Da qualche giorno è ufficiale, dopo l’arrivo della conferma: Fernando Alonso non correrà il GP d’Australia, in programma il prossimo weekend e teatro della gara di apertura del Mondiale di Formula 1 2015. Al fianco di Jenson Button, al volante della McLaren-Honda, ci sarà quindi il collaudatore e terzo pilota Kevin Magnussen (già pilota titolare nel 2014).
Una comunicazione che farà aumentare i già numerosi punti interrogativi che avvolgono l’incidente del 22 febbraio sulla pista di Barcellona. Fernando era stato portato subito in ospedale in seguito al forte trauma cranico. Da quel giorno però solo tante speculazioni, ma nessuna certezza. La FIA ha aperto un fascicolo con l’obiettivo di fare chiarezza, ma a oggi non è stata emanata nessuna comunicazione ufficiale.
Per ora l’unico imputato è Eolo. Un po’ poco… “
Si deve fare luce su questa vicenda. Mi auguro che la FIA faccia chiarezza prima dell’inizio del Mondiale”, commenta Gian Carlo Minardi su
www.minardi.it “
Quando si parla di sicurezza mi aspetto che vengano fatti tutti i dovuti esami. Dal 1994 a oggi in questo settore sono stati fatti passi da gigante, ma davanti a questo nuovo episodio potrebbe esserci sfuggito qualcosa. Forse è stata sottovalutato l’impatto laterale o qualcos’altro. Fino a oggi si sono sprecate tante parole, senza però capire la causa scatenante dell’incidente. Sulla decisione di Fernando di non prendere parte al GP sono d’accordo, poiché dopo un trauma cranico bisogna rispettare sempre un periodo di riposo di circa 30-40 giorni. Nella boxe, dopo un KO, bisogna stare in panchina prima di ritornare sul ring. L’automobilismo è uno sport molto pericoloso ed è inutile rischiare di incappare in un nuovo incidente che potrebbe portare conseguenze nettamente peggiori”.
La decisione è stata presa in comune accordo coi medici che hanno seguito lo spagnolo in questi ultimi giorni. “Il fatto che gli permettano di proseguire la preparazione atletica è certamente un buon segnale”. Il manager faentino, scopritore del campione spagnolo, chiede a gran voce che venga a galla la verità: “Lo si deve ai piloti, ai team e soprattutto i tifosi”, conclude Gian Carlo Minardi.
Redazione MotoriNoLimits