Il GP della Malesia si può riassumere in pochi punti: dominio Mercedes, che sembra – almeno per ora – la RBR degli ultimi anni, con la vittoria di Lewis Hamilton, 23° in carriera e prima a Sepang dopo la pole position di ieri (a coronare il successo, anche la soddisfazione del giro più veloce, 1.43.066 a 3 tornate dalla fine). A 17 secondi Nico Rosberg e sul terzo gradino del podio Sebastian Vettel, a 24 secondi dal leader. Fernando Alonso, protagonista di un bel duello nelle fasi finali con la Force India di Hulkenberg per prendere la quarta posizione, mentre soltanto 12° Kimi, la cui gara è stata decisa dalla foratura alla prima curva del primo giro con la McLaren di Magnussen, punito per il contatto con uno stop&go.
Ancora peggio è andata a Daniel Ricciardo, che ha resistito finché ha potuto a Vettel, per poi essere tempestato di problemi (ancora il flussometro, poi una ruota non fissata che gli fa perdere un giro, lo stop&go per unsafe release, l’ala rotta nel passaggio sui cordoli e infine il ritiro, il tutto in una decina di giri). E farà discutere il gran rifiuto di Felipe Massa, che prima ha fatto infuriare il compagno di squadra Bottas tagliandogli la strada e poi non gli ha dato strada quando il team gli ha detto di farlo negli ultimi giri. Ha fatto bene? Ha fatto male? Se ne discuterà, sicuramente in Williams.
Il bilancio dice Mercedes dominante, ma anche RBR e Ferrari in recupero. E in pista non è mancata l’azione, con tanti sorpassi, a riprova che in Australia tutti viaggiavano davvero sulle uova per cautela. Quello che non cambia è ovviamente il “grido di dolore” emesso dalle power unit…
Nella top 10, 6° e 9° le McLaren di Button e Magnussen, le Williams di Massa e Bottas, 7° e 8° e ultimo punto per la Toro Rosso di Kvyat.
Barbara Premoli
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