L’ex-pilota di F1 Jean Alesi va controtendenza e difende il race director Niels Wittich. Molti piloti e media hanno attaccato il finale assurdo dell’ultimo GP in Australia, sostenendo che le bandiere rosse e le ripartenze siano state date per far prevalere lo show sullo sport. “Mi ha ricordato la Nascar o la IndyCar“, ha detto l’ex-F1 Marc Surer a f1-insider.com. “In quelle categorie a una gara viene data la ripartenza solo per lo spettacolo, perché ci sia azione, in qualunque circostanza“. Ralf Schumacher concorda sul fatto che con una partenza da fermo a pochi giri dalla fine una carneficina era l’unica previsione logica: “E’ stata pura fortuna che nessuno si sia fatto male“. Anche l’ex-compagno di squadra di Alesi in Ferrari, Gerhard Berger, pensa che “il gap tra i migliori piloti al mondo e i commissari FIA sta diventando sempre più grande. In Australia è diventato evidente perché la F1 necessiti di veri professionisti come commissari, che si tratti di piloti o persone che hanno lavorato nello sport in altri ruoli“.
Ma il francese Alesi ha detto a Il Corriere della Sera che Wittich ha semplicemente letto e applicato quello c’è scritto sul regolamento: “Concordo che sia stata una gara caotica, ma quello che non riesco a capire è tutto il piagnisteo. Il race director ha semplicemente applicato il regolamento come è scritto“. Alesi ha anche accusato il pilota Ferrari Carlos Sainz per aver descritto la sua penalità per aver toccato l’Aston Martin di Fernando Alonso “la punizione più ingiusta che abbia mai avuto“. Duro anche il team boss Fred Vasseur, che ha ricordato che in Arabia “ai commissari sono serviti 30 giri per decidere se Fernando Alonso era nella sua piazzola o no. In Australia 5 secondi perché Carlos fosse punito“. Ma Alesi insiste: “La penalità per Sainz per me è comprensibile. Nel calcio spesso abbiamo la condizione in cui viene dato un rigore proprio a fine gara. Un fallo è un fallo. E a essere sinceri Sainz deve guardare con attenzione il replay“.