La vita è sempre una scoperta. E così un giorno arriva un invito per l’inaugurazione del nuovo Museo Fisogni, a Tradate, a pochi chilometri da Milano e ancor meno dalla sede della redazione. Pochi minuti di auto e arriviamo a destinazione, in Via Giacomo Bianchi 23 a Tradate (VA) e sembra subito di essere in un altro mondo: ci accoglie una tenuta circondata da uno splendido giardino secolare di 15mila metri quadrati. I lavori di restauro sono appena stati ultimati e hanno salvaguardato lo spirito del luogo, lo si percepisce immediatamente e, prima ancora di incontrarli, si intuisce che i proprietari devono essere persone speciali, mosse da passione e non da scopi di business.
Un arco e si entra nel cortile interno di 500 mq. Ed eccole lì, sulle pareti, le prime targhe che ci danno il benvenuto nel museo delle stazioni di servizio, qualcosa di unico non solo in Italia ma nel mondo, come testimonia il Guinness dei Primati assegnato nel 2001 al fondatore del Museo, Guido Fisogni.
A darci il benvenuto, da veri e perfetti padroni di casa, Guido Fisogni, la moglie (“il mio sponsor”, così la definisce Guido, una donna speciale, che per anni ha seguito il marito nei weekend nella sua “caccia ai reperti”) e il figlio Nicolò ed è proprio il papà di questo gioiello unico guidarci in un vero e proprio viaggio nel tempo. La superficie espositiva interna di 700 mq ospita la sua collezione di 5.000 pezzi inerenti alle stazioni di servizio, tra cui targhe, compressori, oliatori, grafiche pubblicitarie, gadget, giochi e progetti fa rivivere tempi lontani agli appassionati di motori e antiquariato, ma non solo.
Una passione che nasce da lontano quella di Guido Fisogni, per anni imprenditore del settore dopo aver iniziato da artigiano, con due operai ad aiutarlo. Un hobby, quello di raccogliere memorabilia e oggetti riguardanti il mondo delle stazioni di servizio, sfociato nel primo museo, fondato nel 1966 e che oggi, 26 aprile 2015, dopo 15 anni riapre i battenti, proponendo ai visitatori oggetti unici raccolti e restaurati fedelmente, che rappresentano la storia delle stazioni di servizio dal 1892 al 1990. Una collezione che, come detto, non ha eguali, come testimoniato dal certificato Guinness World Records che fa bella mostra all’ingresso del Museo.
“Spinto dalla mia occupazione, mi imbattei casualmente nei primi anni 60 in una vecchia pompa di benzina Bergomi a pentalitri abbinati, dimenticata, in pessime condizioni, in una cava di sabbia. Immediata fu l’idea di recuperarla e conservarla: da quel momento, per oltre 30 anni, lavoro e hobby si sono mescolati, consentendomi di iniziare una raccolta che gli esperti dell’arte industriale giudicano unica e particolarmente ricca. Ora che la collezione, da insieme confuso e talora occasionale, è diventata un museo ordinato e correttamente strutturato, non posso non ringraziare chi mi ha aiutato nelle ricerche e chi ha in concreto operato i restauri conservativi, il non dimenticato Alfredo Cattaneo e, in seguito, Giuseppe Croce.
Le targhe, le latte, i globi, i giocattoli e gli altri oggetti che fanno da contorno ai protagonisti assoluti del museo – i distributori di benzina – sono testimonianza della rapidità dei cambiamenti. Il mondo industriale, per sua stessa natura, brucia velocemente i suoi prodotti per adottarne altri, più nuovi, più belli, più funzionali. Recuperare il passato, documentare il progredire della tecnica, conferire una dignità, anche estetica, all’oggetto vintage industriale, troppo disprezzato perché eseguito in serie, sono stati gli obiettivi di questi anni di ricerca appassionata, e tali rimangono ora che la disposizione in un museo consente una facile lettura della collocazione storica ed estetica di ogni reperto“.
Attraversando i locali ristrutturati in modo “intelligente”, senza snaturare l’origine storica dell’edificio e della corte del 700, si viene sommersi da cimeli di ogni epoca, si tocca la storia ed è per questo che negli anni la famiglia Fisogni ha messo a disposizione la raccolta a studenti per ricerche sull’evoluzione tecnologica e del design dei distributori, ma anche a produzioni cinematografiche, televisive e pubblicitarie che hanno utilizzato gli oggetti sui set. Alcuni pezzi sono per esempio ben visibili nella fiction RAI “Il Grande Fausto” e nello spot TIM con Naomi Campbell, solo per citarne alcuni.
