E’ il dicembre del 1984. All’aeroporto di Le Mans atterra un jet privato con un cantante dal cognome “larger than life” come direbbero gli inglesi. Se vi scrivo Jackson, la cosa vi fa capire il perché. Non parliamo di Michael, ma del fratello maggiore Jermaine, voce e bassista dei Jackson 5, gruppo dei fratelli americani grazie al quale proprio Michael si è fatto poi conoscere come re del pop e star mondiale.
Jermaine, durante un programma belga di beneficenza, conosce il pilota Pascal Witmeur che nel 1984 correva per Jean Rondeau in endurance. Il pilota belga va in camerino, parla di macchine con Jermaine e lo trova interessato. Prima prova e vendergli una copia di una Ferrari GTO. Successivamente, ragionando con Jean Rondeau, visto l’amicizia nata, prova a coinvolgere Jermaine nell’avventura della 24 Ore di Le Mans, pensando di potersi accaparrare degli sponsor grazie al noto cognome coinvolto. Invitano quindi Jackson a Le Mans.
Jermaine non guiderà mai la Rondeau. Salirà come passeggero di Jean nel circuito corto permanente Bugatti solo per qualche giro, tanto per assaporare l’accelerazione. In Rondeau sperano di far crescere la voglia in Jermaine. Gli dicono chiaro e tondo che se vuole correre a 400 km/h deve impegnarsi nel team. Pascal Witmeur inizia quindi a pensare a un progetto con sponsor americani forte di questa amicizia. Ma il sogno non si realizza nemmeno quando, grazie a Jermaine, arrivò alla Pepsi, sponsor dei fratelli Jackson e specialmente di Michael cui era legata per il tour mondiale.
Pepsi riteneva troppi i 750mila dollari richiesti per il progetto. Senza perdersi d’animo, Witmeur provò a contattare successivamente la sede USA della Benetton, allora brand in grande espansione, e che aveva come mantra il tema “United colors of” per la parità di ogni razza. Voleva fare un team coinvolgendo lo stesso Jackson, Willis T Ribbs (primo pilota di colore a provare una F1) e un pilota asiatico a bordo di una Porsche 965. Le parti non si trovarono economicamente e quindi il sogno di vedere un Jackson in pista non si concretizzò e svanì definitivamente nel 1985.
Benetton, come sappiamo continuò a investire nel mondo delle corse, dando poi vita al proprio team di F1 nel 1985. Mentre la Pepsi sarà protagonista principale per l’approdo di un nuovo team in F1 nel 1990. E la famiglia Jackson c’entra ancora una volta. A fine anni 80 infatti la Pepsi grazie a Michael era diventata un brand capace di rivaleggiare con la Coca Cola. Nella decisione di ampliare la propria visibilità globale oltre al mondo della musica e dei film, tramite il proprio marchio 7Up, decise di sponsorizzare Eddie Jordan nella nuova avventura in F1. Inutile ricordare che la Jordan nel 1990, oltre a scendere in pista con una delle vetture più belle in assoluto della storia del Circus, fece esordire anche Michael Schumacher in Belgio. Senza l’appoggio della Pepsi, Eddie Jordan non sarebbe mai riuscito a chiudere il budget necessario in quanto, a pochi mesi dalla partenza del mondiale, perse quello che doveva essere lo sponsor principale, la Kodak. La vettura doveva essere gialla. Invece divenne la bellissima 191 verde e blu in livrea 7Up, e, diavolo di un Eddie, se guardate bene, per prendersi gioco della Kodak, riuscì a strappare un contratto alla FujiFilm che aveva gli stessi colori della 7Up.
Intrecci di personalità e di sponsor. Di vetture. Sogni possibili e impossibili. Nomi e brand mondiali. A noi rimane la curiosità di come sarebbe stato poter assistere a Jermaine in gara magari con il fratello come ospite ai box.
Riccardo Turcato