Dopo l’incidente di ieri mattina sulle piste di Meribel e il primo bollettino medico giunto in tarda serata, questa mattina i medici dell’ospedale di Grenoble che hanno in cura Michael Schumacher hanno indetto una conferenza stampa, nella quale hanno ripercorso i fatti e aggiornato sulla situazione clinica del 7 volte Campione tedesco. Trasportato d’urgenza e giunto a Grenoble alle 14.40 di ieri con un trauma cranico grave, ematomi intracranici, edemi diffusi ed episodi emorragici bilaterali, Schumacher è stato sottoposto subito a un invento chirurgico per rimuovere gli ematomi.
La situazione è stata definita critica. Ha parlato anche il professor Gérard Saillant, che ha ringraziato i colleghi per quello che stanno facendo, sottolineando di essere presente non come medico ma come amico di Michael. Una situazione che può evolversi, di ora in ora. Si tratta di incidenti frequenti, in cui tutto dipende da come reagisce il paziente: e, ha detto Saillant, Michael è in condizioni perfette. Sulla dinamica dell’incidente circolano diverse voci, non confermate: di certo si sa che indossava il casco (per Schumi – ironia della sorte – la sicurezza è sempre stata al primo posto) ma ha battuto la testa su una roccia, probabilmente all’incrocio con due piste.
Come hanno detto il neurochirurgo che l’ha operato e il responsabile della rianimazione, al momento Michael è mantenuto in ipotermia terapica a una temperatura di 34/35°, procedura consueta per questo tipo di trauma cranico, è sotto anestesia e in coma farmacologico per limitare gli stimoli esterni che consumano ossigeno e, quindi, assicurare un’ossigenazione ottimale al suo cervello. Le lesioni anatomiche riportate sono state serie, diffuse, nonostante il casco. Dopo l’impatto avvenuto sulla parte destra, una volta soccorso Schumacher aveva movimenti spontanei, ma non rispondeva alle domande. I medici hanno detto, testualmente, “cercheremo di guadagnare tempo, lavoriamo ora per ora”, ma al momento attuale non possono fare su una prognosi.
Quello che è certo è che, se non avesse avuto il casco, sarebbe morto sul colpo. Altrettanto certo, drammaticamente certo, che le condizioni sono gravi. E che Michael ha bisogno di tutti noi. Non aggiungiamo altro perché non ci è possibile… troppi pensieri e troppi ricordi, troppe emozioni vissute in tanti anni con e grazie a lui. L’abbiamo visto lottare, vincere, commuoversi, ridere, arrabbiarsi, piangere, abbiamo assaggiato un po’ del suo champagne a Budapest, ce l’ha lasciato addosso dopo altri abbracci e altri podii. Aspettiamo che ti risvegli, Michael.
Barbara Premoli