Gestione perfetta, guida impeccabile e alla fine due sorpassi su Hamilton e Alonso: così si può riassumere la gara di Daniel Ricciardo, che all’Hungaroring ha conquistato la seconda, meritatissima vittoria in carriera, salendo sul podio con i piloti della Ferrari e della Mercedes.
Alonso ha resistito al comando finché ha potuto e sembrava poter mettere fine a un digiuno che durava da 24 gare e 15 mesi, ovvero dal GP di Spagna 2013, poi ha dovuto arrendersi al crollo delle soft, in un ultimo stint di ben 32 giri, accontentandosi di un comunque eccellente secondo posto.
Hamilton ha dimostrato per l’ennesima volta la sua caratura. Partito dalla pitlane dopo l’incendio di ieri sulla sua Mercedes, si è ritrovato a guidare una macchina che non aveva percorso neppure un giro, lamentando problemi di freni, differenziale e di ala rotta dopo il contatto con le barriere dopo un testacoda alla curva 2 subito dopo il via.
Insomma, inguidabile, a quanto diceva. Ma quella rimonta che sembrava impossibile è stata compiuta, smentendo anche la nomea dell’Hungaroring, circuito simil-cittadino dove superare è sempre stato praticamente impossibile. Terzo da ultimo, con la soddisfazione di chiudere davanti a Nico Rosberg, resistendogli nell’ultimo giro, nonostante le medie ormai finite contro le soft fresche del compagno di squadra. Un ultimo stint incandescente in casa Mercedes, con l’inglese che, nonostante l’ordine del team di lasciar passare il tedesco, non solo è rimasto lì, ma ha anche spento la radio!
Tentanto il tutto e per tutto, dopo il terzo e ultimo pitstop, a 14 giri dalla fine, Rosberg era rientrato in 7° posizione, riuscendo ad arrivare fino alla 4° piazza, limitando i danni, con il vantaggio su Hamilton (che era su due soste) passato da 14 a 3 punti.
Una gara quella di oggi in cui brividi e azione non sono certo mancati, fin dal via, su pista bagnata che ha obbligato tutti a partire con le intermedie. Partito dalla pole, Rosberg ha mantenuto la leadership davanti a Valtteri Bottas, Sebastian Vettel e Fernando Alonso che, a differenza degli inseguitori, hanno dovuto fare un giro extra dopo l’incidente della Caterham di Marcus Ericsson alla curva 3 che ha causato la prima safety car. I quattro si sono quindi ritrovati alle spalle della Red Bull di Ricciardo e delle due McLaren di Button e Magnussen, nonché della Mercedes di Hamilton.
Le previsioni sbagliate hanno fatto saltare la strategia della McLaren, con Button che ha montato di nuovo le intermedie e Magnussen tornato in pista con le stesse gomme. Ma la pioggia non è arrivata e quindi i due sono dovuti rientrare per montare le dry.
Nel giro 23, all’uscita dall’ultima curva, altro brutto incidente, questa volta per Sergio Perez, poco dopo la collisione con la Force India del compagno di squadra Nico Hulkenberg e seconda safety car, di cui hanno approfittato subito Ricciardo e le Williams di Bottas e Massa. Al comando è passato quindi Alonso, ma l’azzardo delle due soste non ha pagato (ci si potrebbe chiedere perché non gli siano state montate le medie, in luogo delle soft…), con Ricciardo che negli ultimi giri è stato autore di una rimonta da manuale.
Massa era riuscito a occupare la seconda posizione, poi è passato a una strategia di tre soste e ha chiuso 5°, davanti alla F14 T di Kimi Raikkonen, partito 16° e autore della miglior prestazione dal suo ritorno a Maranello.
Speranze infrante anche per Vettel, nel gruppetto di testa nelle prime fasi, ma protagonista di un testacoda all’ultima curva nel giro 32, dopo aver messo le ruote sull’erba sintetica. Fortunatamente, a differenza di Perez, il tedesco è riuscito a tenere la macchina e a non finire contro il muro, ma ha comunque dovuto cedere la posizione a Hamilton, e ha chiuso 7°, davanti a Bottas e alla Toro Rosso di Vergne, con l’ultimo punto alla McLaren di Jenson Button.
Che dire se non che siamo di fronte davvero a una nuova generazione di piloti da sogno? Se sull’ottima prestazione del mastino-Alonso c’è ben poco da dire perché si commenta da sé e i limiti della Ferrari 2014 sono ben noti, Ricciardo e Hamilton affermano la loro competitività e la loro tenacia, gestendo alla perfezione una gara difficile, in cui le due safety car hanno ricompattato il gruppo annullando i gap, non dimentichiamolo.
Caratteri diversi, l’australiano di origini italiane sempre sorridente e con tanta voglia di affermarsi (e che continua a tirare schiaffoni morali al compagno 4 volte Campione…), l’inglese duro e puro, che se ne frega di tutto, riesce a buttarsi dietro le spalle le delusioni e i problemi di affidabilità della macchina (la W05 andata a fuoco ieri nel Q1 poteva essere una mazzata…) e tira dritto, con l’obiettivo di arrivare il più avanti possibile. Anche a costo di spegnere la radio. D’altronde, siamo onesti: voi l’avreste fatto passare Rosberg sapendo che avrebbe allungato in Campionato? De Coubertin ci avrà anche creduto, non Lewis Hamilton!
Un ultimo pensiero a Sebastian Vettel: non dev’essere facile sorridere come niente fosse nelle foto di gruppo a fine gara ed essere credibili… Chissà cosa pensa e se tutto questo non gli sembra solo un sogno. In fondo, fino a pochi mesi fa, al centro di quegli scatti c’era sempre lui. Complimenti a Ricciardo, ma chapeau anche a Vettel!
Barbara Premoli
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