Con circa un quintale di peso risparmiato e uno stile che continua il percorso di design iniziato nel lontano 1972, la settima generazione della BMW Serie 5 è l’ultima evoluzione di una tra le berline più prestigiose e desiderate. L’obiettivo è evidentemente quello di farla apparire una versione in scala ridotta (ma sempre lunga 4 metri e 94) dell’ammiraglia Serie 7, con la quale condivide molte delle soluzioni di design, oltre alla tecnologia EfficientLightWeight che prevede un sempre maggiore impiego di leghe di alluminio e di acciai altoresistenziali.
Tuttavia la nuova serie 5 si presenta con una marcia in più, rappresentata dalla presenza di dispositivi che proiettano la berlina tedesca a un passo dalla guida autonoma. È piuttosto curioso che sia proprio una delle vetture note per il piacere che sa offrire a chi è al volante a essere scelta per proiettarci nel futuro, ma appare evidente che il progresso è inarrestabile e dovremo farcene una ragione. Bisogna innanzitutto precisare che l’autonomia è per il momento limitata ad alcune funzioni e, soprattutto, è offerta a chi ordina l’auto con il pacchetto Driver Assistant Plus. In sostanza sono per la prima volta raccolti tutti i sistemi che fino a ieri sembravano semplici ausili alla guida fini a se stesso. Come il cruise control adattivo, o il lane assist che manitene l’auto all’interno della carreggiata, o ancora il telecomando per parcheggiare l’auto in remoto. Riunendo tutte le soluzioni si ottiene il risultato di poter assaggiare oggi come si guiderà nel futuro ormai prossimo, visto che si parla sempre più insistentemente del 2020 come data di debutto ufficiale delle auto in grado di muoversi in autonomia.
Si comincia impostando la velocità e selezionando la distanza di sicurezza desiderate e il tipo di risposta del cruise control; a questo punto in autostrada si possono togliere le mani dal volante e iniziare il viaggio nel tempo. Naturalmente si tratta solo di un embrione, ma è abbastanza sorprendente il comportamento dell’auto che non solo mantiene la velocità e la adegua eventualmente a quella del veicolo che ci precede, e non si limita a rimanere all’interno delle linee tracciate sull’asfalto, in quanto il sistema si “aggancia” all’auto che ha davanti seguendone la traiettoria. Sono numerosi i parametri che tiene in considerazione per evitare possibili errori che possono derivare, per esempio dalla mancanza di segnaletica orizzontale o da righe che escono dalla carreggiata, e le scelte dell’intelligenza artificiale non sempre coincidono con quelle di chi magari ha decine di anni di esperienza al volante.
Tuttavia l’esperienza non dura a lungo, perché dopo qualche secondo la strumentazione invita a riposizionare le mani sul volante e riprendere il controllo, che tuttavia non esclude l’assistenza. Lo si capisce dal volante che continua a “suggerire” l’ingresso in una curva, e che cerca di opporsi a ogni cambio di carreggiata non preceduto dall’uso degli indicatori di direzione. Ciò non significa che non sia possibile effettuare un sorpasso senza usare le frecce, ma per uscire dalla corsia è richiesta una forza maggiore.
Valerio Boni