La notizia arriva come una scudisciata: il futuro del GP d’Italia a Monza è in forse dopo il 2016 e a dirlo oggi è stato l’84enne capo supremo della Formula 1 Bernie Ecclestone. Monza è la storia dello sport e ha ospitato il GP d’Italia ogni anno, dal 1950, a parte il 1980, quando la gara si corse a Imola.
Il contratto per l’organizzazione del GP scadrà tra due anni e a breve inizieranno gli incontri per discutere un nuovo accordo, sulla cui firma Ecclestone ha molti dubbi. E l’ha detto senza giri di parole a Pino Allievi inviato della Gazzetta dello Sport, a una domanda precisa sul futuro del GP a Monza. “Non buono. Non credo che faremo un altro contratto, il vecchio è stato un disastro per noi dal punto di vista commerciale. Dopo il 2016 bye bye…”.
Parole che fanno male anche perché fredde, distaccate, basate solo ed esclusivamente su soldi e business. E se Monza non sarà in grado di fare un’offerta concreta che soddisfi Ecclestone, una delle alternative potrebbe essere il Mugello, impianto di proprietà della Ferrari (e a Montezemolo piacerebbe molto che vi si corresse il GP d’Italia) anche se, a detta dello stesso Ecclestone, finora non sono arrivate proposte concrete in tal senso.
Romanticismo e tradizione a parte, restano fatti indiscutibili: da anni l’Autodromo è nell’occhio del ciclone, con le inchieste che hanno coinvolto i vertici e portato all’attuale dirigenza. La crisi economica ha fatto il suo (ma sembra che le prevendite dei biglietti per l’edizione di quest’anno stiano andando bene) ma grande peso ha anche il crollo degli ascolti. Secondo Ecclestone “l’audience in Italia è più bassa che altrove. I canali TV si sono frazionati col digitale, ci sono Twitter, Facebook e altri mezzi di comunicazione, i giovani sono distratti. Come far crescere gli ascolti italiani? Se la Ferrari iniziasse a piazzarsi prima e seconda in qualifica e gara… L’audience salirebbe ovunque, la Ferrari è una passione mondiale”.
Forse a Ecclestone sfugge un “piccolo” particolare: gli appassionati seguono la Formula 1 indipendentemente dalla Ferrari, i cui successi aiuterebbero, ovvio, ma da soli non basterebbero. Il vero punto è la crisi di uno sport che non esiste più e non piace più. Non piace a chi ha vissuto la vera Formula 1 degli inizi, non piace ai 40 e 50enni, che hanno visto correre i Grandi. E non può conquistare i giovani, perché è strutturata in modo “vecchio”, troppo distante dal loro stile di vita veloce, dinamico, fatto di Internet, tweet, social media. Insomma, il presente e il futuro che all’84enne boss della F1 proprio non vanno giù, perché probabilmente non è ancora riuscito a capire come trarne il giusto guadagno.
Ma torniamo a Monza. E alla realtà. Personalmente chi vi scrive si sente spaccata tra il fascino, l’atmosfera, il legame affettivo con l’Autodromo e la realtà. Realtà che si traduce nelle perdite finanziarie che ci sono e, visto che si tratta anche di soldi pubblici, forse qualche considerazione più attenta i vertici avrebbero dovuto e dovrebbero farla. L’Autodromo andrebbe sicuramente riammodernato per adeguare le strutture ai desiderata di Ecclestone, ma sembra siano state chieste cifre folli, con cui si potrebbe costruire un impianto da zero. Unica alternativa il Mugello? Qualcuno dimentica che ce n’è un’altra: Imola, che è omologata FIA Grado 1, cioè è uno dei circa 23 autodromi al mondo ad avere questa omologazione. Il problema potrebbe essere solo economico, come sempre, visto che siamo in Italia e non negli Emirati Arabi o in Russia, dove Ecclestone non ha problemi a trovare capitali immensi e investitori.
Ma Imola può ospitare il GP e il progetto è stato fatto proprio dall’architetto-papà-di-tutti-i-circuiti-moderni Hermann Tilke, per adeguare la struttura alle esigenze di Ecclestone in vista della F1. Poi non se ne fece più nulla… Cosa che potrebbe capitare anche a Monza se misteriosamente saltassero fuori i capitali, i lavori di adeguamento fossero fatti a tempo di record ma Mr E, contrariamente a quanto dichiarato oggi, si fosse già segretamente accordato con Montezemolo per il Mugello…
Staremo a vedere cosa succede. Intanto c’è solo tanta amarezza. E non dimentichiamo un dettaglio: Villa Reale fresca di restauri e pronta ad accogliere mostre, eventi e… sede di rappresentanza di EXPO 2015. Altra figuraccia a livello mondiale, perdere il GP proprio mentre l’Italia dovrebbe essere al centro del mondo con un evento del genere. Perché – diciamocela tutta – chi può scommettere che quanto detto oggi da Ecclestone sia vero? Voi ci mettereste la mano sul fatto che, oltre a quello del 2014, ci sarà un GP nel 2015?
Quello che ci aspettiamo, adesso, è una reazione forte e immediata da parte dei vertici dell’Autodromo, dell’ACI, del Comune, della Regione e dello Stato. Perché la morte del GP a Monza sarebbe una ferita per gli appassionati, ma avrebbe ricadute immense sul territorio. Ci tornano alla mente le parole di Carlo Edoardo Valli, presidente ACI Milano e SIAS, in occasione della presentazione del GP d’Italia 2013: “Il valore del brand è di 4 miliardi di euro, con un indotto economico per l’edizione 2013, per Monza, Milano e le zone limitrofe, stimato in oltre 31 milioni di euro. Cifre che di questi tempi nessuno può permettersi di perdere, senza considerare che per gli appassionati l’uscita dal calendario di Monza è impensabile… Per evitare ogni rischio servono molti soldi per rendere più competitive, moderne e funzionali le strutture, adeguandole ad altri impianti. E per questo occorrono forze esterne, solide basi finanziarie che non possono più essere fornite da un unico ente. Occorre una cordata di più imprenditori, anche privati, e non mancano le rassicurazioni da parte di Regione Lombardia. La cosa è fattibile, con la collaborazione di tutti. Anche perché in ballo c’è anche la passione insita nello sport, un messaggio importante per il futuro, da far passare ai giovani”.
A chiusura del suo intervento, Valli disse: “La storia di Monza è lunga come i suoi rettilinei, a noi il compito di allungarli”. Oggi sembra che qualcuno quei rettilinei voglia accorciarli… e anche rapidamente.
Barbara Premoli