La sfortuna di Abu Dhabi, in quanto ultimo GP della stagione di F1, è che quasi sempre il campionato vi arriva a giochi fatti. Delle dieci edizioni già disputate, solo due se ne ricordano come pietre miliari della specialità. Alla fortuna, invece, Abu Dhabi deve l’atterraggio della Formula 1 nel Golfo al posto del Dubai.
La gara del 2010 La prima nel 2010, anno del debutto nel Mondiale, con i due piloti Red Bull e il ferrarista Alonso impegnati nel rush finale per il titolo. Mark Webber era quello su cui fare la gara per l’iride. Poco dopo il via, l’australiano venne chiamato ai box in fretta e furia e il muretto del Cavallino abboccò all’amo: Alonso in pit-lane in tutta fretta, per copiare la strategia in fotocopia e la mossa in quel senso funzionò. Peccato che con i due avversari fermi Sebastian Vettel prese il largo con l’altra Red Bull: non fu più raggiungibile, neanche da una Ferrari molto competitiva con un Alonso disposto a tutto, ma troppo a lungo bloccato da un concorrente doppiato su un circuito in cui i sorpassi sono merce complicata.
E quella del 2016La seconda fu nel 2016. Anno (il terzo di sette di fila, ultimo questo che sta chiudendosi) dominato dalla Mercedes. Ma fra i suoi due piloti era guerra aperta. Un paio di errori in pista di Lewis Hamilton – uno, indimenticabile, con le due monoposto fracassate da un incidente casalingo al primo giro in Spagna e un cedimento tecnico per Hamilton in Malesia – fecero arrivare Nico Rosberg negli Emirati favorito per lo scontro finale. Gli bastava tagliare il traguardo immediatamente alle spalle del compagno, anche se vincitore. Così avvenne, e Nico diventò il secondo campione del mondo figlio di campione del mondo, dopo Damon Hill che nel 1996 aveva scritto nell’albo d’oro il suo nome una trentina di righe sotto a quello di suo padre Graham, campione nel 1962 e nel ’68. Fu tale la sorpresa (a tutti gli effetti, si tratta dell’unico Mondiale mancato da Hamilton dal 2014 a oggi) che immediatamente dopo il podio Rosberg annunciò il suo ritiro dalle corse. Troppa gioia, troppa fatica per portarla a casa, in quello che che per lui fu un anno terribile per stress e per il lavoro incessante che fu necessario.A giochi fattiQuest’anno la Mercedes è iridata da metà novembre a Imola e Hamilton dal GP di Turchia. Ad Abu Dhabi potrà festeggiare il suo ritorno in gara guarito dal Covid-19 che l’ha colpito appena dopo l’undicesima vittoria stagionale, il 29 novembre in Bahrein, costringendolo però a disertare causa isolamento medico la gara della domenica successiva dopo sullo stesso circuito. A Yas Marina, quindi, resterà il divertimento per una delle gare più spettacolari del campionato, su un circuito fra i più scenografici di sempre, certamente il più moderno. Negli Emirati, infatti, la passione per la Formula 1 tiene banco.Fra i miti locali ce n’è anche uno che si vede dalla media stratosfera: il gigantesco tendone rosso di Ferrari World, il più grande parco divertimenti a tema motoristico mai realizzato. L’immensa struttura marchiata con il Cavallino, sotto la quale la storia e il fascino Ferrari parlano una lingua assolutamente internazionale e capace di attirare centinaia di migliaia di appassionati da ogni latitudine, fu il primo passo concreto con il quale gli stati arabi si avvicinarono prima alle Rosse e quindi al mondo dei Gran Premi. Ferrari World e la sua montagna russa più veloce del pianeta erano una realtà oltre dieci anni fa nel territorio di Abu Dhabi. E dire che a quei tempi di F1 in arrivo nel Golfo si parlava in termini diversi. Nel 2006, infatti, sembrava che il GP fosse pronto per sbarcare a Dubai. Accordo a lungo termine, mega-investimento all’orizzonte. Ma qualcosa andò storto. Mancava soltanto la firma ufficiale quando un giorno Bernie Ecclestone (l’ex padre-padrone dei Gran Premi iridati) arrivò proprio per concretizzare l’operazione, ma lo sceicco di Dubai non lo ricevette. E non per motivazioni contrattuali, o economiche: si era infortunato il suo cavallo da corsa preferito, e quell’emergenza prese il sopravvento. Morale: Dubai non ebbe la Formula 1 alla quale era ormai vicinissima e sul business ormai quasi impacchettato si precipitò, appunto, Abu Dhabi. Che guarda caso aveva già pronto il progetto per un circuito innovativo, costruito su un’isola artificiale che oggi è un giardino fiorito, nonostante sia stata strappata al deserto circostante.www.pirelli.com