di Jo Ramirez, Fucina Editore. Formato cm 14,6 x 21, pagg. 272, con 88 tavole fuori testo, in b/n e colori. Prezzo al pubblico: 22,00 euro, IVA inclusa. SCONTO del 20% sul prezzo di copertina, più contributo forfettario di 5 euro per spese di spedizione. Per l’acquisto, inviare una e-mail di richiesta a: fucina@fucinaeditore.it, SPECIFICANDO di avere letto questa informazione sul sito www.motorinolimits.com
“Quando hai costruito delle monoposto di Formula 1, non c’è niente che tu non possa fare o perlomeno affrontare”, scrive l’autore sull’opportunità di dare vita a questo libro, uno straordinario ”concentrato” di informazioni, gossip, ritratti, eventi davanti e dietro le quinte, lungo 39 anni vissuti “dentro” le gare automobilistiche, sempre in posizione privilegiata, prima come appassionato, poi come meccanico e infine come team manager.
Tutto nasce a inizio anni 60 quando conosce i fratelli Rodriguez, diretta conseguenza della sua enorme passione per le competizioni. Nel 1962 lascia il Messico per trasferirsi in Italia, alla “disperata” ricerca di un ingaggio. A fine anno è meccanico ufficiale Maserati, ma incontra anche, per la prima volta, la morte in gara: Ricardo Ramirez, suo grande amico, ha un incidente fatale in prova, a soli 20 anni. Nel 1964 lascia l’Italia per la Gran Bretagna. Nel 1967 la “sua” prima vittoria in una gara di Formula 1, con il Team All American Racers.
Nel 1975 è team manager per la prima volta, nella squadra dei fratelli Fittipaldi, caratterizzata da una tragicomica mancanza di denaro. Gli ultimi 17 anni di lavoro vedono Ramirez alla McLaren, in sostanza come braccio destro di Ron Dennis, personaggio geniale ma dal carattere impossibile. I risultati però sono straordinari: 10 titoli di Campione del Mondo piloti e 7 titoli Costruttori. Lavora con Prost, Rosberg, Senna, Berger, Hakkinen, Mansell, Coultard. Li cita lui stesso nel sito Internet del Gran Prix Mechanics Charitable Trust, un fondo per assistere i meccanici racing meno fortunati, dove lui è oggi un attivo consigliere. Ma in quelle righe mancano alcuni nomi, piloti “minori” avuti sempre in McLaren: Johansson, Michael Andretti, Brundle. Manca soprattutto Niki Lauda (!), anche lui tra i “suoi” piloti, con cui però non è mai entrato in sintonia…
Il libro è scritto da una persona che ha conosciuto tutti, tra il 1960 e il 2000: qualunque nome di Formula 1 (e non solo) vi venga in mente, è citato. Le quasi 300 pagine raccontano in maniera visiva, al limite dell’ossessione, il continuo carosello di meccanici, piloti, addetti ai lavori, sponsor. Gente capace, concentratissima sull’obiettivo fino all’ultimo, ma pronta un attimo dopo a cambiare colori, team, nazione, per soddisfazione, incompatibilità di carattere, spesso per un ingaggio migliore. Ramirez è stato per tutta la vita uno di loro, “dentro” le corse in automobile, sempre coinvolto al cento per cento, imparando a non mollare mai, fino a trovare la soluzione o fino all’ultimo minuto di gara, puntando sempre e comunque solo alla vittoria.
Questo libro racconta di tempi che chi non li ha vissuti fatica persino a immaginarli. A cominciare dalla terribile sequenza di morti, negli anni 60 e 70, tanto che dopo il secondo evento commenta: “Ho cominciato a pensare che forse era meglio non diventare così intimo con un pilota, dal momento che poteva andarsene senza avere nemmeno la possibilità di salutarti”.
Erano davvero altri tempi: succedeva anche che Colin Chapman, boss della Lotus, chiedesse a un meccanico della Tyrrell (Ramirez, appunto) un consiglio su come fissare alcuni dadi, e che la risposta arrivasse subito, sincera e risolutiva.
Nella terza decade di questo periodo, all’inizio degli anni 80, nasce il braccio di ferro tra FISA (Fédération Internationale Sport Automobile), presieduta da Jean Marie Balestre, e la FOCA di Bernie Ecclestone: la prima controlla i circuiti, la seconda i team e i diritti televisivi. Girano enormi somme di denaro, e ognuno cerca il massimo potere, ufficialmente per decidere le regole sportive, in realtà per controllare tutto…
È in quegli anni che nasce il rapporto tra Ramirez e la McLaren: “Uno dei tanti vantaggi di vivere in Formula 1 è il numero degli amici che collezioni negli anni. Uno di questi amici, un po’ più giovane di me, era Ron Dennis (…). Oltre a essere un eccellente meccanico, era un uomo dinamico e intraprendente, con una larghezza di vedute che io non avevo mai visto in nessuno, prima di allora. Probabilmente la sua più grande qualità era la capacità di vedere nel futuro”.
Nel 1981 Ron chiama Jo, ma questi rifiuta. A fine 1983 seconda chiamata: iniziava l’era dei motori turbocompressi, e Dennis aveva ottenuto la collaborazione di Porsche, una certezza assoluta. La qualifica di Ramirez era quella di Team Coordinator, in pratica braccio destro di Ron. Cominciava una cavalcata che sarebbe durata 17 anni, terminata quando il tam stava diventando un’azienda molto strutturata, con Dennis votato ad altri orizzonti, mentre lo spazio operativo di Ramirez rischiava di ridursi o snaturarsi.
Di fronte a un volume ricchissimo di fatti, dove una cronaca gara per gara forse troppo pignola supera il racconto con il rischio di appesantirlo, è comunque d’obbligo qualche citazione. Le parole più belle sono riservate a Gilles Villeneuve, morto nelle prove del GP del Belgio 1982, a Zolder: “Uno dei migliori piloti degli ultimi sei anni, se non il migliore, era morto (…). Era un puro che amava il suo lavoro più di ogni altro pilota sulla griglia di partenza”. Ma anche, visto come guidava in pista e su strada aperta: “In qualche modo ho pensato che non sarebbe mai riuscito a diventare vecchio”.
L’ammirazione più grande è invece per Ayrton Senna, che già all’inizio della carriera definiva così: “Questo ambizioso giovane uomo, che era più concentrato di chiunque altro io avessi mai visto nel raggiungimento del suo sogno di diventare il più grande pilota del mondo. Non c’era niente altro nella vita di Ayrton: o avrebbe avuto successo o sarebbe morto nel tentativo di raggiungerlo”. Nel 1988 si avvera il “sogno” di avere insieme Senna e Prost in McLaren: due piloti con personalità talmente forti che alla fine del loro secondo GP già non si parlavano più! Nel capitolo 14 racconta della morte di Senna, al Gran Premio di San Marino 1994, concludendo: “Ayrton Senna era morto come era vissuto: davanti a tutti, facendo lui la strada, al limite delle sue scelte professionali”.
Massimo Fiorentino