Avevamo lasciato le due Subaru Outback nella piovosa Inghilterra, le ritroviamo per questo terzo appuntamento con il viaggio di H2o PLANET dall’altro lato della Manica, a Dunkerque, un luogo evoacativo che riporta alla memoria una delle battaglie più drammatiche della seconda guerra mondiale e che ne porta ancora ben visibili le ferite lungo il litorale ancora disseminato di fortificazioni in cemento armato costruite in previsione dello sbarco alleato. La loro funzione difensiva è oramai superata e oggi appaiono dipinte, istoriate, riempite di scritte per mano di anonimi writer.
Dopo aver attraversato il Belgio con una breve sosta a Bruges, i viaggiatori arrivano in Olanda, uno stato che nel corso del tempo si è trasformato strappando terra al mare. Per arrivarvi ci si imbatte in dighe, sbarramenti, idrovore, dune cavalcate da infiniti scalini da salire e scendere per arrivare alle spiagge. Probabilmente non esiste in Europa una nazione legata all’acqua tanto quanto i Paesi Bassi e lo si può notare anche nelle opere di ingegneria che tengono le acque del mare fuori, oppure le invitano ad entrare quel tanto che basta per mantenere l’equilibrio fra le terre e le acque, fra l’uomo e il mare.
L’accoglienza olandese passa anche per i tipici mulini a vento, uno dei simboli più noti del paese. Gli eredi di questa tradizione sono le moderne pale eoliche disseminate sul territorio e fondamentali per l’approvvigionamento energetico nazionale. Per motivi aereodinamici la miglior resa di queste pale la si ottiene ad altezze considerevoli, tra i 50 e i 100 metri di altezza e diventano un elemento distintivo dei paesaggi restando visibili a chilometri di distanza.
Lasciato il paese dei tulipani le due Outback fanno tappa ad Amburgo per sostituire il parabrezza scheggiato in Portogallo e per il programmato tagliando dei primi 15.000 km. La città che ospita il più importante porto tedesco è anche il luogo di un altro avvicendamento dei viaggiatori, e li lascia colpiti per la sua pulizia e modernità. Come questa, i team, di città ne hanno viste tante, hanno un volto diverso a seconda della zona in cui ci si trovi. Il centro è vivo e sicuro, la periferia può essere squallida, la zona dello stadio è sola per 6 giorni su sette. Ma le città di mare hanno un viso in più, il porto. Arrivano ad Aarhus, città danese sul mare di venerdì, sera di festa, locali pieni. Ma questo viaggio porta sempre verso l’acqua, e quindi in questo caso al porto che però appare vuoto, in pochi sbrigano le ultime faccende prima del fine settimana, così distante dall’animazione di pochi isolati più in là. Ad Amburgo il porto partecipava al weekend della sua città, ad Aarhus no. Per i viaggiatori è difficile capire il rapporto che ogni città ha con il suo quartiere sul mare, è una parte a se stante, con un movimento tutto suo. Sembra che segua le sue onde senza occuparsi degli altri volti che lo circondano.
Di tutti i confini superati dai due team la Germania ne ospita un altro sparito dalle mappe ma che a distanza di quasi trent’anni resiste nella realtà quotidiana. Glielo dimostrano Lubecca, ultima città della Germania dell’ovest e Rostock, prima città grande della ex DDR: dopo il vecchio confine tutto sembra più “opaco”, dagli edifici di stampo sovietico ai giovani, i pochi rimasti, che appaiono stanchi e già invecchiati.
Le due Outback attraversano velocemente la Polonia per raggiungere la costa lituana. Qui hanno appuntamento al Marine Research Institute dell’Università di Klaipeda per una serie di interviste a studiosi e ricercatori. Nerijus, Arunas, Diana, Minoaushs e Antanas hanno raccontato le mille attività e possibilità offerte dal centro: il monitoraggio dell’inquinamento industriale a livello marino, l’acquacoltura e le sue potenzialità, le problematiche ecologiche derivanti dall’over fishing. La Lituania si rivela dunque all’avanguardia tecnologica nell’ambito della ricerca in biologia marina.
L’ultima tappa nelle repubbliche baltiche è prevista ad Hara dove si trovano il molo e gli edifici ormai in rovina di quella che un tempo era una base sovietica per la ricerca di nuove metodologie di idro-propulsione “silenziosa” e specializzata nella demagnetizzazione di navi e sottomarini. Abbandonata dopo la fine della guerra fredda, i danni ambientali di questa struttura sono ancora visibili osservando le acque oleose che la circondano e stridono con la natura protetta del parco nazionale di Lahemaa in cui è incastonata. Le strutture un tempo presidiate dai militari sono oggi rifugio di rondini e gabbiani e paradiso artistico di giovani writer estoni.
Il percorso delle due OUTBACK prosegue ed è possibile seguirlo in tempo reale al link https://7mml.argopro.it/7mml-h2o.aspx.
Redazione MotoriNoLimits