La spedizione “Polo del Freddo”, supportata da Land Rover e Royal GeographicalSociety (con l’IBG), il 22 gennaio ha raggiunto il proprio obiettivo, la regione dell’ Oymyakon, in Russia, detta anche appunto “Polo del Freddo”. Per raggiungere questa destinazione la squadra ha percorso più di 20.000 km attraverso Paesi quali la Danimarca e la Norvegia, fino all’estremo nord di Norvegia e Finlandia, centinaia di chilometri oltre il Circolo polare artico, e lungo l’autostrada Transiberiana, con temperature che sono scese fino a -58°C.
La regione di Oymyakon ha guadagnato il titolo di “Polo del Freddo” nel febbraio 1933, quando vi si registrarono 63 gradi sotto zero. Nonostante sia ubicato piuttosto al sud, il distretto è soggetto a temperature estremamente rigide, a causa della sua posizione continentale, che ostacola l’effetto di riscaldamento dovuto agli Oceani. Inoltre i sistemi di alta pressione mantengono il cielo di questa regione sgombro da nuvole, permettendo al calore di disperdersi verso l’alto.
La squadra, capitanata dall’esperta esploratrice Felicity Aston – ha ricevuto il sesto “Land Rover Bursary”, il sostegno annuale concesso dalla Land Rover ai progetti ritenuti più meritevoli. Fanno parte della squadra il fotografo e operatore Manu Palomeque, e Gisli Jonsson, ingegnere, meccanico ed esperto di guida invernale.
Il Defender, opportunamente modificato per la spedizione, ha affrontato numerose e difficili prove, come il procedere in un convoglio di spazzaneve in mezzo alla tempesta per raggiungere NordKapp, in vetta all’Europa, o percorrere la via di transito ufficiale del luogo: il fiume Lena, totalmente ghiacciato. Le modifiche al veicolo comprendevano sospensioni migliorate, protezioni per il sottoscocca e la trasmissione, riscaldatori ausiliari per motore e abitacolo, un serbatoio maggiorato, e un bagagliaio da tetto.
I materiali didattici per le scuole sono stati prodotti dalla Royal Geographical Society (con IBG) e saranno disponibili online per trasferire le nuove conoscenze geografiche dal campo alle aule. Tali materiali potranno contribuire alla sezione geografica del corso di studi britannico che tratta la Russia e i Territori a clima freddo.
La spedizione si è data l’obiettivo di approfondire le implicazioni sociali, culturali e fisiche del vivere in climi estremi durante il periodo invernale entrando in contatto con un certo numero di comunità ed individui. Il Team si è unito ai Sami Skolt in Norvegia per l’annuale raduno delle renne, ha ammirato l’aurora boreale ascoltando uno sciamano Sami, ha attraversato di notte un fiume siberiano ghiacciato, ha celebrato il Natale per tre volte e si è unito ai Tuvani nel canto Khoomei celebrativo dell’anno nuovo, al “Centro dell’Asia”.
Felicity Aston, leader della spedizione, commenta così le culture incontrate: “In questo freddo estremo sono i dettagli giornalieri ad essere affascinanti – spesso sembra che tutto proceda a rovescio – il gelato viene venduto all’aperto su tavolette, mentre frutta e verdura sono tenute al caldo sotto le coperte, si preferisce procedere sui fiumi ghiacciati piuttosto che su strada, le carrozzine dei bimbi hanno i pattini invece delle ruotine, le auto sono lasciate sempre in moto fuori dai negozi perché non gelino, e le città sembrano perennemente in fiamme, per il vapore emesso ininterrottamente da veicoli ed edifici”.
Il Defender è inoltre divenuto la “star” della spedizione. Spiega Felicity: “Il Defender non è solo il nostro mezzo di trasporto, è la nostra sicurezza ed il nostro talismano! Grazie a piccole modifiche il Defender può essere riscaldato anche a motore spento, il che significa che per noi ha rappresentato un rifugio quando le temperature esterne divenivano veramente proibitive.
“Nell’attraversamento di città e villaggi, il Defender ha attirato una grande attenzione, facendoci conoscere molte persone con le quali abbiamo potuto interagire; questo non sarebbe altrimenti successo – e poi…. un Defender rosso si fa notare! Attraversando la Siberia abbiamo ricevuto -da tutti – sorrisi, saluti e gesti di simpatia. Lungo la strada i passanti venivano a picchiettare sul cofano per dimostrarci approvazione e simpatia ed abbiamo imparato a tradurre la frase ‘Machina Harosho’ “(Macchina buona). E’ davvero piacevole guidare in mezzo a tanto apprezzamento”.
Ora il team affronterà i 15.000 chilometri del viaggio di ritorno nel Regno Unito che attraverserà l’Altai nella Siberia del Sud, il Kazakhstan, e quindi la Scandinavia meridionale, per giungere a Harwich e Londra. Una volta tornato a casa, il Team conta di organizzare una mostra del materiale raccolto durante il viaggio e di realizzare anche una pubblicazione con le fotografie scattate durante la spedizione.
Barbara Premoli