Secondo il campione Max Verstappen, la bandiera a scacchi di oggi non metterà fine alle discussioni sull’Arabia Saudita e il suo posto nel calendario di F1. Valtteri Bottas ha detto che la situazione politica e di sicurezza a Jeddah – scena degli attacchi di 16 missili e droni venerdì, incluso quello sulla raffineria Aramco – dà una sensazione di “instabilità“. E, puramente dal punto di vista sportivo, gli incontri che si sono svolti fino a tarda notte dopo le libere non sono all’altezza di uno sport al top. “Sono andato a letto alle 4 del mattino, non sono nemmeno riuscito a prepararmi per il giorno dopo con i miei ingegneri“, ha detto George Russell a RTBF. Charles Leclerc ha ammesso: “Mi servono 11 ore di sonno prima delle qualifiche e non mi sono nemmeno avvicinato a quella cifra“.
Secondo Verstappen, di norma un passo indietro rispetto alle controversie politiche che lo circondano, servono più incontri quando la F1 lascerà il Medio Oriente: “Di norma non faccio molti meeting“, ha detto a Algemeen Dagblad. “Abbiamo parlato a lungo e alla fine abbiamo deciso di correre. Ma credo che ne parleremo ancora insieme anche dopo il weekend. Non è saggio da parte mia dire quello che penso adesso, ma ritengo che tutti abbiano un’opinione in proposito. Alla fine si saprà“. Attacchi a parte, il campione della Red Bull punta il dito su un’altra questione, ovvero la pericolosità del velocissimo circuito di Jeddah: “L’avete visto con l’incidente di Mick quanto andiamo veloci qui. Se perdi la macchina è estremamente pericoloso e ci si può fare molto male. Questi rettilinei non sono veri rettilinei, Tutti ciechi. Non capisco perché non possano essere dei veri rettilinei“. D’accordo con lui anche il poleman e compagno di squadra Sergio Perez: “E’ decisamente il posto più pericoloso in calendario, non è un segreto“. Secondo Carlos Sainz “dovranno esserci ulteriori discussioni sulla sicurezza sia del circuito sia del posto“. “Adesso non è il momento di stare a discutere se sia giusto essere qui“, ha detto il team boss Gunther Steiner. “Penso che ci confronteremo sul tornare qui in futuro, ma al momento dobbiamo concentrarci sul resto del weekend e vedere poi“. A quanto pare i veri addetti ai lavori guardano alla sicurezza e se ne fregano dello scenario, delle luci, delle onde del mare. Safety first, non hanno ripetuto così per anni F1 e FIA? Non è grazie a quella FIA se ieri Mick Schumacher è uscito indenne da una monoposto andata a muro a 250 orari? C’è un contratto? Se ci sono motivi fondati, e in questo casi ce ne sono fin troppi, i contratti si rompono, basta volerlo.
Barbara Premoli