Un anno di Formula 1: il film del 2023
Non servono molte parole per riassumere la stagione di Formula 1 2023, bastano due nomi, Max Verstappen e Red Bull Racing. Un dominio durato dal 3 marzo al 26 novembre, interrotto solo il 17 settembre a Singapore, quando sul gradino più alto è salito Carlos Sainz.
In una stagione di 22 GP, parlare di monopolio è poco, dominante la RB19 di Adrian Newey che ha chiuso con 860 punti, con la Mercedes seconda a 409 e la Ferrari terza a 406. Una stagione di record battuti per il tre volte campione del mondo che in questo 2023 è stato impeccabile in qualifica e in gara e nella gestione dei pneumatici, punto dolente della SF-23. Un Verstappen nuovo anche dal punto di vista umano, giocoso, sereno, maturo. macchina da guerra, ma finalmente sorridente.
Il sorriso che manca ai ragazzi di Maranello: i due Carletti, come ormai vengono soprannominati, possono ben poco se il pacchetto non è competitivo, ma era prevedibile che il nuovo corso Vasseur richiedesse tempo. E i tifosi Ferrari, che stanno perdendo memoria dell’ultimo Titolo del 2007, guardano al 2024 sperando in un anno se non vincente almeno dignitoso, con podi e vittorie regolari.
Che cosa resterà di questo 2023, dominio a parte? Sicuramente l’attesissimo debutto del GP di Las Vegas, che ha diviso il popolo degli appassionati, degli addetti ai lavori e persino i piloti: troppo show, troppi VIP, troppe luci, prezzi folli, sport in secondo piano, ma alla fine un gran successo che ha divertito, con una gara ricca di spettacolo. E poi alla fine ammettiamolo che The Sphere e le luci non erano poi male… Ma del 2023 resterà anche il dramma dell’alluvione che a maggio ha colpito l’Emilia Romagna, cancellando quello che avrebbe dovuto essere il primo GP europeo della stagione. Resteranno le immagini del paddock sommerso e del piccolo grande Yuki Tsunoda che spala fango a Faenza.
Adesso la meritata pausa, un po’ di tempo per piloti e uomini e donne dei team per restare a casa e godersi le famiglie, mentre dietro le porte delle factory fervono i lavori. Febbraio sarà qui in un attimo e dal 21 al 23 sarà tempo di test in Bahrain. Ma prima di allora, un altro appuntamento importante da segnare in agenda: l’8 gennaio prenderanno ufficialmente il via i lavori di ammodernamento e riqualificazione del circuito di Monza.
Grazie per questo anno insieme, è stato intenso ma entusiasmante. Un anno in cui abbiamo dovuto salutare degli amici e perso dei pezzi di cuore. Alberto, siamo in tantissimi a volerti bene e la sai la cosa più bella? Non manchi solo a noi amici e colleghi, ma ai tuoi lettori, segno che hai seminato molto bene e che la F1 continuerà ad avere seguito grazie alla tua passione e a quello che hai saputo trasmettere e comunicare. Buon 2024 a tutti.
Barbara Premoli
Lasciamoci il 2023 alle spalle
E’ stato un anno lunghissimo. Eppure la F1 sembra essere finita mesi e mesi fa. Sarà che è stata una stagione scontata sin da subito? Sarà che il troppo alla lunga stanca? Gare quasi ogni weekend, più le sprint il sabato, dirette mattina, pomeriggio, sera, tarda notte…
Il 2023 verrà ricordato come l’anno di dominio assoluto della Red Bull. Un dominio, con tutte le gare vinte tranne una, che non si vedeva dal 1988. Anche là c’era un motore Honda di mezzo, anche quella volta l’unica vittoria di tappa stagionale di una marca avversaria (della McLaren, ndr) è stata della Ferrari.
Il dominio
Vincere sempre non è facile. Vincere come ha vinto la Red Bull con Max Verstappen è difficilissimo. Non fatevi ingannare dalla quantità di vittorie che sembrerebbe rendere banale la cosa. In una stagione così intensa da una parte all’altra del globo, ricca di avvenimenti, tenere la barra dritta di voglia e concentrazione non è affatto semplice. La monoposto di Adrian Newey è stata e sarà ricordata come probabilmente la più dominante della storia. Ma per vincere serve il pilota e ad ora nessuno è ai livelli di Max Verstappen. Servono tecnici, meccanici e un team di persone che in 365 giorni ha sbagliato solo la gara di Singapore. Il povero Perez ha sì deluso, ma è arrivato comunque secondo nel Mondiale dentro una situazione non facile per nessuno. Quelli che dicono che tizio o caio al suo posto avrebbero fatto meglio… contro questo Max? Siamo sicuri? Abbiamo visto tutti come ha guidato quest’anno. Non prendiamoci in giro.
