Ventitré anni, 19 vittorie come direttore sportivo e 118 come presidente, 14 Titoli (6 Piloti – 5 con Schumacher e 1 con Raikkonen; 8 Costruttori), ma anche fatturati e numeri record per quanto riguarda l’Azienda. Così si può riassumere la lunga storia d’amore tra Luca Cordero di Montezemolo, la cui fine è stata ufficializzata oggi alle 14.00, ora in cui ha avuto inizio la conferenza stampa congiunta (al Museo Ferrari) tra il vecchio e il nuovo corso, con Sergio Marchionne, AD Fiat-Chrysler ora anche presidente della Ferrari. Già prima che le agenzie, intorno alle 8.50, battessero la notizia delle sue dimissioni, Montezemolo aveva incontrato i direttori dell’azienda, per comunicare la sua scelta. E lo ha fatto assieme a Sergio Marchionne, l’amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles, che gli succederà dopo il 13 ottobre (data in cui è prevista la quotazione di FCA in Borsa a Wall Street), quello che l’avvocato ha definito “il mio ultimo giorno di scuola”.
A prendere la parola per primo, Montezemolo.: “Oggi rassegno le mie dimissioni dalla Ferrari. Credo sia finita un’epoca, un ciclo molto importante e ricco di risultati. Sarà un ciclo diverso e spero che la nostra azienda avrà un ruolo importante al momento della quotazione del Gruppo in Borsa a Wall Street. Avevo pensato di lasciare al termine dell’anno prossimo, ma siamo a un momento fondamentale ed è giusto che una fase nuova non la apra un presidente che è qui da 23 anni ma l’AD dell’intero Gruppo. Mi ricordo in che condizioni era la Fiat quando nel 004 mi fu chiesto di fare il presidente, oggi è cambiato tutto, e mi ricordo anche com’era messa la Ferrari nel 91, quando anche i giornali americani parlavano della cassa integrazione a Maranello. Voglio ringraziare tutti, soprattutto chi non c’è più. Ricordo la mia prima avventura nel 1973, quando la Ferrari non vinceva più da più anni di quelli passati dal 2008 a oggi (battuta rivolta a Marchionne, ndr) ed Enzo Ferrari mi disse che aveva bisogno di un giovane per tornare a vincere. Ma sono contento perché esco da un’azienda con grandi risultati.
“Ci sono state alcune incomprensioni con Sergio e purtroppo, subito dopo, a Monza abbiamo rotto il primo motore dal 2009. La Ferrari è la cosa più importante della mia vita insiema alla mia famiglia. La Ferrari è passione, storia, tradizione, rapporto col territorio. La Ferrari sono e donne eccezionali. La Ferrari sono tanti progetti per il futuro. In F1 usciamo da un anno brutto perché abbiamo trascurato l’importanza e le difficoltà di questo sistema di motore nuovo che non è tradizionale. Ci sarà un nuovo ciclo per la Formula 1, va riscritto. Ci sono le premesse per tornare presto a vincere. La galleria del vento adesso funziona e ci sono le premesse per tornare al successo, lavorando duro. Vale anche per me, il mio ultimo giorno sarà il 13 ottobre e al Salone di Parigi presenteremo la nuova Speciale Spider. I ricordi resteranno per sempre, dal Titolo che vincemmo a Monza nel 75 con Niki Lauda dopo 11 anni, alla telefonata di Gianni Agnelli quando nel 2000, dopo 21 anni, con Michael Schumacher siamo tornati a vincere il Mondiale. Un grazie particolare va a Michael, con cui ho condiviso anche momenti difficili, è stato un pilota eccezionale, colui che più di ogni altro ha fatto la storia con le sue vittorie”.
Il Presidente ha ricordato questi “23 anni passati molto in fretta”, ringraziando tutti i lavoratori della Ferrari e in particolare chi gli è stato più vicino: il vicepresidente Piero Ferrari, l’amministratore delegato Amedeo Felisa e il direttore delle Risorse umane Mario Mairano. Ci sono state parole speciali anche per Jean Todt oltre che, come detto, per Michael Schumacher. E non è mancato un pensiero a Emilio Botin, non solo presidente di Santander, sponsor della Scuderia, ma anche amico personale, e ai tanti tifosi, che non hanno mai smesso di amare la squadra, nemmeno nei momenti più difficili.
Ha preso poi la parola Sergio Marchionne, che ha subito sottolineato che la Ferrari resterà autonoma all”interno del Gruppo FCA: “La Ferrari è nata e morirà italiana. Se qualcosa venisse prodotto fuori da questo stabilimento sarebbe osceno, totalmente inconcepibile, se non nascesse qua non sarebbe più la Ferrari. In Ferrari vogliamo conservare l’integrità strategica per andare avanti. La Ferrari non può appoggiarsi sul sistema Fiat-Chrysler. L’indipendenza operativa non sarà mai messa in discussione. Ci sarà un piccolo fisiologico aumento rispetto al tetto di 7.000 vetture, viste le attese troppo lunghe per non avvantaggiare la concorrenza”.
E per quanto riguarda la Formula 1 ha aggiunto: “Non credo che questa sarà una grande stagione, mettiamoci l’anima in pace. Credo nella gestione sportiva di questa azienda, i successi arriveranno. Ci siamo incontrati con Mattiacci. C’è un lavoro in corso e c’è un cantiere aperto. C’è un problema di motore. C’è un grande lavoro che va avanti”.
