Ci ha lasciati anche Tony Brooks, all’età di 90 anni. Charles Anthony. Era rimasto l’ultimo vincitore in vita di un GP di F1 mondiale dei gloriosi anni 50. Enzo Ferrari lo definì un intelligente stilista. Capace, ma prudente. Una prudenza messa in pista per non nuocere non solo a se stesso ma anche agli altri. Resterà per sempre nella storia e vivo nei ricordi di tutti gli appassionati ben oltre ai 6 GP vinti, che comunque non sono pochi per l’epoca. Più di lui, nella sua epoca, solo Fangio 24, Moss 16 e Ascari 13. E questo correndo in 38 grandes épreuves, diventando vicecampione del mondo nel 1959 dietro a Jack Brabham.
Un grande pilota tra i giganti della storia del motorsport. Protagonista di un’epoca che sapeva passare dalla festa più sfrenata di bolidi lanciati alla massima velocità, ai drammi più atroci con compagni e colleghi che troppo spesso perdevano la vita rincorrendo il sogno della gloria eterna. Troppe furono le tragedie a cui assisté Tony attorno a lui. Trovato l’amore, quando si sposò, decise di abbandonare le corse nel 1961. La coscienza di aver perso tanti colleghi, e di non sentirsi più a proprio agio con le vetture a motore posteriore, lo portarono a dedicarsi alla carriera di dentista, frutto dei suoi anni accademici fatti prima di mettersi dietro a un volante.
We are saddened to hear of the passing of Tony Brooks
F1’s last surviving race winner of the 1950s, Brooks was one of the earliest pioneers of the sport we love.
Our thoughts are with his loved ones pic.twitter.com/9hhY6MlmWZ
— Formula 1 (@F1) May 3, 2022
Tony arrivò in F1 nel 1956 dopo che nel 1955, su Connaught, riuscì a vincere il GP di Siracusa non valido per il Mondiale. L’accoppiata vincente di pilota britannico e monoposto britannica ebbe grande risalto ed entusiasmo oltre Manica, aprendogli le porte del grande Circus. Ha corso per i marchi più importanti dell’epoca, BRM e Vanwall. Assieme a Moss, di cui era fidato scudiero, e a Louis Evans, nel 1958 portò la Casa inglese Vanwall alla vittoria di quello che fu il primo Mondiale Costruttori assegnato nella storia della F1 anche grazie alle sue 3 vittorie. Nel 1959, passato alla Ferrari, lotta contro Brabham per il Titolo fino all’ultima gara, ma Black Jack lo fregherà proprio nel famoso finale di Sebring dove ottenne i punti necessari per la corona iridata spingendo stremato la sua Cooper sul traguardo americano. Nel 1961 il ritiro, che ebbe modo di festeggiare sul gradino più basso del podio, giungendo infatti terzo al GP del Glen.
Tony è stato un grande pilota in un’epoca di giganti
Rest in speed Tony#oldschoolf1 @MotoriNoLimits pic.twitter.com/VcU2jRxI9z— Riccardo Turcato (@Rturcato83) May 3, 2022
Vinse ad Aintree, condividendo l’alloro con il capitano Moss a cui cedette la vettura verso fine gara. Ma anche a Spa-Francorchamps, al Nurburgring, a Monza e all’Avus. Circuiti da brivido e super veloci che vanno a cozzare con la nomea di prudente che Ferrari lascerà nel suo libro Piloti che gente. Ma solo un sarto dalle capacità innate poteva essere tagliente come una forbice nei rettilinei di quei velocissimi e mortali circuiti degli anni 50. Stilista. Soffermiamoci su questo. A ben pensarci il Grande Vecchio non poteva usare parola migliore.
Riccardo Turcato
Stefano Domenicali statement:
“I was saddened to hear the news that Tony Brooks has died. He was part of a special group of drivers who were pioneers and pushed the boundaries at a time of great risk. He will be missed and our thoughts are with his family at this time.” pic.twitter.com/aodzebMsWG
— F1 Media (@F1Media) May 3, 2022