Quindi, da veri appassionati di motorsport, bisogna dire che abbiamo visto una grande stagione, perché abbiamo potuto ammirare un team perfetto in ogni momento. Ricapiterà? Alla McLaren non è successo nel 1989, nonostante continuò a vincere le stagioni successive. Tenere questi ritmi e concentrazione è difficilissimo. Quindi gli avversari forse in prospettiva potrebbero avere più occasioni il prossimo anno…
Gli avversari
Ecco, chi dopo la Red Bull? Ferrari, Mercedes, Aston Martin e McLaren. Ci hanno provato.
Ferrari unica a riuscire a vincere una tappa del campionato con Sainz a Singapore in giornata in vena. Perfetto come non mai, regala l’unica gioia di stagione a Maranello. Alla Ferrari i piloti non sono il problema, l’ha dimostrato anche Leclerc in più occasioni, ma il racconto attorno alla Ferrari è il problema. Si creano sempre false aspettative. Si sa, la scuderia non vince un Mondiale dal 2007, ma questo non vuole dire che ogni anno deve essere quello buono per forza con titoli e ammissioni altisonanti. Soprattutto quando si è dentro una vera rivoluzione, quella di Vasseur, che richiede tempo. Nessuno inventa nulla dall’oggi al domani. Quindi speriamo nel 2024 di non leggere e sentire di una Ferrari mondiale già da febbraio, ma vedere risultati in pista che migliorano nel tempo.
Tempo che ha usato ad esempio la McLaren. Da subito ha giocato a carte scoperte a inizio anno. La monoposto è sbagliata, ci rivediamo verso inizio estate, portate pazienza e da lì cresceremo. Così hanno detto e fatto. Il gruppo guidato da Andrea Stella è stato bravo a non sbagliare nulla nei passi di sviluppo. Anzi, forse a fine anno si poteva anche annusare una vittoria in gara, oltre a quella Sprint di Piastri in Qatar, ma mettere tutto assieme è un lavoro che richiede tempo. Norris e Piastri inizieranno il 2024 senza più scuse. Piastri ora conosce le piste e come si deve lavorare in un weekend. Lando sa che non può più gettare alle ortiche nulla perché ormai non è più un novellino ed errori come in Qatar o Messico non vanno fatti.
Dicevamo degli sviluppi McLaren e di come abbiano funzionato. Pensate solo a cosa potrebbero fare le scuderie potendo fare dei test. E’ vero che bisognerebbe creare un team dedicato visto che i piloti e meccanici titolari sono praticamente sempre in volo. Ma la totale assoluta mancanza di test resta una cosa inconcepibile per la F1. Oppure basterebbe altrimenti fermarsi un giorno in più al lunedì. I team ne avrebbero bisogno invece di testare pezzi durante i weekend di gara.
Pensate alla Mercedes che da due anni dice che la macchina è sbagliata e che così non la rivedremo poi l’anno dopo. Qualche test stagionale male non farebbe. E’ dura dopo anni di vittorie ritrovare la via della competitività e della fame. La cosa è ciclica. E’ successo a tutti. Ma la Mercedes ha un ulteriore peso che grava sul team: quell’ottavo Titolo mondiale da far vincere a Lewis Hamilton che è sempre una cosa che aleggia a inizio anno, quando la macchina non va bene, e a fine anno, pensando a quello dopo.
L’Aston Martin ha fatto bene a inizio anno. Alonso ha sempre una grande voglia, resta tra i migliori al mondo, lo abbiamo visto come ha guidato in Brasile, ma da qui a dire che possa competere per il Titolo e contro Max ce ne vuole. Primo perché non ha né la macchina né il team. Secondo perché dovremmo nel caso valutarlo alla sua età in un confronto diretto domenica dopo domenica contro i più giovani rivali. Questo non è sminuirlo, ma è la verità, gli anni, ahinoi, passano per tutti. Lui stesso ha detto in questi giorni che le tre gare ravvicinate lo portano più a disinnamorarsi della F1 che ad amarla. Sarebbe bello vederlo competere per vincere qualche tappa, quello sì, ma molte cose devono allinearsi.