I rapporti personali con Montezemolo restano buoni e “sono cose che succesono in ogni azienda. Era un passo inevitabile, era solo questione di scegliere il tempo”. Interessante questo aspetto, ribadito poi in occasione di una domanda in sala: “Il mio ruolo dipende dal supporto del consiglio di amministrazione. Non ho autorità per decidere. Nessuno ha diritto di restare in modo permanente, uno dei problemi dell’Italia. Bisogna preparare il passaggio delle redini da una generazione all’altra. Io stesso ho già indicato una serie di successori che possano rimpiazzarmi da un momento all’altro” (e Montezemolo apre un siparietto sulla possibilità di prendere il suo posto a Detroit, con Marchionne che ridacchia…)
Sul suo futuro Montezemolo non si sbilancia e, dopo un altro scambio di battute sulla buonuscita, risponde a una domanda sul suo futuro: “Alitalia? Una possibilità ma per ora sono impegnato da qui fino a ottobre e poi voglio occuparmi per un pò di mio figlio, che ha 4 anni, andare a prenderlo a scuola”.
Rimpianti? “Come piloti certamente no, come tecnici sì, perché abbiamo avuto una mancanza di competenze specifiche nel progetto motore. Qualcosa di più, vista la Mercedes, avremmo dovuto farlo”.
Ci sono stati scambi di battute con Sergio Marchionne, dai consigli su come vestirsi (“Ma si vede che non l’ho ascoltato”, ha scherzato l’AD di Fiat) alle voci legate al futuro professionale (“Potrei andare a dirigere un importante gruppo automobilistico a Detroit”, ha detto Montezemolo). Così come sono stati ribaditi più volte l’unicità del marchio e il suo legame con il territorio. E c’è stato anche l’annuncio delle grandi novità previste per il Salone di Parigi e della celebrazione in programma per i 60 anni del Cavallino Rampante negli Stati Uniti.
Battute spot di Marchionne:
“Un segmento del lusso? No. La Ferrari è la Ferrari, ha definito un segmento per se stessa. C’è uno scambio dalla Ferrari in giù. Questa direzione va mantenuta”.
“Un SUV col Cavallino non lo vedo”.
“L’importante è tornare a vincere alla velocità della luce. Se avessimo vinto a Monza avrei ritirato tutto quello detto a Cernobbio”.
“Il 24 giugno 2015 vedremo la nuova Alfa Romeo”.
Sull’uomo forte in Ferrari: “Abbiamo l’ingegner Amedeo Felisa (attuale amministratore delegato, ndr), sulla gestione sportiva c’è Mattiacci. Basta”.
Battute spot di Montezemolo:
“Una Ferrari americana? Sì, ci sarà, quella blu nart che produrremo per il mercato USA, in 10 esemplari e in vendita a 2 milioni e mezzo”.
“Qui si sottovaluta il traguardo della capitalizzazione. Lascio con serenità e orgoglio ma non c’è dubbio che oggi si apra un nuovo capitolo nella storia della Ferrari e del Gruppo”.
Sull’andare al GP del Giappone: “Del Giappone mi bastano il 98 quando Michael non è partito e il 99 quando Irvine non ha vinto all’ultima gara”.
Terminata la conferenza stampa, Montezemolo è rientrato in fabbrica, dove ha incontrato i capi del reparto produttivo. E se prima, davanti alla stampa, era riuscito a trattenere la commozione, lì, davanti ai “suoi” uomini, qualche lacrima si è vista. Il presidente è poi tornato in ufficio per rispondere personalmente ai molti messaggi che gli sono giunti da ogni parte del mondo. E per lavorare. Come farà fino al quel famoso “ultimo giorno di scuola”.
Chissà cos’aveva dentro Montezemolo, oggi, un misto di rabbia e magone, sentimenti peraltro umanissimi anche per uno come lui, abituato da sempre a muoversi nel mondo del business. Abbiamo apprezzato moltissimo la sua ironia, il suo cercare (spesso riuscendoci) di tirare frecciate a Marchionne, la sua commozione.
E un pensiero l’ha avuto anche per noi giornalisti di Formula 1 e il suo “Ogni tanto avete scritto cazzate, ogni tanto ve l’ho fatto presente, però anche voi mi mancherete, mi mancheranno le vostre cazzate, mi mancheranno alcune cose che mi hanno fatto arrabbiare ma anche questo fa parte di una vita che ringrazio Dio di aver potuto fare, perché ho avuto il privilegio e l’onore straordinario di essere leadeer di questa azienda”.
E sì, presidente, a volte ne abbiamo sparate… Ma lo ammetta: dev’essere stato difficile, sabato a Monza, dire che era stato montato un polverone senza alcun fondamento (quello stesso polverone che, in una risposta oggi, Marchionne ha cercato di sminuire), guardandoci tutti ammassati davanti a Lei, pur sapendo già che sarebbe successo. Perché Lei lo sapeva già, anche se le qualifiche non erano ancora iniziate, e alla gara mancavano più di 24 ore…
Grazie, Presidente, e arrivederci a presto! E buon lavoro, dottor Marchionne: non sarà facile, ma ormai si sa che a Lei se le cose non sono impossibili non interessano…
Barbara Premoli