Domenica, a Portimao, si torna a correre il GP del Portogallo. Era dal 1996 che la F1 non tornava da quelle parti. Sul podio dell’ultimo GP salirono
Jacques Villeneuve, Damon Hill e Michael Schumacher. Il duo del team di Frank Williams era in piena lotta per il Mondiale ma di quella gara ricorderemo sempre il mega sorpasso che fece Villeneuve all’esterno dell’ultima curva a Michael. A rivederlo vengono i brividi ancora oggi, come in diretta.
Il GP del Portogallo è sempre stato un appuntamento seguito con passione e posa le sue radici nel lontano 1958, quando si corse la prima gara ufficialedel Mondiale sul tracciato cittadino di Oporto. Mentre pensavo al ritorno del gran premio in calendario dopo così tanto tempo, mi si è aperto un cassetto della memoria e ho ricordato una foto, un’istantanea, che ho visto quando ero piccolo. In un giornale di motori c’era una foto in bianco e nero di una F1 immortalata tra pali del telegrafo e lampioni stradali. La didascalia che riportava: “GP del Portogallo, Oporto, Stirling Moss 1958”. Scoprii poi che pali dei telegrafi e lampioni non erano i soli elementi di contorno alla gara a cui i piloti dovevano fare attenzione, ma c’erano anche i binari del tram oltre che marciapiedi, alberi, pilastri, tombini… Insomma, tutto quello che si trova in una città. Quella foto mi è rimasta impressa nella memoria. Vedere un pilota correre lì in mezzo mi lasciò stupito. In fin dei conti per me la F1 era già nell’era della sicurezza quasi totale. E l’unico tracciato cittadino che conoscevo bene da molto piccolo era Montecarlo, e non c’era Internet per reperire tante informazioni.
Ottobre 2020. Ho tra le mani il libro di Mike Hawthorn, Champion Year, da lui scritto per raccontare il Mondiale vinto nel 1958. Il circuito cittadino di Oporto, affacciato sulle rive dell’Oceano Atlantico, lungo ben 7,4 km, era un tracciato da oltre 180 km/h di media. Non difficilissimo come layout ma, come detto, aveva le sue insidie proprio nell’arredo urbano.
Scrive Mike: “ Il circuito è cittadino nel vero senso della parola. Usciti dai box la zona è larga. Di norma sarebbe una rotonda. Trovi subito i binari del tram prima di imboccare una curva a sinistra che ti immette in un rettilineo molto stretto in salita. L’Avenida de Boavista. Poi giri ancora a sinistra, con la strada che continua a salire. Sinistra ancora, passando sopra i binari del tram, curva destra e sinistra, che porta verso una sezione in discesa con gli alberi ai lati del percorso e balle di paglia un metro l’una dall’altra a delimitare il percorso. Personalmente preferirei le balle di paglia tutte una dietro l’altra senza spazi. Se perdi il retrotreno ci sbatti contro e torni in pista, se perdi il retrotreno invece tra una balla e l’altra distanziate, rischi di capottare. Questo tratto ti riporta verso la zona del traguardo, la zona che si affaccia verso l’oceano. Oltre ai binari del tram e gli alberi ci sono tutte gli altri elementi di rischio di una città, marciapiedi e lampioni. Una lotteria insomma in un tracciato veloce”.
Per la cronaca, la pole position andò a Stirling Moss con il tempo di 2m34.21s, seguito da Hawthorn stesso e da Lewis-Evans. In un weekend che vide anche la nostra Maria Teresa de Filippis al via, la gara era la terzultima del Mondiale. Mike su Ferrari, stava lottando contro Stirling, su Vanwall, per il campionato. Vinse Moss. Hawthorn secondo, fu prima squalificato, ma poi riammesso grazie a una dichiarazione dello stesso Moss, che lo scagionò nel dopo-gara. Ma questa è la storia del campionato 1958… Che avremo modo di raccontare in un altro momento. Per fortuna domenica prossima i piloti non troveranno alberi e lampioni… Ma la poesia del tempo andato resta. Spero che questo articoli arrivi a qualche bambino e che magari trovi la voglia di meravigliarsi come fece chi sta scrivendo ora, tanti anni fa.
Riccardo Turcato