Federauto punta il dito e ribatte con tesi logiche e realistiche contro l’approvazione finale da parte del Parlamento europeo del divieto di venditadi auto e veicoli commerciali leggeri endotermici a partire dal 2035 all’interno dell’Unione Europea. Ora manca solo il passaggio formale in Consiglio europeo e la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea.
«Pur condividendo l’obiettivo di azzerare le emissioni dei veicoli», ha dichiarato il presidente di Federauto Adolfo De Stefani Cosentino, «restiamo convinti che l’arco temporale previsto e dunque un’interruzione così brusca della produzione e commercializzazione di veicoli a combustione interna metterà a rischio non solo la competitività delle imprese italiane ed europee in un settore strategico dell’economia ma soprattutto decine migliaia di posti di lavoro in tutta Europa, a vantaggio dei competitors internazionali, principalmente cinesi, i quali hanno anche la leadership tecnologica sulle batterie che alimentano i veicoli a zero emissioni.
«È evidente che l’abbandono del diesel e benzina in un così breve lasso di tempo non andrà a vantaggio né dell’industria, né delle imprese dell’indotto distributivo e di assistenza post-vendita dei veicoli, né dei consumatori italiani ed europei che già stanno sopportando un aumento dei prezzi consistente. Solo un approccio più graduale e pragmatico ma soprattutto meno ideologico, verso la ‘rivoluzione elettrica’, fondato su un mix di tecnologie neutrali consentirebbe di raggiungere l’obiettivo di decarbonizzazione dei trasporti su strada di merci e persone, in maniera sostenibile ed efficace. L’auspicio è che l’individuazione nel 2025 della metodologia per valutare i dati sulle emissioni di CO2 lungo l’intero ciclo di vita di autovetture e commerciali leggeri e le successive valutazioni nel 2026 possano aprire gli occhi sull’assurdità di tale decisione, lasciando la porta aperta anche ai motori ibridi e ai biocarburanti».
Sull’altro tema europeo, quello relativo ai nuovi obiettivi proposti dalla Commissione europea per la riduzione delle emissioni da CO2 degli “heavy duty”, il vicepresidente di Federauto con delega ai Trucks&Van, Massimo Artusi, ha dichiarato «La netta presa di posizione della AECDR (Alleanza europea dei concessionari di veicoli), a cui Federauto appartiene, contribuendo ad elaborarne le posizioni, esprime tutta la preoccupazione della filiera distributiva per la proposta avanzata dalla Commissione europea di ridurre le emissioni dei veicoli pesanti del 90% entro il 2040. La posizione della Commissione continua, infatti, a puntare – anche per i veicoli pesanti – sull’alimentazione elettrica in nome di una lotta alle emissioni di climalteranti che la stessa Commissione vanifica, usando come criterio di valutazione le emissioni allo scarico (TTW) e non considerando in questo modo il danno ambientale procurato dalla produzione dell’energia elettrica impiegata dai veicoli, ignorando nel contempo il costo ambientale di produzione degli accumulatori.
«Scaturisce da questo equivoco di partenza la sottovalutazione dei carburanti biologici ai quali la Commissione offre solo una timida apertura – mentre dovrebbe considerarli prioritari se l’obiettivo strategico è la decarbonizzazione – incentivandone l’impiego, sia con una adeguata politica di incentivazione, sia con un potenziamento massiccio e rapido della rete di distribuzione nel settore dei veicoli pesanti, per i quali l’alternativa elettrica è difficilmente praticabile. Va, infatti, considerata che una transizione troppo repentina è insostenibile sul piano socio-economico e che la soluzione dell’idrogeno “verde” è ancora lontana, sia sul piano tecnologico che dei costi.
«Ignorare una realtà come questa – che è sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere – equivale al ricorso del placebo, ossia a usare una medicina aliena alla malattia in corso. Se, in fase di discussione, la proposta non sarà resa più realistica: in termini di responsabilità ambientale, il rischio è quello del totale fallimento della cura; in termini di sostenibilità sociale, è quello di certe operazioni chirurgiche in cui l’intervento è tecnicamente riuscito, ma il paziente è morto; in termini di responsabilità economica, è quello in cui la cura esiste ma nessuno possa permettersela. Infine l’accanimento della politica europea sul tema dei trasporti è del tutto inspiegabile alla luce degli stessi dati usati dalla Commissione, dalla cui lettura emerge che i veicoli commerciali HDV contribuiscono solo per il 12% alla produzione di GHG dell’intero settore trasporti, nonostante utilizzi un terzo delle risorse energetiche, e al 6% nel totale delle emissioni su scala europea».