamo anche l’unico mezzo per trasmettere la passione.
Venerdì pomeriggio ci siamo fermati a “salutare” Fangio (è una nostra consuetudine, chiamatela pure follia…) e siamo rimasti ad ascoltare un gruppetto di ragazzi in bici (di Monza) che si chiedevano chi fosse, con uno che diceva all’altro “un tedesco, uno che correva”. Brividi, anche se ci sta che non tutti sappiano… Ecco, il Museo della Velocità dev’essere l’occasione per avvicinare i ragazzi, che ormai sono lontanissimi dalle corse e al massimo le vivono davanti alla TV o attraverso computer, tablet, smartphone, a un mondo nemmeno troppo lontano, di cui chi è innamorato non può fare a meno e di cui è facilissimo innamorarsi.
Siamo certi accadrà, c’è tempo e modo per farlo, grazie alla soluzione del cambiamento continuo dell’esposizione e sfruttando anche l’esperienza di personaggi che sono delle vere istituzioni all’interno dell’Autodromo, uno su tutti Mario Acquati, il titolare della Libreria dell’Autodromo, fonte inesauribile di racconti, testimonianze e conoscenza (che in questi giorni all’ingresso del negozio ha esposto una splendida Ferrari a pedali che il Commendatore regalò alla figlia di Franco Lini nel 1963). Ivan Capelli, Andrea Dell’Orto, Francesco Ferri, AC Milano e SIAS lo sanno e quindi siamo certi che i tesori dell’Autodromo saranno tirati fuori, a rotazione, dagli armadi, esposti e valorizzati, per far brillare gli occhi dei visitatori di ogni età… E siamo altrettanto certi che sarà trovata una soluzione alternativa durante la settimana del GP, quando questa struttura ospiterà la Pirelli: impossibile non sfruttare la presenza del pubblico e privarlo del Museo, quindi sicuramente gli organizzatori gli troveranno “una casa temporanea” alternativa!
Un importante obiettivo raggiunto, quindi, un primo significativo passo, che ha richiesto notevoli investimenti in termini economici (anche se la cifra esatta non è stata comunicata) e di energia (un gran lavoro da parte di tanti, in tempi strettissimi), cui ne seguiranno altri, perché altrimenti che museo dinamico sarebbe?!? Per visitarlo non occorre prenotare e questi sono i prezzi dei biglietti: 10 euro per gli adulti, 5 euro ingresso ridotto, 1 euro sotto i 7 anni, disabili gratis. Non dimentichiamolo: il salvataggio di Monza e il rinnovo del contratto per il GP passano anche da qui, quindi… tutti a visitare il museo, ok? Come fosse una specie di crowfunding (ovvero una raccolta fondi) volontaria per il Tempio della Velocità e il suo futuro.
Barbara Premoli