Le qualifiche del GP di Australia hanno prodotto un risultato solo parzialmente preventivabile, nel senso che la pole di Hamilton e la terza posizione di Rosberg non sono state certo una sorpresa. Il vero fenomeno inatteso è stata invece la seconda posizione conquistata da Daniel Ricciardo, impresa peraltro resa ancora più rilevante dal fatto di aver visto Sebastian Vettel non superare il Q2. La RBR ha dimostrato qui in Australia, di essere competitiva e che, una volta risolti in via definitiva i problemi di affidabilità palesati nei test, è sicuramente candidata a essere una rivale molto temibile di Mercedes e Ferrari.
Quest’ultima è onestamente sembrata lontana dal passo del duo Mercedes, dimostrando certo un’affidabilità sinora granitica, ma la necessità di sviluppo nella direzione di un rapido incremento delle performance. La quinta posizione di Alonso lo dimostra chiaramente, mentre la 12° di Raikkonen, più che altro sembra dovuta a una ancora non perfetta padronanza del brake by wire, o meglio dei suoi effetti, da parte del finlandese.
Analizzando i tempi parziali nei singoli settori, le velocità massime alla fine di ciascun settore, sono emersi dati interessanti. In particolare per la coppia RBR. Vettel in media perdeva da Ricciardo circa 0.3 sec per settore, mentre le sue velocità massime differivano nel primo di 3 kmh, nel secondo di 5 kmh e la stessa differenza è stata mantenuta nel terzo. Lo speed trap invece ha fornito una differenza di soli 1,2 kmh. L’analisi di questi dati ci ha permesso di dedurre che l’assetto di Vettel e Ricciardo fosse praticamente identico, così come la scelta degli pneumatici. Di fatto la differenza di 3 decimi in ogni settore poteva essere dunque attribuita o a piccoli errori di guida (non rilevati) o a qualche lieve malfunzionamento dei mezzo. In realtà abbiamo infatti avuto conferma che Vettel ha sofferto di un problema di software della centralina che gestisce i complessi sistemi elettrici introdotti quest’anno, di fatto determinando reazioni inaspettate della vettura in alcuni punti del tracciato, costringendo il tedesco a compiere ampie correzioni con il volante.
Paolo Filisetti