“Tutti gli oggetti della mia collezione hanno delle peculiarità che li rende unici”, ci ha detto Guido Fisogni “Tra i tanti il più curioso è sicuramente la bombola del gas Petrogaz che si apre e diventa un portabicchieri e bottiglie. I più pregiati invece sono il pezzo “benzina pura” – disegnato dall’architetto Piacentini per Mussolini in stile littorio: la parte alta ricorda le pensiline delle prefetture e dei comuni che fanno riferimento a loro volta il saluto romano – e i distributori su ruote dei primi del 900 perché non si trovano più. Un altro pezzo cui tengo particolarmente è il caricatore di accendini Agip trovato una sola volta in 40 anni di ricerche. Se parliamo di storia della grafica, pezzi speciali sono la latta Fiat con l’omino con le mani e i piedi nelle latte di Nizzoli e la targa Pirelli di Codognato con il bambino sulla bicicletta”.
A testimoniare l’importanza della collezione, il Museo Fisogni è parte del network “Triennale di Milano – Triennale Design Museum”. Dopo la presentazione alla stampa del 14 aprile e l’inaugurazione di oggi, il Museo riapre i battenti al pubblico, in tempo per EXPO2015, e resterà aperto al pubblico fino al prossimo 31 ottobre, per poi rispettare la chiusura invernale. Un Museo speciale che attende appassionati, addetti ai lavori, famiglie con bambini: dopo averlo visitato e “assaporato” in ogni suo angolo, possiamo garantire che chiunque, a qualunque età, perderà la nozione del tempo in queste sale, tra mille oggetti che raccontano la storia del nostro Paese e non solo.
E poi, ultimata la visita tra distributori, targhe, giocattoli, gadget, i visitatori potranno godere della bellezza della natura del parco. L’ingresso è gratuito, nessun biglietto da pagare, e chi vorrà potrà lasciare un’offerta libera. A breve sarà disponibile un libro fotografico con le immagini di tutti i pezzi della collezione. Il Museo è al passo coi tempi e ha quindi un suo sito Internet ufficiale www.museo-fisogni.org e una pagina Facebook.
Un’occasione unica per scoprire il mondo delle stazioni di servizio che, a partire dalla fine del 19° secolo, hanno acquisito un’importanza crescente. L’evoluzione tecnologica ha portato a sistemi di rifornimento sempre più automatizzati e sicuri e, in meno di un secolo, si sono trasformate in un elemento fondamentale della vita di tutti i giorni. E, se oggi tutto è perfettamente aumotomatizzato, sicuro ma “sterile”, il Museo Fisogni ci avvicina alle sue origini, quando anche questo aspetto del quotidiano era intriso d’arte, ma anche alle curiosità: lo sapevate, per esempio, che un tempo la benzina era venduta dalle farmacie? Perché le auto in circolazione erano pochissime e il petrolio veniva venduto per combattere i pidocchi… E poi c’è il primo distributore automatizzato, usato solo in Svizzera, dove ogni cliente aveva un numero e pagava a fine mese. Ecco, questi sono solo un paio degli aneddoti che ci ha raccontato Guido Fisogni: nella video-intervista che gli abbiamo fatto ne scoprirete altri ma, soprattutto, avrete modo di capire la passione vera che ha mosso e muove quest’uomo e la sua famiglia.
Una collezione che non ha prezzo, anche se qualche anno fa fu valutata 10 miliardi di lire, e i cui singoli pezzi non sono in vendita. E se qualcuno volesse la collezione intera non è solo questione di prezzo: dovrebbe prima passare l’esame del proprietario e dare tutte le garanzie sul mantenimento della stessa, di un patrimonio storico unico. E comunque crediamo che difficilmente passerà in mani estranee, anche perché non riusciamo a immaginare Guido Fisogni senza la sua collezione! Un suo rammarico: avrebbe voluto cedere il Museo allo Stato, ha provato a parlare con vari Ministeri ma, guarda caso, si è scontrato contro la burocrazia e, a nostro modesto avviso, è stato meglio così, che la collezione sia rimasta privata (una storia che ci ha ricordato quella del Museo Nicolis di Villafranca di Verona). In ultimo, nel complesso parco-tenuta-museo è anche possibile organizzare eventi in un contesto unico.
Barbara Premoli