“Cari Colleghi,
Quando abbiamo deciso di creare Fiat Chrysler Automobiles c’era una ragione precisa. Fare automobili e riuscire a giocare un ruolo di peso in un settore così competitivo richiede la necessità di pensare e agire a livello globale.
Com’è ormai evidente, specie di fronte alle gravi difficoltà economiche dell’Europa e dell’Italia, limitare oggi la nostra prospettiva a livello puramente locale o nazionale, sarebbe stata una scelta miope e rovinosa per la nostra azienda e per tutti voi.
L’integrazione tra Fiat e Chrysler, che ha dato vita al settimo costruttore del mondo, è stata essenziale per tracciare un percorso credibile per il futuro delle nostre attività, un percorso serio che offre solide prospettive di ripresa economica e occupazionale anche all’Italia.
FCA oggi è un gruppo globale e interconnesso, dove i destini delle 300.000 persone che lavorano con noi nel mondo sono strettamente legati e complementari.
Si tratta di un sistema fortemente integrato dal punto di vista delle tecnologie, degli impianti produttivi, del lavoro e dei mercati. Proprio questa è la nostra forza più grande, perché è garanzia di stabilità e di equilibrio.
Il fatto di aver introdotto, in Italia come in tutti gli altri stabilimenti, processi razionali e coerenti permette a questa complessa macchina industriale di funzionare in modo efficiente e di autoalimentarsi in continuazione, generando un circolo virtuoso di lavoro e di nuove opportunità.
Come sapete, abbiamo compiuto degli sforzi straordinari per fare in modo che l’Italia, nonostante le precarie condizioni economiche generali e quelle del mercato dell’auto in particolare, rientrasse in questo grande disegno.
Abbiamo fatto tutto il possibile per mantenere aperti i nostri stabilimenti italiani e salvaguardare i posti di lavoro.
Abbiamo anche intrapreso una strategia coraggiosa, puntando sui marchi premium, per permettere alle nostre fabbriche italiane di avere un ruolo cruciale in questo mosaico, diventando un polo di eccellenza per le esportazioni.
Lo abbiamo fatto al di là di una logica di mercato, come atto di responsabilità verso tutti voi e verso il nostro Paese, considerando soprattutto che la disoccupazione ha raggiunto picchi mai visti prima.
Lo abbiamo fatto come atto di coraggio contro il declino e come gesto di fiducia nel futuro, nella convinzione che potesse generare, nel medio e lungo termine, effetti positivi a largo raggio sul tessuto industriale e sociale dell’Italia.
Se però vogliamo che il sistema mantenga il proprio equilibrio è necessario capire che la partita non si gioca più nell’area ristretta della provincia, ma in un campo mondiale.
Gli episodi recenti, dovuti al comportamento di un’esigua minoranza, che hanno causato perdite produttive in un momento così delicato, non possono essere presi con leggerezza.
Parlo direttamente a chi si è reso responsabile di questi episodi.
Vi chiedo di riflettere sulla gravità delle conseguenze.
Non sottovalutate l’effetto che le vostre azioni possono provocare.
Oggi, a differenza del passato, anche la più piccola frattura ha un’eco molto più vasta del vostro ambito lavorativo e familiare.
Colpisce i vostri colleghi dello stabilimento, i fornitori sul territorio, ma a cascata si allarga anche a tutto il resto della comunità dei nostri lavoratori nel mondo.
In un sistema così aperto come quello che abbiamo creato, tutti osservano tutti.
Quello che è successo pochi giorni fa ha certamente cancellato opportunità preziose per sfruttare alcuni picchi di domanda.
Ma, cosa ben più grave, ha inferto un duro colpo al nostro e al vostro lavoro.
Non ha offerto dell’Italia l’immagine che vorremmo portare nel mondo, quella di un Paese serio e di grande valore.
Si è sprecata un’occasione per mostrare le capacità e le qualità dei lavoratori italiani.
Vorrei anche parlare a tutti quelli che, invece, si sono mostrati compatti e leali nell’impegno preso.
Siete la stragrande maggioranza e mi rammarico nel vedere che gli atteggiamenti di pochi finiscono per sminuire il vostro apporto.
Lo trovo incomprensibile, irrazionale e ingiustificato, soprattutto in una fase in cui abbiamo bisogno di indirizzare tutte le nostre energie per rilanciare l’economia e attrarre nuovi investimenti.
Non esiste nessun altro Paese in Europa o nel mondo che permetta a una minoranza di danneggiare i diritti di tutti gli altri, specialmente il diritto al lavoro.
Quello che voglio dirvi è di mantenere il vostro coraggio e la voglia di fare qualcosa di buono.
Continuate a mostrare la fiducia e la passione di cui gli italiani sono capaci e che voi avete già mostrato di avere.
Difendete l’italianità vera – quella fatta di creatività, etica del lavoro e risultati di eccellenza – che sono le risorse più preziose per guadagnarci il rispetto e la stima sul mercato globale.
Di fronte abbiamo l’occasione della vita: quella di dimostrare che l’Italia può giocare un ruolo da protagonista nel mondo dell’auto e che anche qui un nuovo modo di fare industria è possibile.
Non sprechiamo questa opportunità unica”.
Sergio Marchionne