Gli altri
Dietro i citati team poco o nulla. È doveroso citare la Williams che non molla. Sta rimettendo insieme i cocci e ha avviato un periodo di ristrutturazione del team che comincia a dare i primi frutti. Non guardate i pochi punti a fine anno. Nel complesso, specialmente con Albon, Sargeant rimandato al 2024, il team, che fu di Frank, ha lasciato vibes, come scriverebbero gli inglesi, positive. Ed è bello sinceramente pensare alla Williams come team che potrebbe tra qualche anno tornare verso le parti alte della classifica.
L’Alpine ha brillato in un paio di gare e poco più. Considerando le potenzialità di team e piloti, il 2023 è stata una vera delusione. Come delusione è stata la Haas e la stessa AlphaTauri, che però a differenza del team americano ha mostrato qualche buona gara e ha fatto conoscere al grande pubblico un ragazzo, Liam Lawson, subentrato all’infortunato Ricciardo, che nei prossimi anni potrebbe ben fare nel grande Circus.
Ultima considerazione va all’Alfa Romeo, o meglio Sauber. Nonostante Bottas e Zhou il bottino è stato solo di 16 anonimi punti. Da quelle parti si pensa al 2026 quando il tutto diventerà Audi, ma un nome così storico per il motorsport mondiale, mica solo italiano, meritava ben altro finale, amici lettori. Non pensate la stessa cosa?
Il grande Circus
Come sta il grande Circus? A vedere l’affluenza ai GP si direbbe bene. Tribune piene nonostante prezzi sempre in aumento. Vip ovunque che sembrano essere ormai loro le vere star dei weekend, alla faccia di chi rischia la pelle dentro gli abitacoli. Coppe sempre più brutte. Sprint race che non piacciono ai tifosi, al campione del mondo in carica, sicuramente a molti altri che però non lo dicono, ma che non scompariranno. Anzi, per il futuro si pensa a idee demenziali come inversione di griglia.
Faide interne tra Liberty Media e FIA. Un calendario compresso che sta via via logorando tutti. Ma siamo sempre lì, a guardarla, seguirla, a lamentarci, a incazzarci, a godere se si è tifosi di Max o a imprecare se non lo si è. Insomma, è sempre il vecchio Circus, però in versione moderna con qualche Sprint race in più in mezzo alla scatole di cui, questo sì, faremmo veramente a meno.
Riccardo Turcato
Minardi: Verstappen pigliatutto fino alla fine. Ora subito al lavoro sul 2024
Con il GP di Abu Dhabi si è chiusa questa lunghissima stagione con un nuovo successo di Max Verstappen (il 19° su 22 GP) che ha “concesso” solo due gare a Sergio Perez e una a Carlos Sainz. L’olandese si è portato a casa il giro più veloce della gara firmando anche il record dei giri al comando in una stagione (1.000). Una supremazia quella Red Bull che ha dell’incredibile. Sommando i punti conquistati da Mercedes e Ferrari, non si raggiungono gli 860 punti della coppia Verstappen-Perez.
Fino all’ultimo giro Mercedes e Ferrari hanno lottato per il titolo di vice-campione, con Charles Leclerc (secondo) che le ha provate tutte. Più di questo non poteva veramente fare. Purtroppo, è mancato Sainz, il cui fine settimana è stato condizionato dall’errore del venerdì. Abbiamo visto una gara senza l’ingresso della safety car che ha delineato le forze in campo di questa stagione. Il gap di “appena” 17s tra Verstappen e Leclerc può far ben sperare in vista della prossima stagione e lo si può leggere in maniera positiva. Alle sue spalle ci sono poi tre team racchiusi in una forbice di pochi secondi. Sappiamo con certezza che Red Bull, da tempo, aveva fermato lo sviluppo della vettura per concentrarsi sulla nuova “arma” che i rumours dicono essere ancora un passo avanti rispetto alla RB19… Davanti a queste voci, ma soprattutto al team più organizzato e col miglior tecnico, è quasi impossibile fare delle previsioni. Certamente alle loro spalle abbiamo avuto una grande alternanza di prestazioni con Mercedes, Ferrari, McLaren e Aston Martin che si sono imposte come seconda forza del Mondiale. Alla fine, l’ha spuntata Mercedes sulla Ferrari, con McLaren che ha chiuso davanti all’Aston Martin.
Ci avviamo velocemente al 2024 che vedrà un calendario ancora più impegnativo con 24 GP. Si inizia già martedì coi test di fine stagione in cui i team porteranno in pista un pilota titolare affiancato da un giovane. Un primo assaggio lo abbiamo già visto durante il primo turno di prove libere con le squadre che hanno schierato 10 giovani con risultati molto interessanti. Sarà un inverno lungo non solamente per i team, ma anche per FIA e Liberty Media che dovranno rivedere alcuni regolamenti, per evitare questi continui cambi, oltre ad analizzare bene le penalità, alcune molto discutibili come quella assegnata domenica a Perez.
