Al GP del Giappone sono legati tanti momenti importanti nella storia della Scuderia. Il primo risale proprio all’edizione inaugurale della corsa e oggi è raccontato – magari con qualche licenza cinematografica – sugli schermi di tutto il mondo nel film “Rush”, diretto dal Premio Oscar Ron Howard. Fu sul circuito alle pendici del Monte Fuji che, nel 1976, Niki Lauda pagò con la perdita del titolo Piloti la scelta di abbandonare una corsa che si stava svolgendo in condizioni proibitive. Anche l’edizione successiva è entrata negli annali, stavolta per ragioni tragiche: al sesto giro la Ferrari di Gilles Villeneuve, alla seconda gara con la Scuderia, volò oltre le barriere di protezione dopo un contatto con la Lotus di Peterson, finendo sopra un gruppo di spettatori che non avrebbe dovuto essere in quel punto: due persone, un commissario di pista e un fotografo, persero la vita e un’altra decina fu ferita. La gara continuò ma all’indomani scoppiarono delle polemiche che portarono all’interruzione della corsa per un decennio.
Nel 1987 il filo del GP del Giappone ricominciò, su un nuovo palcoscenico: Suzuka. La prima edizione sul circuito caratterizzato da una forma a otto fu vinta dalla Ferrari di Gerhard Berger ma si dovette attendere un altro decennio prima di vedere di nuovo una Rossa tagliare per prima il traguardo. Nel 1997 Michael Schumacher ottenne una vittoria che lo proiettò al comando della classifica Piloti con un punto di vantaggio su un altro Villeneuve, il figlio Jacques, quando restava soltanto una corsa da disputare: tutti ricordiamo come finì a Jerez de la Frontera e non vogliamo riaprire una ferita che fa ancora male ai tifosi del Cavallino.
Non possiamo però non ricordare che fu proprio a Suzuka che nel biennio successivo prima Michael e poi il suo compagno di squadra Eddie Irvine videro sfumare il sogno di riportare a Maranello il titolo mondiale Piloti. Entrambe le volte il Gran Premio del Giappone era l’ultima gara nel calendario ed entrambe le volte ad avere la meglio fu la McLaren di Mika Hakkinen.
Al terzo tentativo però l’incantesimo di Suzuka fu spezzato. L’8 ottobre 2000 Michael non solo vinse a Suzuka per la terza volta nella sua carriera ma riuscì a completare un percorso che era iniziato cinque anni prima col suo arrivo a Maranello, scatenando la gioia delle centinaia di milioni di tifosi Ferrari in tutto il mondo. Da quel giorno in avanti Suzuka divenne per un quadriennio terra di conquista per la Scuderia. Nel 2001 e nel 2002 Schumacher arrivò su una delle sue piste preferite (sei vittorie, otto pole position) già da campione del mondo e s’impose con facilità: lo stesso fece nel 2004. In mezzo ci fu la parentesi del 2003, che merita di essere raccontata. Dopo le vittorie di Monza ed Indianapolis a Schumacher bastava un solo punto per avere la certezza di vincere il suo sesto titolo, rendendosi irraggiungibile da Raikkonen. In qualifica però Michael, a causa della pioggia, si piazzò soltanto 14° e buon per lui che Barrichello ottenne la pole. Il brasiliano conquistò una delle sue vittorie più belle in Rosso proprio davanti a Raikkonen, cui sarebbe servito il successo per avere qualche speranza. Michael comunque gliela negò riuscendo ad agguantare l’ottavo posto, nonostante un’imprevista sosta supplementare per sostituire il muso nelle prime fasi.
Il capitolo delle delusioni cocenti si riaprì nel 2006. Michael arrivò a Suzuka a pari punti con Fernando Alonso ma in vantaggio come numero di vittorie. Sull’abbrivio dei successi di Monza e Shanghai, sembrava che la clamorosa rimonta potesse concretizzarsi nell’ottavo titolo, proprio nell’anno dell’addio ma una valvola del V8 di Maranello cedette proprio sul più bello, quando Michael era ritornato in pista al comando dopo la seconda e ultima sosta. E l’ultima pagina dei dolori è sicuramente quella scritta lo scorso anno da Fernando: i 371 metri percorsi nel GP del Giappone prima della foratura causata da un contatto col futuro compagno di squadra Raikkonen pesarono come tanti piccoli macigni nella storia del Campionato del Mondo 2012.
In chiusura, un breve riepilogo statistico. La Scuderia ha vinto 7 volte, ha ottenuto 9 pole position e ha visto 5 volte un suo pilota risultare il più veloce in gara. I piazzamenti sul podio sono stati in totale 21. Alonso ha conquistato due vittorie (2006 e 2008) e altre tre volte è salito sul podio (un giro veloce) mentre Massa annovera due secondi posti (2006 e 2012) come migliori risultati, accompagnati da una pole e un giro più veloce in gara.
Barbara Premoli