Il GP della Cina presenta condizioni opposte rispetto a quelle di due settimane fa in Malesia: diversamente dal gran caldo di Sepang, le temperature ambientali di oggi si sono mantenute attorno ai 20°C. In passato, queste temperature hanno spesso causato del graining – fenomeno che si verifica quando la superficie del battistrada si raffredda sui lunghi rettilinei, con perdita della resistenza meccanica della mescola e superficie della gomma che diventa fragile, producendo il caratteristico aspetto a buccia d’arancia. Tuttavia oggi, nonostante le basse temperature della pista, la mescola media non ha presentato alcun graining, e solo lievi fenomeni di questo tipo hanno riguardato la mescola soft. Insolitamente la FP2 si è rivelata più fredda della FP1.
Il divario di prestazioni tra le due mescole è di circa 1,7 secondi, anche se ci si attende una riduzione del gap nel corso del fine settimana, man mano che la pista si gommerà. Questo scarto (in linea con quanto visto a Melbourne, dove scesero in pista le stesse mescole) fornirà molte opportunità per una gara in cui la strategia può fare la differenza. Il rettilineo più lungo dell’anno offre molte opportunità di sorpasso e c’è dunque spazio per guadagnare posizioni in pista.
La Mercedes, con Lewis Hamilton, è stata la monoposto più veloce in entrambe le sessioni di oggi. Entrambi i tempi sono stati più veloci dei corrispettivi dello scorso anno.
Paul Hembery, Direttore Motorsport Pirelli: “Il dato principale di oggi è che c’è stato pochissimo graining nonostante le basse temperature e questo ha permesso ai team di prepararsi per la gara in modo efficace. Il divario di prestazioni tra le due mescole è vicino a quello che ci aspettavamo; possiamo prevedere che una strategia a due stop sia la più probabile per la gara di domenica”.
La Cina è parte intergrante della storia sportiva Pirelli. La prima vittoria della P lunga nel motorsport internazionale avvenne nel 1907 con la Pechino-Parigi, vinta dal principe Scipione Borghese a bordo di una Itala con motore da 7 litri, dopo 60 giorni e 15.000 chilometri percorsi su strade in gran parte sterrate. Nonostante queste condizioni estremamente difficili, gli pneumatici riuscirono a reggere l’enorme distanza, necessitando di pochissime sostituzioni.
Barbara Premoli