Gian Carlo Minardi
Brembo celebra un 2023 di primati nel motorsport, nelle due e quattro ruote
Brembo, leader mondiale negli impianti frenanti, celebra un 2023 ricco di successi: sono 70 i Titoli mondiali vinti nelle principali categorie racing a due e a quattro ruote. Soltanto per citare i più importanti: dal terzo campionato mondiale consecutivo di Formula 1 vinto da Max Verstappen-Oracle Red Bull Racing con pinze Brembo, al successo di Pecco Bagnaia-Ducati Lenovo Team in MotoGP che bissa il trionfo del 2022 con l’intero impianto frenante Brembo e le ruote Marchesini, al mondiale WorldSBK in cui, come avvenuto nel 2022, ha nuovamente trionfato Alvaro Bautista-Aruba.it Racing-Ducati con l’impianto frenante Brembo e le ruote Marchesini.
Senza dimenticare il campionato di Formula E in cui Brembo ha fornito i propri impianti frenanti a tutti i piloti, fino alla vittoria di Pedro Acosta-Red Bull KTM Ajo in Moto2 con pinze, e pompe Brembo, di Jaume Masiá-Leopard Racing in Moto3 con pinze, dischi e pompe Brembo e di tanti altri campioni del mondo nel palcoscenico delle competizioni Motorsport. Tutti questi piloti si sono affidati all’eccellenza degli impianti frenanti Brembo.
Una menzione particolare merita la centesima edizione della 24 Ore di Le Mans, in cui Brembo ha trionfato nella categoria più importante delle Hypercar.
In Formula 1 Brembo ha tagliato proprio quest’anno il traguardo dei 500 GP vinti: tutti i 22 GP disputati in questa stagione sportiva sono stati vinti per l’ennesima volta da vetture fornite di componenti del gruppo Brembo. L’azienda bergamasca può vantare dunque vittorie in 507 Gran Premi su 851 che si sono disputati dal 1975 – anno di esordio per Brembo in Formula 1 – a oggi, per un totale di 29 campionati del mondo piloti e 33 campionati del mondo costruttori vinti con i principali team.
Continua il dominio assoluto anche in MotoGP, a cui si aggiungono nuovi successi in Moto2, Moto3 e World Superbike (anche con Marchesini). Sono 572 le vittorie nella classe regina (classe 500 e MotoGP) dal 1978 a oggi: per l’ottava stagione consecutiva l’azienda ha fornito tutti i piloti – quest’anno 31 – che hanno corso almeno una gara in MotoGP, affidandosi agli elevati livelli di performance e sicurezza garantiti dai componenti Brembo. Brembo può dunque vantare il successo in 35 campionati del mondo piloti e 36 campionati del mondo costruttori vinti con i principali team di MotoGP.
Il 2023 si conferma un anno vincente anche nel motorsport elettrico. Quinta stagione consecutiva per Brembo come fornitore esclusivo di tutte le 22 monoposto full electric Gen3 del campionato FIA Formula E e quinto campionato consecutivo corso da Brembo nel campionato FIM MotoE World Cup accanto alle 18 Ducati elettriche. Oltre ai già citati campionati di Formula 1, Formula E, MotoGP, Moto2, Moto3 e WSBK, è doveroso ricordare anche i campionati WEC, GT, IMSA, EWC, Nascar, MXGP, Enduro, Trial, Formula 2, Formula 3, WRC, Super Formula, MotoAmerica, Porsche Supercup e tanti altri ancora, per un totale di oltre 600 Titoli mondiali vinti dal 1975 a oggi nelle diverse categorie.
Tutti i numeri 2023: otto giri della Terra con i pneumatici Pirelli
Quasi otto volte la circonferenza della Terra: è la distanza complessiva percorsa dai pneumatici Pirelli nei 22 GP disputati nella stagione 2023. Sono stati infatti 307.925,8 i chilometri accumulati in 60.473 giri dai 6.847 treni di gomme utilizzati per almeno un giro dai piloti schierati dalle dieci squadre che partecipano al Campionato del Mondo di Formula 1.
La stragrande maggioranza del chilometraggio è stata percorsa con pneumatici slick: solamente il 6,31% della distanza ha visto protagoniste la Cinturato Intermediate e la Cinturato Extreme Wet. La grande protagonista – non poteva essere altrimenti, visto che è stata presente in ogni evento – è stata la C3: sono stati infatti 105.499 i chilometri percorsi con questa mescola, più di un terzo di quelli complessivi (36,57%). La C4 (27,43%) è la seconda più utilizzata, seguita dalla C2 (15,41%) e dalla C5 (13,55%) mentre la mescola meno impiegata è stata la C1 (5,73%). Da aggiungere al totale ci sono anche i 3.800 chilometri percorsi durante i fine settimana di gara con i prototipi, una circostanza verificatasi su tre piste: Barcellona, Suzuka e Città del Messico.
Lo stint più lungo dell’anno lo ha percorso Oscar Piastri nel GP dell’Arabia Saudita. Alla sua seconda presenza nella massima serie, il pilota australiano della McLaren dovette fermarsi al termine del primo giro per sostituire l’ala anteriore danneggiata dopo un contatto con Pierre Gasly montando un set di C2 che lo portò fino alla bandiera a scacchi, per una distanza totale di 302,5 chilometri. In questa speciale classifica, Piastri ha superato di appena due chilometri Esteban Ocon che a Baku arrivò a quota 300,1 chilometri con un singolo set di C3, montato alla partenza – effettuata dalla pit-lane – e tenuto fino al penultimo dei 51 giri previsti. Peraltro, il tracciato cittadino della capitale dell’Azerbaigian ha ospitato anche lo stint più lungo dell’anno sulla mescola più morbida: Valtteri Bottas completò tutta la lunghezza (17 giri, pari a 102 chilometri) della gara Sprint del sabato pomeriggio con un set di C5. Lo stesso pilota finlandese detiene anche il primato di chilometri percorsi consecutivamente con la mescola più dura, grazie ai 32 giri (188,4 chilometri) completati a Silverstone. Il singolo stint più lungo con la C4 è stato effettuato ancora da un’Alfa Romeo: 212,7 chilometri accumulati da Guanyu Zhou nella gara di Singapore.
La stagione 2023 ha visto alternarsi tre formati di weekend con altrettanti diversi regolamenti relativi all’utilizzo dei pneumatici: 14 volte è andato in scena il classico formato con tre sessioni di prove libere, una qualifica e la gara; sei volte si è utilizzato il format cosiddetto Sprint, che prevede il venerdì solamente una sessione di libere, seguita dalla qualifica per la gara, il sabato la Sprint Shootout e la Sprint Race, con la domenica sempre consacrata alla gara; due volte è stato sperimentato il cosiddetto ATA (Alternative Tyre Allocation), con l’obiettivo di individuare soluzioni per una gestione più efficiente delle gomme. È un fatto che mille treni di slick allestiti nei 22 eventi non sono mai stati usati e altri 732 hanno percorso da uno a tre giri. Per quanto riguarda le gomme da bagnato estremo, la Pirelli da quest’anno ha iniziato ad applicare un processo – noto come “strip-and-fit” – che permette di rimettere a disposizione delle squadre in altri eventi le coperture già montate ma non utilizzate: ciò consentirà a pieno regime un deciso miglioramento nell’ottimizzazione della gestione dei pneumatici, visto che nel 2023, ad esempio, 1.304 treni di queste due tipologie di gomme non hanno percorso alcun giro.
Di tutti i Gran Premi del 2023, quello d’Olanda è stata la gara in cui sono state sostituite più volte le gomme, considerando sia i pit-stop veri e propri sia i cambi effettuati in regime di bandiera rossa. A causa del continuo mutamento delle condizioni climatiche, con la pioggia protagonista a fasi alterne, sono state ben 82 le sostituzioni di pneumatici, con tutte le tipologie – le tre mescole slick, le intermedie e le extreme wet – ad aver assaggiato l’asfalto almeno una volta. Al contrario, la gara che ha visto meno cambi gomme è stata quella di Miami, dove tutti e venti i piloti al via hanno effettuato solamente il pit-stop obbligatorio previsto dal regolamento sportivo. Considerate anche le gare Sprint, le sostituzioni di pneumatici sono state in totale 871.
La palma dell’appuntamento più caldo dell’anno – almeno come temperatura dell’aria – l’ha vinta Austin: 34,7 °C il sabato nella Sprint, 32,8 °C domenica in gara. Sul versante opposto invece Zandvoort, con una temperatura media di 15,1 °C. In termini di asfalto, il primato del caldo se l’è aggiudicato l’Hungaroring con 53,6 °C mentre il più freddo è stato quello di Las Vegas (18,5 °C).